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Le spunte di Elon Musk non funzionano, su Twitter è pieno di fake verificati (c’è anche Gesù)

Da Super Mario che twitta insulti razzisti, a LeBron James che vuole lasciare i Lakers, su Twitter i fake stanno dimostrando le falle delle nuove spunte blu.
A cura di Elisabetta Rosso
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Per 8 dollari puoi essere chi vuoi. Musk mette in vendita le spunte blu su Twitter e sul social spuntano come funghi account falsi ma “verificati”. Dal profilo di Gesù Cristo a quello di LeBron James che annunciava di voler lasciare i Lakers. E poi Super Mario fake che twitta insulti razzisti. Ora la maggior parte degli imitatori è stata rimossa, ma ci sono volute ore, e gli account falsi hanno pubblicato un po’ di tutto sotto falso nome.

Messaggi provocatori, fake news, annunci improbabili, e messaggi razzisti. I fake del lanciatore di Baseball Aroldis Chapman e del giocatore della NHL Connor McDavid hanno pubblicato annunci fuorvianti. Entrambi, come il falso LeBron James, hanno comunicato su Twitter di lasciare per sempre le loro squadre. La Valve corporation ha annunciato una nuova piattaforma per videogiochi, c'è anche il falso Donald Trump che scrive "Ecco perchè il piano di Elon Musk non funzionerà".

L’effetto a catena di profili fake è anche un’azione dimostrativa. Per esempio il collettivo hacker Anonymous ha lanciato un appello il 7 novembre: “Tutti dovrebbero cambiare il proprio nome su Twitter in Elon Musk, in modo che vengano sospesi”. E così il social è stato inondato da una valanga di profili falsi del Ceo.

Cosa c'è dietro la rivolta dei fake?

Il 1° novembre Musk ha annunciato le spunte blu a 8 dollari, un modo, secondo lui di “dare potere al popolo”. C’è un ma. La certificazione concessa a pagamento, infatti, non è uguale alla storica spunta blu. Basta cliccare sopra il segno sulla pagina dell’account per fare aprire una finestra. Dentro c’è scritto se la persona in questione ha acquistato la spunta blu oppure a “un account verificato che appartiene a qualcuno di notevole” (ovvero che ha ricevuto la spunta prima della certificazione a pagamento di Musk). La distinzione, quindi, rimane.

Twitter ha iniziato a verificare gli account nel 2009 per risolvere il caso del profilo falso del giocatore di baseball Tony La Russa. All’epoca non era difficile fingersi qualcun altro tanto che lo stesso Donald Trump quando si è unito a Twitter ha dovuto scegliere come nickname @realDonaldTrump, il più semplice @donaldtrump esisteva già, ed era una parodia del miliardario. Twitter ha quindi deciso di certificare gli utenti per aumentare i livelli di fiducia e sicurezza sul social.

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