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La pugile Imane Khelif vince anche sui social: “Bullizzata e abusata, ora chiedetele scusa”

Passano i giorni, ma la polemica sull’identità sessuale di Imane Khelif fa fatica a rientrare. Dopo aver vinto sul ring l’ungherese Hamori, però, la pugile algerina può appendere al collo un’altra medaglia, quella del sostegno dei social. Così il tentativo di fare di lei un mostro si è ritorto contro i suoi stessi detrattori: Khelif è ormai un’icona per molti.
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"Sono grata al Cio che ha detto la verità. Sono molto orgogliosa di rappresentare l'Algeria e di farlo da donna". Prima i fatti, poi le parole. Per parlare Imane Khelif ha aspettato di aggiudicarsi la sua prima medaglia, quella di bronzo ottenuta di diritto battendo l'ungherese Anna Luca Hamori ai quarti di finale di boxe categoria 66 chili.

Nei giorni pretendenti, nonostante il caos mediatico che l'ha travolta, a causa delle fake news e delle illazioni messe in circolo sulla sua identità sessuale, aveva solo incassato i colpi, senza proferire parola. Tra cui quella, priva d'ogni fondamento, secondo cui Khelif sarebbe stata una donna trans. Eppure, nonostante ciò, Khelif, ha vinto, oltre che sul ring delle Olimpiadi di Parigi 2024, anche in quello, molto più sconfinato e mutevole, dei social.

A difenderla dalle accuse e discriminazioni di molti esponenti della destra (non solo, ma soprattutto, italiana) ci hanno pensato le centinaia, forse migliaia, di persone che sui propri account social si sono schierati dalla sua parte. Così il tentativo (inconsapevole o meno) di alcuni di fare dell'atleta algerina classe 1999 un mostro si è ritorto contro i suoi stessi detrattori: in poche ore Imane è diventata un simbolo per chiunque almeno una volta nella vita si sia sentito messo all'angolo perché non perfettamente conforme a un canone deciso da pochi per molti.

Dalla parte di Khelif

Nonostante siano passati ormai giorni dalla scintilla che ha fatto esplodere la polemica, ovvero la decisione dell'azzurra Angela Carini di lasciare il ring dopo nemmeno un minuto dall'inizio, oggi, 4 agosto, su X (fu Twitter) l'hashtag #ImaneKhelif è ancora il quinto in tendenza, con oltre 115 mila di post pubblicati.

"Bullizzata e mortificata da tutto il mondo crudele solo per il suo aspetto, eppure resiste", si legge in un post. Il riferimento è chiaramente al dibattito secondo cui Khelif non avrebbe dovuto partecipare alla categoria femminile per le sue caratteristiche biologiche. Dalle informazioni che abbiamo oggi, l'atleta avrebbe infatti livelli di testosterone più elevati (ma comunque nella soglia indicata dal Cio). Qui a Fanpage.it abbiamo spiegato con un endocrinologo gli effetti sulla forza fisica.

I social chiedono scuse ufficiali a chi l'ha attaccata

In realtà, nei primi giorni la polemica ha toccato punte molto più squallide: il corpo di Khelif è stato oggetto di mortificazioni e discriminazioni da esponenti politici, alcuni della destra italiana, ma non solo. Tra le personalità più note ci sono anche Elon Musk, JK Rowling e per ultimo Donald Trump. Nonostante le chiare smentite, l'ex presidente degli Stati Uniti ha addirittura rilanciato, imperterrito, la fake news sull'identità sessuale dell'atleta: "È una persona che ha fatto la transizione, un pugile uomo”.

È proprio contro loro che ora il popolo dei social punta il dito: "Elon Musk devi chiedere scusa", si legge in un post che si riferisce alle parole del ceo di Tesla, che subito dopo il match Khelif-Carini ha ricondiviso un post di un'altra utente che aveva scritto "Gli uomini non appartengono agli sport femminili" e subito dopo ha fatto lo stesso con la notizia secondo cui Trump non ammetterà "i maschi biologici" nelle competizioni sportive femminili, commentato con un chiaro "Bene", in segno di approvazione.

"Quando Imane perse alle Olimpiadi di Tokyo nessuno l'ha chiamata maschio. Ma ora che sta dominando la sua categoria, tutti si lamentano", scrive un altro utente a difesa dell'algerina.

Il video della vittoria di Khelif sul ring

Ci sono molti altri commenti come  questi, molti di più di quelli di coloro che invece continuano ad affermare che la partecipazione di Khelif nelle gare femminili non sia equa, ignorando il parere dell'unico a cui spetterebbe proferirsi su queste tematiche, il Cio, le cui regole sono state rese note prima dell'inizio dei Giochi.

"In un altro mondo questo sarebbe stato chiamato abuso", si legge un altro post. Poi la vittoria contro l'ungherese Hamori – che pure in un video TikTok l'aveva definita "un uomo" – e le lacrime liberatorie di Khelif hanno fatto il resto. In moltissimi hanno ricondiviso quelle immagini. Molti sono algerini, ma non solo: " Che icona. Una vera sportiva e ispirazione per le ragazze di tutto il mondo", scrive una ragazza, riassumendo il pensiero di molti.

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