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L’arresto di Pavel Durov dimostra il paradosso di Telegram: quali sono i confini della libertà?

La sua stessa struttura rende Telegram il luogo naturale per il mercato il legale da un lato ma anche una roccaforte per la libertà di espressione. L’app ha giocato per esempio un ruolo fondamentale nelle lotte con i regimi autoritari in Iran e in Myanmar.
A cura di Elisabetta Rosso
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La dicotomia buono-cattivo non funziona. Soprattutto se parliamo di Telegram. È vero, l'app è il posto dove si vendono passaporti falsi, droga, immagini pedopornografiche ma non è solo questo. La piattaforma infatti negli anni è diventata uno strumento essenziale per comunicare e organizzare proteste in paesi dove non c'è la libertà di espressione. Per esempio, testate censurate dai governi come il sito di notizie Tut.by in Bielorussia o dell'emittente Mizzima in Myanmar, si sono spostate su Telegram per trasmettere le notizie.

Diversi Paesi come Russia, Cina e Iran hanno cercato, con scarsi risultati, di vietare l'app, che è rimasta una roccaforte della resistenza. Ora però il suo fondatore e Ceo è stato arrestato il 24 agosto appena sceso all'aeroporto di le Bourget, Parigi. Era insieme alla fidanzata Julia Vavilova. Il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato su X che l'arresto di Pavel Durov è legato a "un'indagine giudiziaria in corso" e non è "in alcun modo una decisione politica".

Pavel Durov, ha 39 anni, è nato in Russia, e ha fondato Telegram nel 2013 con l'obiettivo di "creare un sistema di messaggistica crittografato che permettesse di comunicare liberamente dentro un paese oppressivo". Il progetto al governo russo non è piaciuto, e dopo nemmeno un anno Durov è fuggito dal Paese. Telegram ora ha più di 900 milioni di utenti in tutto il mondo, e in alcuni paesi come l'Iran e Hong Kong, l'app si è trasformata in un quartier generale virtuale per organizzare movimenti di protesta contro i regimi autoritari.

Da un lato quindi la piattaforma è un bastione per la libertà i parola, dall'altro una rampa d'accesso al dark web e a tutto il marcio che cova negli angoli di Internet. Si arriva quindi al paradosso di Telegram: tolleriamo spazi senza legge, per il bene di quei Paesi governati da leggi oppressive oppure li limitiamo, perché rendono le nostre leggi inapplicabili?

La libertà di parola su Telegram

Per esempio, Telegram è fondamentale in Bielorussia, "soprattutto dopo il blocco di agosto 2020 dei principali siti di notizie e dei problemi di accesso ad altre piattaforme di social media come VK, OK e Facebook", ha spiegato il giornalista freelance bielorusso Yauhen Merkis su Index on Censhorship. “Telegram è facile da usare, consente di leggere le notizie principali anche quando vengono applicate restrizioni sull'accesso Internet, è una buona piattaforma per condividere rapidamente foto e video e anche per gli utenti abituali: tramite i bot di Telegram potresti inviare un file alla redazione di un determinato canale Telegram direttamente da un'azione di protesta, ad esempio.”

L'app ha giocato un ruolo fondamentale nelle lotte con i regimi autoritari in Iran, Myanmar, i dissidenti russi la usano per discutere della guerra. Telegram è molto popolare anche in Ucraina, dove è diventato uno strumento fondamentale per condividere notizie sulla guerra e avvertimenti sui raid aerei. In India, sempre più persone stanno scaricando l'app considerata la crescente censura online di Narendra Modi. Per questo Edward Snowden, ex membro dell'intelligence Usa e uno più importati whistleblower della sua generazione, ha definito l'arresto di Durov: “Un assalto ai diritti umani fondamentali di parola e di associazione”.

Il mercato illegale sull'app di Durov

Come hanno sottolineato in molti dopo l'arresto di Durov, Telegram è anche un covo per la compravendita illegale, è facile trovare droghe, banconote false, passaporti contraffatti e persino armi. È anche la tana degli estremisti di destra, tra cui ISIS, Proudboys, usata per attrarre e formare nuove reclute. Il gruppo di difesa britannico Hope not Hate ha scritto nel 2021 che Telegram ospitava "i contenuti antisemiti più estremi".

Non solo. Su Telegram non ci sono nemmeno politiche esplicite contro la condivisione di video di abusi sessuali su minori in messaggi privati e infatti sull'app si trova, anche abbastanza facilmente, materiale pedopornografico. Su Fanpage.it abbiamo portato avanti inchieste sui rischi presenti sulla piattaforma. Dai canali del gruppo Wagner, usati per la propaganda pro Putin e per arruolare nuove milizie, alle chat Pro Ana dove ragazze tra i 13 e i 15 anni affette da disturbi alimentari, soprattutto anoressia e bulimia, si scambiano consigli su come dimagrire più in fretta. Ma è solo un lato della medaglia. 

Da dove nasce il paradosso di Telegram

Telegram funziona in modo diverso. L'app disabilita i backup di sistema predefiniti e fornisce a tutti gli utenti una soluzione di backup integrata incentrata sulla sicurezza sotto forma di Cloud Chat. "Gli utenti che usano Telegram possono sfuggire ai controlli per evitare di trasformarsi negli obiettivi di una sorveglianza intensificata in determinati Paesi", ha spiegato il portavoce dell'azienda.

Quindi la sua stessa natura rende Telegram il luogo naturale per attività illecite da un lato e un'arena per la libertà di espressione dall'altro. Ora non è ancora chiaro né il futuro di Durov né quello di Telegram. Come diceva il filosofo Karl Jaspers, il paradosso della libertà è che essa esiste solo entro limiti. Ma per disegnare questi limiti i governi dovranno tener conto di tutte le facce di Telegram.

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