La storia del primo videogioco horror mai prodotto: ha terrorizzato i bambini degli anni ‘80
Due occhi avanzano nel buio. Cercano disperatamente una via d’uscita da una casa infestata. È questo il concept di Haunted House, il precursore dei videogiochi survival horror. Viene pubblicato nel 1982 su Atari 2600, la prima console casalinga ad avere un successo di massa tra il pubblico. Parliamo di un’epoca in cui i videogiochi erano lontani dalle prodezze tecniche e grafiche dei prodotti odierni, ma sapevano comunque immergere nelle loro atmosfere grazie a un mix di genialità e semplicità, dettato dai limiti del tempo. Haunted House ne è una incredibile dimostrazione.
Perché Haunted House riusciva a spaventare
Il gioco si apre su una casa a più piani vista dall’alto. Non ci sono dettagli perché tutto è nero, completamente avvolto nel buio. L’unica cosa che emerge sono gli occhi bianchi dell’ignoto protagonista. Sono grandi e sbarrati. E a ben vedere: all’improvviso appaiono fantasmi, ragni e pipistrelli. Bisogna evitarli, altrimenti si perde una delle 9 vite a disposizione. Quando si viene colpiti, parte un’animazione in cui gli occhi roteano vorticosamente, come un segno di follia di lovecraftiana memoria. L’unica possibilità di fuga è trovare i tre pezzi di urna nascosti nel buio.
Ogni tanto è possibile raccogliere chiavi per aprire porte nascoste e uno scettro per allontanare i nemici. Se si vuole, si possono usare pure dei fiammiferi che illuminano appena l’area attorno al protagonista. Attenzione però che si può usare solo un oggetto alla volta. Non c’è poi alcuna colonna sonora, ma solo effetti audio a 8bit, che ricreano in modo disturbante i passi pesanti del protagonista, l’apparizione casuale dei nemici e soprattutto i loro movimenti incontrollati durante gli inseguimenti. Un sound design intelligente, che ancora oggi riesce a trasmettere un senso di angoscia e inquietudine.
È grazie a questo originale mix di visibilità ridotta, struttura labirintica, arrivo repentino dei mostri e attento sound design che Haunted House è ricordato con nostalgia e terrore dalle vecchie generazioni di gamer. “Ho 50 anni. Ricordo ancora di aver avuto molta paura giocando a questo gioco di notte, quando avevo 8 anni”, recita uno dei commenti sotto un video gameplay di Haunted House. "Questo gioco mi spaventava tantissimo da bambina!", ne recita un altro. Esempi che testimoniano bene la capacità dei videogiochi degli anni ’80 di saper coinvolgere sfruttando i limiti tecnici del tempo.
Cosa è successo dopo Haunted House
La cosa più affascinante è che Haunted House ha aperto la strada a un genere portante del panorama videoludico, ossia quello dei survival horror. Da questo primo esperimento, basato sulle poche risorse a disposizione, la suspense e le mostrosuità, si è poi sviluppata negli anni una scia che vede pietre miliari come Resident Evil, Silent Hill e Dead Space, titoli reputati oggi iconici, le cui creature e atmosfere sono entrate di peso nell'immaginario videoludico collettivo.
Non solo, sono videogiochi che sono diventati immortali grazie anche ai limiti tecnici, come la telecamera fissa dei primi Resident Evil o la nebbia del primo Silent Hill, elementi che si sono rivelati funzionali per generare suspense ma nati da esigenze puramente tecniche. Per tale ragione oggi Haunted House è considerato un classico di culto tra gli estimatori del genere. In seguito sono stati fatti dei remake del gioco sviluppato da James Andreasen, per la precisione nel 2010, nel 2014 e, infine, nel 2023.