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Ingegnere Tesla attaccato da un robot: “Ha affondato gli artigli e lasciato una scia di sangue”

L’incidente del 2021 è venuto alla luce attraverso un record di infortuni depositato alle autorità di regolamentazione. Le nuove macchine richiederanno più misure protettive per limitare gli incidenti sul posto di lavoro.
A cura di Elisabetta Rosso
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È il 2021, siamo a Austin, in Texas, un ingegnere informatico di Tesla sta programmando un software per controllare l'assemblaggio delle auto, quando un robot lo immobilizza e affonda gli artigli di metallo nel suo braccio. I colleghi riescono a spegnere la macchina, l'ingegnere si libera lasciandosi dietro "una scia di sangue", si legge nel rapporto sugli infortuni presentato alla contea di Travis. Non è la prima volta, l’8 novembre 2023 in Corea del Sud un operaio è stato scambiato per una scatola di peperoni e schiacciato da un braccio robotico. Nel 1981, un dipendente della Kawasaki Heavy Industries, Kenji Urada è morto per aver ostacolato il percorso di un robot malfunzionante, e cannone robotico antiaereo aveva ucciso per sbaglio nove soldati sudafricani nel 2007. L'incidente del 2021 è venuto alla luce attraverso un record di infortuni depositato alle autorità di regolamentazione. Secondo la testata The Information, quasi un lavoratore su 21 presso la fabbrica Tesla Giga in Texas è rimasto ferito sul posto di lavoro nel 2022.

I robot di prossima generazione collaboreranno con gli esseri umani e viaggeranno liberamente nelle fabbriche e nelle aziende (in parte sta già succedendo). Come aveva spiegato Kent Massey, direttore dei programmi avanzati di HDT Robotics, al New York Times: “Affinché i robot possano lavorare in modo più produttivo, devono uscire dalle loro gabbie ed essere in grado di lavorare a fianco delle persone. Per raggiungere questo obiettivo in sicurezza, i robot devono diventare più simili alle persone. Devono avere occhi e senso del tatto, oltre all'intelligenza per usare quei sensi”. Di conseguenza, le nuove macchine richiederanno più misure protettive. Perché come la storia insegna, la sicurezza non progredisce con l'innovazione. E i robot che feriscono o uccidono i dipendenti sul posto di lavoro ne sono la dimostrazione.

Il caso del dipendente di Tesla

A raccontare l'incidente sono stati due colleghi. I testimoni hanno spiegato che la macchina, progettata per afferrare e spostare parti di automobili in alluminio appena fuso, ha bloccato l'ingegnere informatico e poi ha affondato i suoi artigli nel braccio. Poi un collega è riuscito a premere il pulsante di arresto per le emergenze fermando il robot. L'uomo è caduto scivolando per terra. L'incidente ha causato una "lacerazione, taglio o ferita aperta" alla mano sinistra, si legge nel rapporto.

Hannah Alexander avvocato dell'organizzazione no-profit Workers Defense Project ha spiegato alla testata DailyMail che il numero di infortuni è sottostimato. "Il mio consiglio sarebbe di leggere quel rapporto con le pinze", ha aggiunto. "Abbiamo avuto diversi lavoratori che sono rimasti feriti, e un lavoratore che è morto, molti casi non sono presenti in questi rapporti che Tesla dovrebbe compilare accuratamente e presentare alla contea per ottenere incentivi fiscali".

Il problema dell'intelligenza artificiale

L'integrazione dell‘intelligenza artificiale nei robot non può che peggiorare lo scenario attuale. Anche perché la pericolosità delle macchine non è inversamente proporzionale alla loro "intelligenza". Basti pensare alle auto a guida autonoma, ai cani robot, o ai sistemi biometrici. Il pilota automatico di Tesla ha causato oltre 40 decessi. Spesso le auto hanno avuto problemi con i sistemi di frenata o hanno interpretato male i segnali stradali.

Il riconoscimento biometrico invece commette ancora moltissimi errori. Se non sei un uomo bianco occidentale rischi di non essere riconosciuto correttamente dagli algoritmi e in alcuni casi anche essere arrestato ingiustamente. E se dobbiamo immaginare le fabbriche del futuro, con robot alimentanti dall’intelligenza artificiale, ci sarà ancora più bisogno di una regolamentazione che renda l’innovazione sicura.

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