Intelligenza artificiale e palline anali: nel mondo degli scacchi è iniziata una guerra stranissima
Congiure, tradimenti, palline anali e intelligenza artificiale. E questo è solo il secondo capitolo della storia, quella che sta segnando un prima e un dopo nel mondo degli scacchi. Il campione mondiale Magnus Carlsen e il giovane prodigio Hans Niemann di nuovo contro. Questa volta per la Julius Baer Generation Cup. Il cavallo nero del campione del mondo va in F6. È l’unica mossa della sua partita, poi si ritira. Di nuovo.
Dove nasce la rivalità tra Carles e Niemann
Tutto inizia con Carlsen che abbandona la scacchiera della Sinquefield Cup di St. Louis il 4 settembre. Non era mai successo. Poi pubblica un video di Mourinho su Twitter: “Se parlo sono guai grossi”, dice l'allenatore, e il campione lascia intendere che dietro alla partita abbandonata ci sia del marcio. Il mondo degli scacchi si schiera, da una parte e dall’altra. Poi Niemann confessa: anni fa su chess.com ha barato, ma solo per scalare le classifiche e poter giocare contro i più forti. Ma non c’è nessun trucco dietro la vittoria contro Carlsen, dice.
Inizia una caccia alle streghe. Si cerca di capire in ogni modo come Niemann abbia potuto barare durante l’incontro. Dai dispositivi di vibrazione nelle suole delle scarpe connesso a un motore di scacchi digitale, alle palline anali che trasmetterebbero suggerimenti attraverso codice morse. Anche Elon Musk ha voluto esprimersi sul caso citando su Twitter il filosofo tedesco Arthur Schopenhauer : “Il talento colpisce un bersaglio che nessun altro può colpire, il genio colpisce un bersaglio che nessun altro può vedere (perché è nel tuo sedere)". Tutti questi rumors derivano però da una verità scomoda. Barare, dal vivo, durante una partita di scacchi, è praticamente impossibile.
Il secondo abbandono di Carlsen
Sedici giorni dopo Carlsen e Niemann sono di nuovo uno contro l’altro. Questa volta connessi sulla piattaforma di scacchi virtuale Chess24 per giocarsi le prime fasi della Julius Baer Generation Cup. Carlesn muove solo il suo cavallo nero e poi abbandona la scacchiera spegnendo la telecamera. Il presentatore, Peter Leko, esclama "Cosa, tutto qui?", la sua collega Tania Sachdev dice “Sì, se ne è andato”. Niemann rimane solo, con due pedoni bianchi in apertura e lo sfondo lilla di Microsoft team al posto del Gran maestro. Un colpo di scena che sa di già visto, ma vuole rimarcare un messaggio chiarissimo. Per il campione del mondo, Niemann bara. E quindi non vuole giocarci contro. Carlsen è davvero convinto di questa teoria o è solo un pessimo perdente? Non si capisce, anche perché ha scelto di non lanciare accuse formali contro Niemann. Per ora solo grandi gesti.
Cosa c'entra l'intelligenza artificiale?
Tutti si sono impegnati moltissimo per spiegare come fosse possibile che un diciannovenne entrato qualche mese fa nel primi 100 del ranking mondiale fosse riuscito a battere il campione del mondo dal 2013. Tra tutte le stravaganti opzioni ce ne è anche una semplicissima. Oggi, i nuovi giocatori sono cresciuti allenandosi con l’intelligenza artificiale. E questo cambia tutto.
Gli scacchi, alla fine, sono un gioco umano con una logica disumana, che deve sempre andare oltre. Kubrick, più di cinuant'anni fa, in 2001 Odissea nello spazio, quando immagianva lunghissime e sfibramnti partite tra umani e macchine, aveva già intuito tutto. Nel 1997 Deep Blue, un supercomputer da 1300 chili, sconfisse il campione del mondo Garry Kasparov. Poi è il turno di Kramnik, nel 2006 perde, anche lui, e viene sancita la netta superiorità dei programmi di scacchi contro gli umani. AlphaZero, il nuovo algoritmo di Alphabet, nel 2017 supera il miglior motore di scacchi esistente in quattro ore. E ci riesce grazie a un approccio dell'intelligenza artificiale che imita il cervello umano.
“La qualità dei giocatori di scacchi giovani e moderni è diventata un po' più alta", ha detto Kenneth W. Regan, professore di informatica teorica dell’University at Buffalo . "Con la preparazione computerizzata dell'apertura, potrebbe essere, come ha scritto Lewis Carroll in Alice nel paese delle meraviglie, di dover correre più veloce solo per rimanere nello stesso posto”. Quello che suggerisce Regan è che i motori scacchistici abbiano ridefinito la creatività nel gioco, permettendo ai più giovani di interiorizzare meccanismi propri dell’intelligenza artificiale, capace di battere anche i campioni del mondo.