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La maggior parte dei genitori ha paura di quello che i figli fanno su internet: cosa dicono i dati

L’82% dei genitori italiani ha paura che i figli possano essere esposti a contenuti violenti, fake news o sfide online. Un timore che di solito nasce dall’esperienza degli stessi genitori che in rete sono stati coinvolti in truffe o furti di identità. Il 47% dei genitori pensa che le scuole debbano essere coinvolte nell’educazione digitale dei ragazzi.
A cura di Valerio Berra
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Lo smartphone in tasca, il pc sula scrivania e magari il tablet, sul divano o a letto prima di addormentarsi. Durante la loro giornata bambini e adolescenti sono costantemente esposti a internet. Certo, la loro possibilità di avere un dispositivo in mano cambia a seconda dell’età. Di solito si parte con un tablet per giocare o vedere YouTube e si passa poi a uno smartphone per uso personale e poi al pc quando alle medie o alle superiori bisogna usare la rete anche per i compiti.

Ma cosa pensano i genitori di questo rapporto? La ricerca Riprendiamoci l’Internet! ha mostrato quali sono i dati che sintetizzano le loro paure. L’analisi è stata lanciata dall’agenzia di comunicazione Hearts&Science di Omnicon Media Group nell’ambito del progetto Villa Futura. La ricerca è stata condotta da genitori tra i 18 e i 55 anni con figli tra i 6 e i 17 anni.

I dati sulle paure dei genitori davanti a internet

Il primo dato è anche quello più indicativo. Circa l’82% dei genitori italiani dice di essere preoccupato per la sicurezza in rete dei propri figli, una paura che riguarda soprattutto chi ha bambini più piccoli. Tra i pericoli principali la dipendenza da smartphone: circa il 60% ha paura che i loro figli passino troppo tempo attaccati al dispositivo. Oltre questo però i genitori temono anche l’esposizione a contenuti violenti, le fake news o le sfide online.

Per alcuni di questi genitori la soluzione è drastica: il 9% impedisce ai figli di accedere a internet. Le paure dei genitori nascono spesso da esperienze personali. Il 65% di loro non si sente sicuro quando naviga in rete e uno su quattro ha vissuto eventi negativi, ad esempio ha subito un furto di identità.

E ancora. Un genitore su tre ha vissuto quello che possono essere considerate patologie legate al digitale: come phubbing, cyberchondria o doomscrolling. Il phubbing è la tendenza a ignorare le persone reali in favore dello smartphone, la cyberchondria quella di cercare sintomi di malattie online in modo ossessivo e il doomscrolling lo scorrere compulsivamente le notizie negative.

La richiesta di aiuto alle scuole

L’ultimo dato del sondaggio è una richiesta di aiuto. Il 47% dei genitori pensa che le scuole debbano essere coinvolte nell’educazione digitale dei ragazzi. Su questo sono già stati avviati dei progetti, come ha spiegato Emanuele Giraldi (Managing Director di Hearts & Science):

“Siamo abitanti del mondo digitale e vogliamo preservarne l’integrità, anche per garantire alle generazioni future un accesso più consapevole alle tecnologie. L’obiettivo è quello di lanciare un manifesto programmatico condiviso con gli altri operatori del settore entro Natale, e partire con l’erogazione del corso in partnership con Università Bicocca e Patti Digitali in occasione del World Internet Day, il 17 maggio 2025″.

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