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La plastica degli imballaggi Amazon soffoca l’ambiente: nel 2020 prodotte 270mila tonnellate

Con la pandemia di coronavirus le attività di spedizione del colosso dello shopping hanno fatto un balzo, ma con esse è aumentata la produzione di rifiuti plastici.
A cura di Lorenzo Longhitano
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La pandemia di coronavirus che ha costretto milioni di persone a ripensare le proprie abitudini quotidiane ha fatto fare un balzo portentoso al business dell'ecommerce e delle spedizioni. I risultati stratosferici raggiunti da Amazon a partire dall'anno scorso ultimi mesi lo confermano, ma da oggi il concetto lo ribadisce un record non altrettanto positivo per la salute del pianeta: secondo un allarme lanciato dall'associazione ambientalista Oceana, sembra infatti che nel 2020 le attività di spedizione del colosso dello shopping online fondato da Jeff Bezos abbiano richiesto un quantitativo mai visto di plastica per imballaggi, finita poi nelle acque di fiumi e oceani.

Rifiuti in aumento

I numeri dell'ultimo rapporto annuale di Oceana sul fenomeno della plastica usata da Amazon per gli imballaggi in molti Paesi del mondo sono preoccupanti, e riferiscono di un aumento del 29 percento nella produzione di rifiuti plastici rispetto all'anno scorso; in termini assoluti l'associazione parla di più di 270.000 tonnellate di plastica prodotti, che in molti casi non vengono smaltiti correttamente e attraverso i condotti d'acqua finiscono direttamente in fiumi e oceani. Il totale dei rifiuti palstici prodotti da Amazon che fanno questa fine — sottolinea Oceana — è l'equivalente di un intero furgone pieno scaricato negli oceani ogni singola ora.

L'origine dei dati

I dati sono il frutto di un calcolo indiretto del quale Oceana ha dato conto: si tratta di stime basate su una combinazione di informazioni commerciali, conversazioni con esperti di settore e studi scientifici sulla quantità di plastica che invade gli ecosistemi acquatici. Amazon ha già risposto citando altri studi nei quali si sottolinea che la maggior parte della plastica negli oceani proviene da rifiuti di altro tipo e derivanti da junk food e attività di pesca, ma denuncia e controdenuncia non sono necessariamente in antitesi.

Le richieste ad Amazon

La denuncia di Oceana del resto è in netto contrasto con l'immagine che Amazon sta cercando di dare di sé e con le iniziative come il Climate Pledge, che sta lanciando per ridurre il proprio impatto sulla salute del pianeta e le emissioni di gas serra nell'atmosfera. In India e in Germania del resto il problema dei rifiuti plastici viene affrontato dalla stessa Amazon tentando di ridurre l'utilizzo delle pellicole usa e getta che sono particolarmente difficili da riciclare; per questo motivo rapporto degli ambientalisti si accompagna alla richiesta che l'azienda prenda provvedimenti simili in ogni Paese e fornisca dati su quale sia il suo utilizzo di plastica e quali siano i suoi piani per ridurlo.

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