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Omicidio Yara Gambirasio

La serie su Yara Gambirasio ha avuto un effetto: ha trasformato un meme in una teoria del complotto

Dopo la pubblicazione della serie Netflix “Il caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio” su TikTok sono esplosi i video dove si cerca di promuovere l’innocenza di Massimo Bossetti, l’unico colpevole condannato per l’omicidio di Yara Gambirasio. Una sentenza su cui, come ha ricordato Fanpage.it, è meglio non avere dubbi.
A cura di Valerio Berra
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I social si stanno riempiendo con una nuova ondata di teorie del complotto. Il 16 luglio su Netflix è uscito Il caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio. Regia di Gianluca Neri, lo stesso di SanPa: Luci e Tenebre di San Patrignano. In cinque puntata gli autori della serie hanno ripercorso tutte le indagini sulla morte di Yara Gambirasio, la ragazzina scomparsa nel novembre del 2010 a Brembate di Sopra e ritrovata morta nel febbraio 2011.

Nulla di strano. Ormai i prodotti sulla cronaca nera italiana affollano qualsiasi piattaforma. Sempre su Netflix, nel 2021, era stato pubblicato Yara, un altro film sul caso diretto da Marco Tullio Giordana. Il caso Yara però parte da un punto di vista diverso: quello della famiglia Bossetti. Nel documentario viene intervistato Massimo Bossetti, ritenuto colpevole del delitto nei tre gradi di giudizio, la moglie Marita Comi e gli avvocati della di difesa. Molto si basa sulla contestazione della prova regina del Dna.

Il passaggio da meme a teorie del complotto

Da caso di cronaca a meme, da meme a teoria del complotto. Il documentario The Antisocial Network diretto da Arthur Jones e Giorgio Angelini, lo trovate su Netflix, chiarisce bene quali sono i passaggi che trasformano un meme banale in una teoria del complotto in grado di mobilitare migliaia di persone. Negli Stati Uniti è successo con tutta la saga di QAnon, una teoria secondo cui Donald Trump avrebbe combattuto durante la sua presidenza contro un Deep State guidato da poteri occulti.

La stessa cosa è successa per Il caso Yara. Chi frequenta i social network da qualche anno sa bene che già quando Facebook non temeva rivali i meme sull’innocenza di Massimo Bossetti già erano parecchio diffusi. Pagine, gruppi e sticker. Tutto creato in un spazio a metà tra il black humor e quelle tendenze innocentiste di una piccola parte dell’opinione pubblica che abbiamo visto anche nel caso della Strage di Erba.

I video su TikTok

Innestandosi su questa base, nell’ultima settimana su TikTok si sono moltiplicati i video sul Caso Yara. Basta cercare i video collegati partendo da hashtag come #massimobossetti, #freebossetti o addirittura account dedicati come Massimo.bossetti15 che pubblicano screenshot con gallery e clip con testi di canzoni rap e le foto di Bossetti.

E ancora. Ci sono video in cui Bossetti balla animato con l’intelligenza artificiale, video in cui viene accusata Letizia Ruggeri, la pm che si è occupata del caso, o Silvia Brena, maestra di ginnastica artistica di Yara mai indagata. Tutte cose su cui, come Fanpage.it ha ricordato, è meglio non avere dubbi. I video stanno esplodendo. Una sequenza di foto di solidarietà per Bossetti è arrivata a 1,4 milioni di visualizzazioni. Un video in cui riprende la sua intervista nella serie tv in cui si difende supera le 750.000 visualizzazioni.

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