La capsula con cui torneremo sulla Luna ha affrontato il test più violento: l’esito fa ben sperare
Quattro astronauti. Sono loro che dovrebbero tornare sulla Luna per una missione che aprirà un nuovo capitolo nella storia dell’esplorazione spaziale. La missione è organizzata dalla Nasa, si chiama Artemis II e per adesso dovrebbe essere fissata al 2026. Ci sono già stati altri rimandi, non è detto che non ce ne siano ancora degli altri. La Nasa ha da poco completato una campagna di test lunga 11 mesi su Orion, la capsula che dovrebbe far attirare gli astronauti sulla Luna.
La capsula Orion è sta la grande protagonista di Artemis I, la missione che si è conclusa nel dicembre del 2022 e che ha permesso alla Nasa di tracciare la rotta per il primo allunaggio mai tentato dalla nostra specie dal 1972, quando l’astronauta Eugen Andrew Cernan lasciò il suolo lunare prima di tornare sulla Terra.
Orion ha un ruolo fondamentale in tutta questa operazione: è una capsula che deve resistere a sforzi e temperature altissime. Nella missione Artemis I, tutta senza equipaggio, il suo scudo termico ha dovuto sopportare una temperatura di 2.800 gradi Celsius. In uno degli ultimi test invece ha affrontato uno scenario di emergenza molto complessa.
Il test in caso di fallimento della missione
Il test più difficile per Orion è stato affrontato al Neil Armostrong Test Facility della Nasa che si trova a Sandusky, in Ohio. Qui è stata analizzata la reazione della capsula durante un’emergenza legata al lancio, una delle fasi più delicate di tutta la sua missione.
Robert Overy, responsabile del progetto, ha dichiarato: “Questo evento rappresenterebbe il massimo stress e il carico più elevato che uno qualsiasi dei sistemi vedrebbe”. Per adesso, via libera. Il test è andato bene: “Stiamo ancora analizzando i dati, ma i risultati preliminari mostrano che il veicolo e la struttura hanno funzionato come desiderato”.