La storia straordinaria del bolide arrivato a Matera: “Evento rarissimo. Nel mondo ci sono solo 40 meteoriti così”
Essere un cacciatore di meteoriti non è semplice. Si combatte ogni volta contro le scarsissime probabilità di successo. “Quando abbiamo iniziato tutti dicevano che era impossibile, come cercare l’ago in un pagliaio, e invece ce l’abbiamo fatta” a dirlo è Daniele Gardiol, coordinatore nazionale della rete PRISMA (Prima Rete Italiana per la sistematica di Meteore e Atmosfera), coordinata dall’Istituto Nazionale di Astrofisica. Grazie a una rete diffusa sul territorio e 70 telecamere puntate verso il cielo sono riusciti a recuperare il meteorite atterrato il 14 febbraio a Matera.
La storia che Gardiol ci ha raccontato è fatta di e-mail improvvise che segnalano bolidi in fiamme, meteoriti con il pedigree, e una coppia di astrofili che una sera si ritrova delle strane rocce nere sul balcone di casa. “È stato provvidenziale”, ha detto Gardiol, “al mondo sono solo 40 le meteoriti che sappiamo da dove vengono”, l'ultima recuperata fa parte di una lista molto ristretta di eventi rari. (Nota prima di cominiciare l'intervista: il termine meteorite è accettato sia nella versione femminile sia maschile. D'accordo con l'intervistato, in questo articolo lo trovate in versione femminile).
Cosa sappiamo sulla meteorite?
In realtà molto poco. Sappiamo da dove arriva perché abbiamo una stima dell’orbita. Guardi per essere preciso leggo proprio dal computer i dati che abbiamo raccolto, eccola qua 14 febbraio, 17.58. Le posso già dire che stando all’orbita preliminare calcolata proviene dalla fascia esterna degli asteroidi più vicino a Giove che a Marte, sappiamo anche dove è caduto, l’abbiamo individuato grazie alla rete Prisma. E poi la tipologia la sapremo una volta fatte le analisi in laboratorio.
Quando inizieranno le analisi?
Martedì, la prima misura sarà fatta ai laboratori nazionali del Gran Sasso. Ci vogliono mesi per fare tutte le analisi, prima si devono verificare gli isotopi radioattivi cosmogenici, va fatta subito perché poi si disperdono. Poi ci saranno le analisi al microscopio per analizzare la composizione delle rocce, e poi la spettroscopia a raggi X per determinare l’abbondanza dei vari elementi. Però possiamo già dire che verosimilmente si tratta di una condrite.
Cos’è una condrite?
È una roccia che appartiene alla famiglia degli asteroidi, tra le prime rocce che si sono formate con il sistema solare.
Quindi sappiamo anche l’età della meteorite?
Eh, circa 4,5 miliardi di anni, ovviamente non è ricavato dalla misura, ma generalmente questo tipo di meteoriti ha quell’età.
Per trovarlo è partita una vera e propria caccia. Mi racconta come è andata?
Noi abbiamo questa rete di telecamere, sono più di 60 sparse in tutta Italia che sono collegate a un computer centrale. Quando vedono un bolide registrano la traiettoria, e combinando le immagini delle telecamere riusciamo a calcolare le coordinate. Fatto questo si può sia proiettare indietro, quindi capire da dove viene, sia in avanti, tenendo conto dell’atmosfera, o dei venti in quota.
Quindi voi sapevate già che sarebbe arrivata?
No, questa meteorite era troppo piccola per essere intercettata da un telescopio. È grande come un pallone da calcio. Noi l’abbiamo vista quando c’è stata la scia. Ci è arrivata una mail, con scritto “c’è un bolide brillante”. Abbiamo calcolato il punto di caduta, e chiamato il collaboratore più vicino, Carmelo Falco, che era in Sicilia.
E così è partita una caccia della meteorite.
Sì, abbiamo anche avvisato le autorità, e inviato comunicati stampa per informare la popolazione. Sia per avvisarla ma anche per capire se qualcuno aveva visto qualcosa e quindi aiutare nel ritrovamento della meteorite.
Ma infatti il frammento di meteorite è caduto sul balcone di una coppia, è stato un buon indizio?
È stato provvidenziale. Se fosse già solo caduto in un campo aperto o in una zona boscosa non so se saremmo riusciti a trovarlo, invece i proprietari combinazione erano proprio degli astrofili, quindi ci hanno messo poco a fare due più due. Hanno visto i frammenti neri sul balcone, hanno sentito la notizia, e così ci hanno contattato subito.
Cosa vi hanno detto?
Che era caduto qualcosa di strano e che poteva essere la meteorite, così ci hanno invitato a verificare se fosse effettivamente così. E avevano intuito bene, perché quelli sul loro balcone erano proprio i frammenti di una meteorite. Questo è un esempio ben riuscito di citizen science, scienza fatta con il contributo dei cittadini. Siamo partiti dalle loro informazioni e abbiamo setacciato i dintorni, in realtà stiamo ancora cercando altri frammenti, sono rocce friabili, che si rompono a contatto con il suolo.
E poi sono cadute a 300 chilometri orari.
Sì, le velocità di arrivo sono elevate, sono velocità cosmiche. Parliamo di decine di chilometri al secondo, poi vengono frenate dall'atmosfera e da un’altezza di circa 10 chilometri arrivano in caduta libera verticalmente. Quindi sulla terra noi abbiamo recuperato i frammenti del meteorite dopo la caduta.
Tra l’altro, trovare un bolide in così poco tempo è raro.
Di più, è rarissimo. Per poterlo fare bisogna averlo visto cadere, e questi così piccoli sono difficili da individuare. Poi è molto importante ritrovarli subito perché così non vengono contaminati dal suolo terrestre, diciamo che rimangono puri.
Traduciamo in numeri la rarità del fenomeno?
Certo. Sono circa 70.000 meteoriti che sono caduti sulla Terra, ma solo poco più di un migliaio sono stati visti da qualche testimone, che chiaramente non può registrare i dati come le nostre telecamere, e quindi non possiamo capire da dove arrivino. Solo di appena 40 in tutto il mondo è stata ricostruita l’orbita. Le chiamiamo meteoriti con il pedigree, perché sappiamo da dove provengono.
Ogni quanto cade una meteorite in Italia?
Allora circa uno all’anno. Noi ne vediamo di più ma sono oggetti più piccoli, bruciano a contatto con l’atmosfera, quelli che riescono ad atterrare però sono estremamente difficili da trovare, basta che finisca nel mare, o in una zona impervia, come in alta montagna, oppure in una foresta.
Avevate però già trovato un’altra meteorite.
Sì a gennaio 2020 a Cavezzo in provincia di Modena. Con lo stesso metodo abbiamo recuperato la prima meteorite italiana. Una meteorite strana, era anche quella una condrite, ma noi trovammo due frammenti molto diversi tra loro per questo fu catalogata come anomala. Alcuni parametri non tornano, non abbiamo al momento una spiegazione.
E la meteorite caduta a Matera potrebbe essere utile? Intendo anche per capire meglio la natura di quella ritrovata nel 2020.
Si, ogni meteorite aggiunge un pezzetto di conoscenza in più del nostro sistema solare. La maggior parte hanno caratteristiche già note, ma altre con le loro anomalie ci aprono nuovi dubbi e nuove domande, che potrebbero farci cambiare le teorie attuali.
Come verrà chiamata?
Innanzitutto prima dovrà essere sottoposta al Meteoritical Society, l’organo deputato a riconoscere ufficialmente le meteorite. Fatte tutte le analisi poi il regolamento vuole che prenda il nome del luogo dove è caduto. Quindi molto probabilmente sarà Matera.
E lei? Come ha vissuto questa scoperta?
La mia felicità è enorme, tutti i nostri collaboratori sono, sì, entusiasti. Io sono entrato in questo progetto quasi per caso, grazie a un collega che andava in pensione. Non avevamo fondi, ci siamo arrangiati chiedendo a colleghi e amici l'attrezzatura e all’inizio ero scoraggiato, devo essere onesto. Ci dicevano è impossibile recuperare le meteoriti, è come cercare l’ago in un pagliaio, non le troverete mai. E poi un po’ avevano ragione, a essere sincero mi stupisco anche io, però, nonostante tutto ce l’abbiamo fatta.