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Notizie sul caso di Leonardo La Russa

La storia di iConsent, l’app per il consenso sessuale fallita nel giro di pochi mesi

Nel gennaio del 2021 in Danimarca un gruppo di sviluppatori ha lanciato iConsent, un’app per il consenso sessuale. L’app ha fatto molto discutere e alla fine è stata cancellata dagli store digitali.
A cura di Valerio Berra
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“Pensavo che l’app per il consenso fosse uno scherzo”. Nel gennaio del 2021 Mikkel Flyverbom, professore di Digital Transformation alla Copenhagen Business School, aveva scelto di titolare così un suo intervento su iConsent, la prima app per accertare il consenso sessuale diffusa in Danimarca. L’intervento è stato pubblicato sul Politiken, uno dei più importanti giornali danesi. E quella è stata anche una delle ultime volte che su un giornale si è parlato di iConsent.

Nel dicembre del 2020 la Danimarca ha cambiato la sua legge sullo stupro. Come ha scritto Helle Jacobsen di Amnesty Internaltion, il 17 dicembre i parlamentari danesi hanno votato a favore di una legge che cambiava la definizione di stupro: “Hanno votato per modificare la definizione di stupro da una definizione basata solo sull'atto di forza a una in cui si sottolinea che anche il sesso senza consenso è stupro”.  Il tema del consenso sessuale è tornato di recente con il caso di stupro di cui è accusato Leonardo Apache La Russa.

Il lancio di iConsent

Appena dopo il voto del parlamento danese un gruppo di sviluppatori ha lanciato per iPhone e Android iConsent, un’app che permetteva di definire il consenso per un rapporto sessuale fra due utenti. Il meccanismo era discretamente complesso. Un utente inviava una richiesta all’altro, che quindi doveva avere installata sul suo smartphone la stessa app. Una volta dato l’assenso i due registravano un via libera condiviso che durava 24 ore e poteva essere annullato in qualsiasi momento.

Il naufragio dell’app

Stanno alle recensioni dell’epoca, l’idea dell’app era abbastanza neutra. Oltre al servizio di “verifica del consenso”, c’erano anche dei contenuti informativi legati al sesso. Il progetto però è stato criticato su più fronti. Oltre a Mikkel Flyverbom che la definisce “uno scherzo”, altri l’hanno considerata poco più di un atto di protesta e alcuni giuristi hanno fatto notare che in tribunale quella notifica in più non avrebbe avuto nessun peso.

Senza contare che il via libera al consenso per 24 ore non metterebbe al riparo da episodi di violenza. Lo ha spiegato a Wired.com nel luglio del 2021 Helena Hansen, presidente della Danish Women's Society: “Sembra che il consenso debba essere scritto per poter diventare un legalmente vincolante. Ma stiamo parlando di attività umana, non di firmare un mutuo. E non è qualcosa su cui firmi una volta; il consenso è un processo. Non lo dai una volta ed è finita. È una conversazione, fatta di controlli reciproci”.

ICONSENT | Una delle pubblicità che sponsorizzava l'app
ICONSENT | Una delle pubblicità che sponsorizzava l'app

La fine di iConsent

Nel luglio del 2021 l’app iConsent era stata scaricata 2.500 volte sugli smartphone con un sistema operativo Android. Al momento è sparita sia da App Store che da Play Store. C’è però qualche superstite. Sul Play Store si trova ancora un’app che si chiama The Consent e che sembra avere gli stessi obiettivi di iConsent. Qui ci sono anche sezioni più specifiche che definiscono per quali tipo di attività sessuali viene offerto o negato il consenso. Anche qui però le cose non sembrano essere andate benissimo: l’ultimo aggiornamento è del novembre del 2021.

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