La maggior parte degli influencer che seguite non vi dice quando fa una pubblicità: la ricerca
Prima o dopo i regolamenti arrivano. A metà gennaio l’AgCom ha introdotto una serie di linee guida dedicate al mercato degli influencer. Il nuovo pacchetto di regole è pensato per i creator di grosso calibro e disciplina diversi tipi di contenuti, a partire dalla pubblicità. Al netto dei casi italiani, il tema della pubblicità dei social sembra essere un problema anche in Europa.
Secondo uno studio diffuso dalla Commissione europea, la maggior parte dei creator non comunica la presenza di contenuti pubblicitari sui suoi canali. Nello specifico, analizzando i post di 576 creator, è emerso che il 97% ha pubblicato post con contenuti commerciali. Di questi solo il 20% li ha effettivamente dichiarati al pubblico. Praticamente solo uno su cinque.
I risultati dello studio diffuso dalla Commissione Europea
Secondo l’analisi pubblicata dalla Commissione Europea c’è anche un problema che riguarda gli strumenti messi a disposizione dalle piattaforme. Il 38% non ha utilizzato le etichette messe a disposizione dalle piattaforma per identificare un contenuto come pubblicitario. Non solo. Il 78% esercitava un’attività commerciale senza essere registrato come commerciante.
Gli store online degli influencer
Tra i dati della ricerca pubblicata dalla Commissione Europa c’è anche un passaggio interessante sui siti web da cui gli stessi influenzare vendevano prodotti. Il 44% dei profili analizzati era collegato a un sito web da cui si vendevano degli articoli. Il dato può sembrare alto ma risponde perfettamente a un bisogno chiaro: monetizzare.
Su alcune piattaforme, a partire da TikTok, è difficile guadagnare direttamente dall’app sfruttando la percentuale incassata con le pubblicità che scorrono sui video. Solo per citare un caso: Cermen Fiorito, meglio nota come NewMartina, ha un profilo TikTok da 7,4 milioni i follower e 185 milioni di like: dalla piattaforma guadagna meno di 2.000 euro al mese.
Dal pubblico che si attira sui social quindi in qualche modo bisogna ricavare denaro. Nel corso di questi primi anni di creator economy abbiamo già visto qualsiasi tipo di gadget. Dal vestiario classico con magliette e felpe, passando ai giochi da tavolo, carte collezionabili e vari tipo di cibo. Giusto nei giorni scorsi il negozio temporaneo dei panini di Mirko “Cicciogamer” Alessandrini è stato preso d’assalto dai fan.