In fuga da Twitter, dove si stanno spostando gli utenti che non sopportano Musk
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Siamo di fronte al The Elon Effect. Può il nuovo re di Twitter generare una migrazione di massa su Mastodon? Sembra difficile ma qualche movimento è già stato registrato. Il numero di account sul social del Fediverso sta crescendo, sempre di più. Chissà se Musk quando ha postato il tweet inaugurale “l’uccello è stato liberato” immaginava anche la possibilità di volare lontano da lui. Mastodon è un sito decentralizzato open source che si presenta come un'alternativa democratica e libera, e qui negli ultimi giorni i nuovi account sono spuntati come funghi. Secondo il Ceo Eugen Rochko, tra il 20 e il 27 ottobre si sono iscritte 18.000 persone. Al 28 ottobre la piattaforma ha raggiunto i 381.113 utenti attivi. Tanti hanno utilizzato l’hashtag #TwitterMigration. Per ora Mastodon assomiglia a un piano B, in attesa dei cambiamenti radicali sul Twitter di Musk.
Cos’è Mastodon?
Mastodon è un luogo digitale decentralizzato dove i dati sono in mano agli utenti, il feed segue l’ordine cronologico, non ci sono suggerimenti promozionali, non segue una logica di profitto, e ognuno può scegliere le regole di moderazione che preferisce. Esiste da quasi sei anni, eppure i riflettori si sono accesi solo dopo l’acquisto di Musk. Si trova nel Fediverso (un universo digitale federato), dove ogni utente può creare il suo server.
Non essendo centralizzato, a differenza di Twitter, ogni server operativo ha il proprio codice di condotta. Ognuno quindi è libero di scegliere l’istanza (spazio virtuale) che preferisce, con le regole che sente più vicine alla propria sensibilità, e qui tocchiamo il nodo cruciale della questione. La futura moderazione di Twitter.
Perché gli utenti stanno cercando un nuovo social?
L’acquisizione di Twitter è stata fatta in nome della rivoluzione. Elon Musk vuole liberalizzare tutto. Entra nel quartier generale con un lavandino, licenzia i dirigenti, non solo, li fa anche scortare verso l’uscita e poi scrive “the bird is freed”. Dietro allo spettacolo però c’è anche la sostanza. Innanzitutto Twitter non sarà più quotata in borsa, diventerà a tutti gli effetti una società privata, e avrà meno obblighi di trasparenza, come spiega il New York Times. Poi Musk si è proclamato un assolutista della liberà di espressione, e quindi la moderazione sarà più blanda, con la possibilità che sul social tornino anche vecchie conoscenze, come Donald Trump. Il rischio è che diventi un ambiente digitale autocratico dove vengono esasperate le dinamiche da feudo, la disinformazione e il linguaggio violento.
I primi segnali della deriva di Twitter
Non sono solo speculazioni. Musk ha comprato Twitter e il 29 ottobre sul social è aumentato di cinque volte il ricorso di insulti razzisti, misogini e omofobi. Anche per testare la fine della censura liberal su Twitter. "Posso esprimere liberamente quanto odio i n—–s … ora, grazie elon", ha riferito The Post.
Il Network Contagion Research Institute, un gruppo di ricerca che analizza i contenuti dei social media per prevedere le minacce emergenti, ha affermato che le offese razziste su Twitter sono aumentate di quasi il 500% nelle 12 ore immediatamente successive alla conclusione dell'accordo di Musk.
Anche per questo molti si sono creati in fretta e furia un account Mastodon. Nelle bio di alcuni profili Twitter è già stato segnalato il profilo sul Fediverso. È un social che ancora ha delle falle, soprattutto perché risulta meno immediato da usare e la decentralizzazione potrebbe risultare dispersiva ma che potrebbe diventare la Terra Promessa per chi vuole allontanarsi da Twitter. Per ora l’unica vera revisione messa in atto sono le spunte blu a pagamento. Ma potrebbe esserci altro. E c’è chi si prepara.