Il videogame horror dove il mostro ti trova se fai rumore nella tua stanza: prova di A Quiet Place
Quella di A Quiet Place è un’apocalisse silenziosa. Le mostruosità che hanno invaso la Terra sono cieche ma dotate di un apparato uditivo sopraffino, tale da captare il minimo rumore. Ecco perché i sopravvissuti hanno smesso di correre, saltare, cantare, usare la loro vera voce. In quel mondo, persino aprire una porta scricchiolante può rivelarsi fatale. Un concept davvero peculiare, che A Quiet Place: The Road Ahead, videogioco ispirato all’omonima serie cinematografica di Paramounts Pictures, riesce a sfruttare appieno.
Com’è giocare nell’apocalisse di A Quiet Place: The Road Ahead
In questa nuova formula del franchise, giochiamo nei panni di Alex, una giovane donna costretta a sopravvivere nel silenzio del nuovo mondo. Per fortuna, non è sola. Al suo fianco ha un uomo che ama e un padre affettuoso. Il problema è il mondo esterno, quello in cui bisogna evitare qualsiasi suono ma che al contempo nasconde medicine e risorse fondamentali per la sopravvivenza. Alex infatti soffre di asma. Avere un attacco di iperventilazione può renderla facile preda delle creature aliene, che sono sempre in ascolto, secondo le scritte che si trovano nei ruderi di città.
In A Quiet Place: The Road Ahead, tutto si piega al gameplay per trasmetterci questo senso di ansia costante. Durante l’esplorazione, Alex deve stare attenta, sempre. Quando cammina, specie se su pozzanghere, lattine di alluminio e pezzi di vetro. Quando apre una porta. Quando stressa i suoi polmoni. Per tale ragione è bene raccogliere più inalatori possibile. Solo quando piove o in stanze isolate acusticamente è possibile riprendere un po’ di fiato. Questo, in termini di gameplay, si traduce in un approccio attento e lento, basato principalmente sulla giusta pressione della levetta sinistra.
Più il tocco è delicato, meno rumore saremo in grado di produrre camminando, aprendo condotti d’aria e così via. Una descrizione che potrebbe rimandare a un sensazione di noia e lentezza. In realtà la giocabilità funziona, non solo perché è caratterizzata da comandi fluidi e precisi, ma soprattutto perché permette un ritmo di gioco perfetto per mantenere alta la tensione nel corso dell’avventura, in particolare modo nelle prime ore.
Non è tutto, perché il gioco utilizza una feature interessante per portare il terrore direttamente in casa: il controller, nel caso del DualSense di PlayStation 5, o le cuffie attaccate ad esso nel caso di Xbox Series X|S e PC, sono in grado di intercettare i suoni esterni. In altre parole, tossire, parlare e più in generale fare rumore vicino al microfono del controller o delle cuffie ci farà scoprire dagli inquietanti nemici. Una meccanica davvero originale, disattivabile in qualsiasi momento, che porta l’immersione all’ennesima potenza.
Questa è comunque valorizzata dalla visuale in prima persona e dall’attento sound design, fatto di vetri rotti sotto i piedi, fruscio di foglie alte e molto altro. In breve, non si esplora alla leggera in A Quiet Place: The Road Ahead, specialmente quando un mostro ci è alle calcagna, in attesa del minimo suono. A far da contorno al tutto, una trama che entra subito nel vivo, a volte prevedibile, ma comunque funzionale, dato che riesce a far emergere bene i personaggi e il mondo di gioco stesso. Tra avvertimenti sui muri, lettere (alcune wall of text), disegni e altre reperti che è possibile trovare durante l’esplorazione, è facile immaginare com’era la vita prima dell’invasione.
Per concludere, A Quiet Place: The Road Ahead regala un’esperienza poco pretenzionsa ma particolare, intensa, della durata di circa 6-7 ore, dove al centro ci sono tensione e suspense. Un connubio riuscito tra l’immaginario cinematografico e il linguaggio videoludico che dimostra, tra le altre cose, la capacità di Stormind Games, uno degli studi più vivaci del panorama italiano, di saper gestire una proprietà intellettuale di un certo rilievo.