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La magia di Zelda funziona ancora, perché Tears of The Kingdom ha incantato tutta la critica

Breath of the Wild, Red Dead Redemption 2, Elden Ring: a colossi del genere open world oggi si affianca anche Tears of the Kingdom, che rappresenta il meglio di quanto la filosofia Nintendo possa offrire su Switch.
A cura di Lorena Rao
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Fare una rivoluzione dopo Breath of The Wild sembrava impossibile, eppure The Legend of Zelda: Tears of The Kingdom ce l’ha fatta. L’ultima opera di Nintendo è il tripudio del videogioco. E questo nonostante un certo scetticismo esternato da frange di utenza in seguito agli eventi di presentazione, secondo cui il gioco sembrava troppo poco innovativo rispetto al precedessore del 2017. Adesso però che Tears of the Kingdom è disponibile su Nintendo Switch, la realtà dei fatti è ben diversa, dimostrando ancora una volta la capacità di Nintendo di saper sorprendere chi gioca attraverso le sue icone, senza però intaccare la loro essenza.

Perché la critica ha acclamato The Legend of Zelda: Tears of The Kingdom

Su Metacritic, il principale aggregatore di voti del settore videoludico, Breath of the Wild ha una media pari a 97 su 100, Tears of the Kingdom 96. Per quanto sia limitante riassumere la qualità di un titolo con un numero, si tratta di un fattore interessante, perché racchiude l’accoglienza della critica (italiana ed estera), la cui opinione è pressoché unanime: The Legend of Zelda: Tears of The Kingdom è un inno alla libertà e alla capacità di lasciarsi stupire. Hyrule si colora di nuove luci e, soprattutto, di nuove possibilità. Il braccio bionico di cui Link adesso è dotato permette di sfruttare poteri attraverso i quali giocare con l’intero mondo di gioco.

Dei tronchi possono essere uniti e diventare una zattera grazie a Ultramano, così come un sasso e un bastone possono essere fusi per creare un potente martello con Compositor, un soffitto può essere superato con Ascensus e le creazioni precedenti riprodotte all’istante dall’archivio con Schematrix. Nel corso dell’avventura, che può raggiungere un quantitativo di ore non indifferente (anche oltre 100 ore), Hyrule diventa una fucina per il cervello, stimolato a trovare la giusta combinazione di poteri e risorse per vincere un combattimento, raggiungere un luogo impervio, risolvere un enigma e così via. Come riportato in più recensioni, l’unico limite è la fantasia di chi gioca, perché l’attento game design permette di attuare qualsiasi soluzione passi per la testa.

Accanto a un gameplay incredibilmente stratificato c’è poi una scrittura della trama dolce, romantica, fiabesca tipica della serie ideata da Shigeru Miyamoto nel 1986, che in Tears of the Kingdom assume toni più epici, per un’evoluzione moderna del viaggio dell’eroe videoludico. Nel suo immenso peregrinare alla ricerca della principessa Zelda, Link incontrerà numerosi popoli e personaggi secondari, ciascuno caratterizzato a modo, per un’immersione totale nel mondo del gioco, qui arricchito dall'antica cultura degli Zonau.

THE LEGEND OF ZELDA: TEARS OF THE KINGDOM | Uno scorcio del gioco
THE LEGEND OF ZELDA: TEARS OF THE KINGDOM | Uno scorcio del gioco

A giovare di tutte queste profonde accortezze è l’esplorazione tra le Isole fluttuanti e il mondo sotterraneo; tra spazi vasti e ariosi e luoghi bui e claustrofobici, tra verticalità e orizzontalità. Il risultato è un mondo vivo, da scandagliare in ogni angolo. Ne varrà sempre la pena. Già questo lo aveva insegnato sei anni prima Breath of the Wild, ma Tears of the Kingdom va oltre, ampliando in maniera stupefacente la mole di opportunità offerte dal predecessore, che dalla sua aveva in più il fattore novità quando è uscito. Non era affatto scontato.  I videogiochi capaci di rendere giustizia al genere open world sono pochi, quelli che lo ribaltano sono ancora meno. Breath of the Wild, Red Dead Redemption 2, Elden Ring: a colossi del genere oggi si affianca anche Tears of the Kingdom, che rappresenta il meglio di quanto la filosofia Nintendo possa offrire su Switch.

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