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La truffa delle app anti-spam: promettono di bloccare i call center ma rivendono i dati degli utenti

Le associazioni degli operatori telefonici hanno denunciato le app come Hiya e Trucaller che creano database per aggirare i blocchi e migliorare le strategie del telemarketing.
A cura di Elisabetta Rosso
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Possono chiamare a qualsiasi ora, il numero spesso è sconosciuto e dall'altra parte del telefono risponde una voce meccanica che ripete come una filastrocca servizi e offerte. Da anni in Italia si cerca di arginare il telemarketing selvaggio, eppure resiste. Da un lato ci sono le norme insufficienti, dall'altro un sistema che riesce a sopravvivere grazie a pratiche aggressive. Per questo diversi utenti hanno scaricato app anti-call center, che promettono di bloccare le chiamate indesiderate in automatico grazie a database aggiornati costantemente. Non funziona proprio così.

Le associazioni degli operatori telefonici hanno infatti scoperto che molte di queste app in realtà rubano i dati degli utenti e li rivendono a terzi per studiare la strategia migliore per raggiungere l’utente senza essere fermati. L’accusa è rivolta in particolare Hiya e Trucaller, le app anti-spam più scaricate. La trappola è stata documentata in un report che sarà presentato alla Camera il 14 novembre.

La denuncia delle associazioni degli operatori

Consumerismo No Profit, insieme ad altre associazioni degli operatori telefonici, ha denunciato i rischi delle applicazioni anti-spam che sfruttano i dati degli utenti. "Come noto negli ultimi anni, a fronte dell’intensificarsi delle telefonate aggressive da parte di call center nazionali ed esteri, sono nate numerose applicazioni che bloccano in modo automatico le chiamate commerciali sui numeri degli utenti che hanno scaricato tali app". ha spiegato Consumerismo. "Ad oggi risulta che 1 cittadino su 16 a livello globale abbia scaricato uno di questi servizi anti-spam, ma non è tutto oro ciò che luccica".

Come funziona la truffa

Le società che hanno sviluppato le app anti-spam invece di bloccare le chiamate indesiderate, raccolgono i dati degli utenti che utilizzano il servizio e creano dossier per gli operatori del telemarketing al fine di migliorare il tasso di risposta.

"In sostanza tali società venderebbero a caro prezzo a soggetti privati e aziende la possibilità di chiamare il consumatore senza essere bloccati o segnalati", ha spiegato il presidente dell'associazione Luigi Gabriele. "E solo chi non aderisce a queste proposte commerciali, e non sborsa quindi denaro, verrebbe effettivamente bloccato sui telefonini degli utenti che hanno scaricato le app in questione. L’ignaro consumatore subisce oltre al danno la beffa: non solo non ottiene il blocco delle chiamate indesiderate, ma il suo numero e i suoi dati vengono venduti a terzi e utilizzati ai fini di telemarketing e ricerche di mercato".

Come mai i nostri numeri finiscono nelle liste dei call center

Gestire le chiamate che vengono fatte dai call center ai numeri privati è una materia complessa. Una volta che i nostri numeri di telefoni finiscono in questi circuiti, è difficile poi recuperarli. Magari è bastato un consenso di troppo su un sito poco conosciuto e il nostro numero di telefono è finito in questi registri. Non solo. A volte, anche per risparmiare sui costi, i call center che chiamano in Italia operano dall’estero e quindi diventa più difficile riuscire a raggiungerli per le sanzioni.

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