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La Cina lancia un nuovo chip cerebrale per sbloccare il potenziale umano: come funziona Neucyber

Il chip è stato presentato durante una conferenza tecnologica a Pechino. Il Paese ora sta correndo per recuperare lo scarto e stare al passo con gli Stati Uniti, che già da tempo stanno investendo su interfacce neurali in grado di migliorare le capacità fisiche e mentali.
A cura di Elisabetta Rosso
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Una scimmia con gli arti legati dietro alla schiena ha preso una fragola con il pensiero. Nell'era delle Brain Computer Interface o Bci, non è poi così strano. La dimostrazione si è svolta a Pechino, la società Beijing Xinzhida Neurotechnology, sostenuta dal governo cinese, ha presentato il suo dispositivo, Neucyber, un'interfaccia neurale che vuole competere con i chip Occidentali, come Telepaty di Neuralink. Secondo William Hannas, analista capo del Center for Security and Emerging Technology (Cset) dell'Università di Georgetown, la Cina sta rapidamente recuperando terreno nel settore. "Sono fortemente motivati", ha spiegato a Wired. "Stanno facendo un lavoro davvero all'avanguardia".

La Cina è dovuta partire in rincorsa per recuperare lo scarto, e il suo interesse verso le Bci pensate per applicazioni non mediche sta sollevando nuove preoccupazioni. Le brain-computer interface (BCI), sono interfacce cervello-computer che permettono una comunicazione tra l’attività cerebrale e un qualsiasi altro device esterno. Possono servire per esempio ad aiutare persone paralizzate a muovere con il pensiero un arto robotico. Ma non solo.

Infatti nelle linee guida etiche pubblicate dal Partito comunista cinese a febbraio 2024, sono incluse anche Bci per "soggetti sani". L'obiettivo è potenziare l'essere umano a livello cognitivo. "La Cina non è affatto timida al riguardo", ha spiegato Hannas.

Scopi non terapeutici per le tecnologie Bci come la modulazione dell'attenzione, la regolazione del sonno e della memoria e l'uso degli esoscheletri Bci dovrebbero essere oggetto di studio e sviluppo, deve essere però garantita una regolamentazione severa e stabilito il chiaro beneficio derivante dalle loro applicazioni”, si legge nelle linee guida pubblicate dalla Cina. Le Bci quindi non devono intaccare le capacità decisionali degli umani e "non interferire o offuscare l'autonomia e la consapevolezza di sé”.

Il progetto della Cina

Neucyber, è un dispositivo indossabile (a differenza di Telepaty di Neuralink che invece viene impiantato nel cervello attraverso un'operazione). È basata su elettrodi posizionati sul cuoio capelluto. L'obiettivo è migliorare l'analisi degli impulsi cerebrali sfruttando l'apprendimento automatico.

"In breve, la tecnologia cattura i sottili cambiamenti dei segnali elettrici provenienti dai neuroni e decodifica le intenzioni del cervello, per realizzare azioni di controllo del pensiero", ha spiegato Luo Minmin, direttore del Chinese Institute for Brain Research. Neucyber, è stato testato su una scimmia, e le ha permesso di controllare un braccio robotico solo con il pensiero. Secondo l'agenzia di stampa statale Xinhua la tecnologia è stata “sviluppata in modo indipendente” ed è la prima “BCI invasiva ad alta prestazioni” della Cina.

Il caso Neuralink

È dal 2016 che Neuralink lavora al suo chip Telepaty, a dicembre del 2022 sono state annunciate le prime sperimentazioni umane. Poi, il 28 gennaio 2024, Noland Arbaugh, rimasto paralizzato dalla spalla in giù dopo un incidente subacqueo, è diventato il primo paziente a ricevere il chip di Neuralink. L'operazione è andata bene, anche se in seguito sono emerse alcune complicazioni.

L’obiettivo dell'azienda è “creare un’interfaccia neuronale per il ripristino dell’autonomia di coloro che oggi hanno bisogni medici insoddisfatti”. Ma non solo, come la Cina anche Neuralink vuole investire sulla creazione di una tecnologia in grado di potenziare gli esseri umani. Le persone con paralisi e condizioni debilitanti sono solo il primo passo, l'azienda vuole infatti sviluppare anche un dispositivo in grado di “sbloccare il potenziale umano” migliorandone capacità fisiche e mentali fino a raggiungere la “simbiosi con l’intelligenza artificiale”.

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