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In Cina è stato trovato un modo per evitare la censura social sulla repressione di piazza Tiananmen

Paperelle, giochi di parole e date impossibili. Gli utenti dei social cinesi hanno trovato un modo per parlare della repressione di piazza Tiananmen che sfrutta i buchi della censura di Stato. A volte per far passare un messaggio basta aggiustare qualche pixel.
A cura di Lucrezia Goldin
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“In questo posto, nel 1989, non è successo niente”.  Recitava così l’imponente targa commemorativa in piazza Tiananmen in un celebre episodio dei Simpson che vede la famiglia americana più popolare del piccolo schermo impegnata in un viaggio nella Cina degli anni 2000. Una critica al revisionismo storico del governo cinese attorno ai fatti del 4 giugno 1989, quando l’Esercito Popolare di Liberazione ha represso con violenza le proteste di studenti e lavoratori nella piazza principale di Pechino, che ricorda quanto ancora oggi, 35 anni dopo, il tema sia tra i più censurati dal Partito comunista.

Lo stesso episodio della serie animata Usa è stato rimosso lo scorso anno dalla piattaforma di streaming Disney+ a Hong Kong, mentre sul web cinese da anni censori e utenti si rincorrono nel tentare gli uni di oscurare quello che Pechino chiama semplicemente un “incidente” o una “legittima reazione a una ribellione” e gli altri di continuare a preservarne la memoria sfuggendo al controllo online.

La resistenza digitale di piazza Tiananmen

Sui social cinesi oggi non è il 4 giugno, ma il 35 maggio. È questo uno dei modi escogitati per sottrarsi al sempre più capillare controllo online e ricordare i fatti dell’89. Gli utenti social della Repubblica popolare, infatti, lungi dall’essere passivi fruitori della sfera digitale e grazie anche alla complicità data dalla flessibilità fonetica della lingua cinese, hanno nel tempo trovato metodi creativi per aggirare la censura che vanno dall’utilizzare sinonimi, riferimenti grafici o giri di parole per commemorare gli eventi di piazza Tiananmen.

L’autorità garante della sfera digitale in Cina, la Cybersecurity Administration of China (Cac), ha quindi dovuto fare i conti con il continuo aggiornamento del linguaggio online, allungando di anno in anno la lista delle parole chiave da oscurare e intensificando il controllo sui contenuti web in prossimità dell’anniversario della strage. Tra le misure implementate quest’anno poi, a partire da inizio maggio sui principali social è stata temporaneamente sospesa la possibilità di cambiare nome utente. “Davvero l’avranno fatto per quel motivo lì?” hanno commentato in molti sulla piattaforma di microblogging Weibo. “Problemi di manutenzione”, è stata la risposta delle piattaforme.

LUCREZIA GOLDIN | Un frame dal video di Li Jiaqi
LUCREZIA GOLDIN | Un frame dal video di Li Jiaqi

I metodi per evitare la censura

Oltre al 35 maggio, che indica il 31 maggio più 4 giorni di giugno, anche i numeri 64 (giugno, 4) e 89 non sono ammessi nelle conversazioni online. Lo stesso vale per l’emoji della candela, utilizzata in passato dagli utenti per simboleggiare una veglia commemorativa. È vietato anche menzionare i “diari di Li Peng”, il politico conosciuto come “il macellaio di Tiananmen” per avere imposto la legge marziale che ha portato all’intervento dell’Esercito e alla morte di almeno 200 persone. Tra le diciture più complesse da rintracciare per i sistemi di censura ci sono poi le due date “8qb4” (89.6.4) e “VIIV” (6.4), espressioni ante litteram di quello che oggi è conosciuto come Algospeak. Soluzioni simili le abbiamo viste anche su Instagram con gli utenti che hanno cambiato il nome di Palestina e Israele per far vedere i loro contenuti.

A livello iconografico invece, gli utenti cinesi hanno più volte riprodotto il celebre tank man, la fotografia del ragazzo in piedi di fronte alla schiera di carri armati: c’è chi ha usato Photoshop per sostituire i tank con delle paperelle, chi li ha ricostruiti con i lego e chi con dei pacchetti di sigarette. Addirittura, la sensibilità delle autorità cinesi sul tema è tale per cui nel 2022 l’influencer Li Jiaqi, tra i vlogger più popolari in assoluto nel web cinese, è finito nei guai per avere mostrato durante una diretta sulla piattaforma di e-commerce Taobao una torta-gelato che somigliava vagamente a un carro armato.

LUCREZIA GOLDIN | I tank cinesi sostituiti da pacchetti di sigarette
LUCREZIA GOLDIN | I tank cinesi sostituiti da pacchetti di sigarette

Come scrivere la storia con l'intelligenza artificiale

Il botta e risposta tra utenti e governo in materia di censura, insomma, è normale amministrazione per chi popola la Rete in Cina. Ma nonostante la creatività di molti utenti, secondo diversi analisti le nuove tecnologie a disposizione del Pcc per il controllo dell’informazione online potrebbero ulteriormente mettere a repentaglio il ricordo fattuale del passato. È quella che lo studioso Zheng Wang chiama “costruzione della memoria storica collettiva ad hoc” e che vede il governo cinese selezionare strategicamente gli elementi della storia recente del Paese da ricordare perché utili per rafforzare l’orgoglio nazionale e quelli su cui glissare perché potenziali minacce per la legittimità del Partito. Tra cui, per l’appunto, il 4 giugno e le proteste precedenti alla strage di piazza Tiananmen.

Un obiettivo già supportato dai motori di ricerca dell’ecosistema digitale cinese, edulcorati nei loro risultati (cercare Tiananmen sul “Google cinese” Baidu, per esempio, porta solamente a indicazioni gli orari di apertura della piazza) e che trova un prezioso alleato nei nuovi sistemi di intelligenza artificiale generativa. Su ErnieBot, per esempio, risposta cinese a ChatGPT, come testato da Fanpage chiedere informazioni sul 4 giugno 1989 può portare alla sospensione dell’account. Che lo si chieda il 4 giugno o il 35 maggio, non fa differenza.

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