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Intelligenza artificiale (IA)

La regina di OnlyFans lancia la sua intelligenza artificiale: “Per i desideri segreti dei miei follower”

Amourath non è la prima e non sarà l’ultima. Sempre più influencer stanno lanciando versioni artificiali di sé stessi per massimizzare i profitti. La primavera dei chatbot erotici rischia di aprire un’enorme spaccatura sulle aspettative relazionali.
A cura di Elisabetta Rosso
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Kaitlyn Siragusa, meglio conosciuta come Amourath è un’influencer e modella di OnlyFans, ha deciso di creare un suo clone con l'intelligenza artificiale per dare sfogo alle fantasie "inconfessabili dei suoi follower". Non è la prima e non sarà l'ultima. I chatbot stanno trasformando il mercato dei sex worker. Tra tecnoutopismo e massimizzazione del profitto spuntano costosissimi avatar per il porno artificiale. A metà maggio l'influencer Caryn Marjorie ha lanciato un avatar di sé stessa che per 1 dollaro al minuto parla di progetti, futuro, sesso e sentimenti. Ha già accumulato 1000 partern. Ora è il turno di Amoutrath e poi lo sarà di qualcun altro. Il problema non è tanto dei creator che lo propongono, a loro conviene: non si espongono, aumentano i guadagni, e rimangono anche tutelati da avance magari strane o sgradite. Il problema è chi sceglie di pagare per ricevere più o meno le stesse risposte e domande standard che vengono inviate alla lunga lista di fan.

Viene in mente Her, il film dove Joaquin Phoenix si innamora di un’assistente virtuale, Matrix con il suo mondo artificiale che diventa una soluzione più facile per sopravvivere alla distopia, gli assistenti ginoidi di 2046, il film di Wong Kar-wai, di cui si invaghisce il protagonista. Tutti finiscono male. L'intimità artificiale è estremamente pericolosa, perché i chatbot finiscono per simulare rapporti finti. Sono comprensivi, accoglienti, accondiscendenti, in altre parole non umani. E oltre alle truffe, anche a scapito di persone reali (sono già stati creati chatbot finti che si spacciano per persone vere), la primavera dei chatbot erotici rischia di aprire un'enorme spaccatura sulle aspettative relazionali.

Il chatbot di Amourath

Amouranth ha spiegato che il suo chatbot è un modo per essere più vicina ai suoi fan. Basta entrare nella chat e pagare per dare inizio a una conversazione erotica con l'alter ego digitale. Per la creator è anche un modo di tutelare l'anonimato e quindi dare sfogo alle perversioni di cui magari ci si vergogna, sarà "un viaggio entusiasmante. La mia versione IA è stata sviluppata per soddisfare i bisogni di ogni fan, regalando loro un’esperienza unica".

Un viaggio entusiasmante, dice, ma anche piuttosto caro dato che per parlare con l'IA di Amourath il costo è di un dollaro al minuto. Propone anche un pacchetto da 36 dollari l'ora. Il prezzo è lo stesso di Caryn.AI. Il chatbot è stato realizzato dalla società di intelligenza artificiale Forever Voices, e permette ai fan di inviare registrazioni vocali e ricevere una risposta che, grazie alla tecnologia, suonerà con la voce di Amouranth. Sul sito la creator ha anche caricato un video dove mostra come funziona l'interazione. Con la sua base di follower Amourath ha un gran potenziale di guadagno. Basta guardare a Caryn.AI, che con i suoi 1,8 milioni di follower (Amourath ne ha 6,4) ha guadagnato 76mila dollari solo nella prima settimana.

Lo strano successo dell'eros artificiale

Ora, nè Amourath nè Majorine hanno inventato nulla di nuovo. In realtà, a marzo è apparsa su Reddit Cl4ud14_. Non esiste nessuna ragazza biologica, il profilo è frutto di due studenti che l’hanno creata per adescare gli uomini. Hanno spiegato di aver guadagnato circa 100 dollari dal progetto, visto che Cl4ud14_ proponeva ai suoi follower di acquistare foto in cui era nuda o in cui avrebbe assecondato richieste particolari. E questo è solo un assaggio del problema già citato. Ancor più grave sarebbe per esempio se sulla base di una persona reale (e senza consenso) venissero creati bot erotici.

Non solo. Negli ultimi mesi sono spuntati anche moltissimi account basati su uomini e donne costruiti artificialmente. Su Instagram per esempio c’è Ailice, un profilo da 10.000 follower che autodenuncia la sua natura: “AI life, real vibes”. App Store e Google Play Store sono pieni di applicazioni che offrono partner fatti di pixel con cui cominciare una chat. Per esempio IGirl, (abbiamo provato anche questa), il chatbot è freddo, risponde subito, non segue le conversazioni. Si muove solo su frasi standard, insomma non funziona. Tra gli ultimi esperimenti tentati c’è una seduta di terapia fatta con l’IA. Anche quella è stata un disastro. E dopo diversi tentativi siamo piuttosto sicuri che al momento l’intelligenza delle macchine sia appunto troppo artificiale per simulare gli umani.

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