La clinica dove si curava Matteo Messina Denaro è sommersa da recensioni negative: “Venduti a un latitante”
Il review bombing è cominciato. Dopo la notizia dell’arresto di Matteo Messina Denaro la clinica La Maddalena di Palermo è stata presa di mira da una serie di commenti sarcastici, tutti pubblicati nello spazio delle recensioni di Google. Commenti spesso con una stella, che abbassano così il rating nella clinica sul motore di ricerca.
L’accusa sottesa in tutte questi commenti è che la clinica fosse a conoscenza della vera identità di Matteo Messina Denaro. L’uomo era in cura nella struttura da circa un anno, visto che si stava sottoponendo a una serie di terapie il tumore al colon. La clinica è uno dei centri più importanti per le cure oncologiche in tutto il territorio.
Matteo Messina Denaro si era presentato sotto falso nome. Come hanno dimostrato i documenti trapelati nelle ultime ore, aveva utilizzato una carta di identità falsa in cui diceva di chiamarsi Andrea Bonafede, nato a Campobello di Mazara (provincia di Trapani) il 23 ottobre del 1963. Professione: geometra. Intervistato da Agi, un medico della struttura ha commentato: “Figuriamoci se potevamo saperlo o riconoscerlo”.
I commenti sulla latitanza del boss
Ora nello spazio recensioni della clinica si legge: “La clinica è spesso frequentata da veri vip e persone che si vedono poco in giro”. O ancora: “Ottima struttura nonostante il fatto che ieri mattina giocando a guardie e ladri i ROS hanno preso troppo sul serio il gioco e hanno portato via il mio amico Andrea”. E poi: “Ho accompagnato mio zio a fare una visita nel reparto oncologico, questa mattina so andato a prelevarlo ma mi è stato detto che qualcuno già ieri in mattinata mi ha anticipato… Mio zio si chiama andrea bonafede..”.
Google non è ancora intervenuto per disattivare la pubblicazione di nuovi commenti, come a volte succede in questi casi. Al momento non sono ancora chiare le responsabilità della clinica. Tutto quello che è emerso sul tema è una dichiarazione della proprietaria della struttura, Stefania Filosto: “I carabinieri sono stati bravissimi. Non avremmo mai immaginato che un signore malandato e acciaccato in attesa di essere ammesso alla clinica potesse essere addirittura il boss cercato da trent’anni”.