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Il vero rapporto tra Elon Musk e le droghe è più complesso di quello che state leggendo

Secondo un report del Wall Street Journal gli investitori e i dirigenti di Tesla sarebbero preoccupati per l’uso di stupefacenti di Elon Musk. Sono anni che si parla di questo tema, almeno dal 2018 quando l’imprenditore ha ammesso di usare un potente sonnifero per prendere sonno.
A cura di Valerio Berra
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Il 6 gennaio il Wall Street Journal ha pubblicato un report poi ripreso da molte testate dove si cita la preoccupazione di diversi dirigenti Tesla per l’uso di sostanze da parte di Elon Musk. Non si tratta di ingegneri appena assunti. Fra gli altri vengono citati anche manager e vecchi membri del consiglio di amministrazione. Un tema che non è affatto nuovo. Anzi. Da anni il rapporto tra Elon Musk e le sostanze è al centro di inchieste e indiscrezioni.

Questa preoccupazione avrebbe spinto alcuni di loro anche a chiedere l’aiuto di Kimbal Musk, fratello e a volte socio in affari di Elon. Da quello che si legge nella biografia scritta da Walter Isaacson il rapporto dei due, soprattutto negli ultimi anni, è diventato altalenante ma in generale i legami di Elon con la sua famiglia sono solidi. Tranne che col padre.

Cosa dice l’inchiesta del Wall Street Journal

Nell’inchiesta del Wall Street Journal la lista di droghe è lunga. Abbiamo LSD, cocaina, funghetti, ketamina ed ecstasy. Sostanze diverse, dagli effetti diversi. Alcune sono eccitanti, altre allucinogeni. In ogni caso la tesi di fondo è che l’uso di queste sostanze non sia compatibile con i ruoli operativi ricoperti da Elon Musk. Il report si concentra su Tesla ma ovviamente si può estendere anche alle altre aziende in cui l’uomo più ricco del mondo ha un ruolo operativo, a partire da SpaceX.

La risposta di Elon Musk: “Me lo aspettavo”

Al momento Elon Musk non ha replicato all’inchiesta del Wall Street Journal. Non ha risposto alle richieste di chiarimento avanzate dai giornali ma questo è un classico, appena acquistato Twitter aveva creato un impostazione che rispondeva con l’emoji della cacca alla mail dedicata alla stampa. Musk però ha fornito una prima risposta dal suo account su X.

Rilanciando un commento di un altro account, Musk ha scritto: “C’era da aspettarselo. Non si fermeranno davanti a nulla pur di distruggere X”. Tesi nota. Secondo Elon Musk il suo X può diventare una fonte di informazione orizzontale in contrasto con il sistema dei media. Idea, questa volta, non nuovissima. Le inchieste su di lui, come quella del Wall Street Journal, sarebbero motivate quindi dalla paura che hanno i vecchi media di vedersi sottrarre il lavoro dai social.

Lo stile vorace di vita di Elon Musk

Al netto delle tesi sui processi di informazione di Elon Musk, forse è meglio partire da un altro aspetto. Le abitudini quotidiane dell’uomo più ricco del mondo sono da tempo dall’attenzione del pubblico. Come potrebbe essere altrimenti? Musk non è un ricco ereditiere e non ha nemmeno fatto un passo indietro dalle sue aziende come altri colleghi. Non gira le coste del Mediterraneo come Jeff Bezos e non si occupa di progetti umanitari come Bill Gates.

Nelle sue biografie, nei documentari sulla sua storia, nei podcast, nelle interviste e negli Spaces di X viene fuori sempre il famelico tentativo di controllare e guidare tutti i processi delle sue aziende. Lo abbiamo visto per Twitter: ci sono voluti mesi prima che affidasse il ruolo di Ceo a Linda Yaccarino. Questo funziona sia per le aziende più grosse ma anche per quelle più piccole.

Un desiderio vorace, che si traduce anche nelle sue abitudini alimentari. Nelle prime pagine della biografia di Isaacson si racconta di un pranzo tra l’autore e Musk in cui l’imprenditore divora qualsiasi piatto in un paio di secondi. E ancora. Musk scola tazze di caffè americano ma vuole che gli venga servito bollente: unico modo per non finirlo in un paio di sorsate.

Il rapporto con le sostanze

Oltre agli aneddoti buffi ci sono anche le sostanze. La cronaca del suo rapporto con farmaci e droghe illegali inizia nell’estate del 2018. Dal suo profilo Twitter Elon Musk annuncia la possibilità di far diventare Tesla un’azienda privata, ritirandola dalla Borsa per 420 dollari ad azione. Sì, il riferimento è sempre al consumo d’erba. Il tweet ha scatenato gli azionisti che hanno iniziato a chiedere se Musk fosse ancora in grado di guidare l’azienda. Da qui sono iniziate una serie di uscite pubbliche che non hanno migliorato la sua posizione. Nell’agosto del 2018 esce un’intervista sul New York Times in cui racconta di essere vicino all’esaurimento e di fare uso di Ambien, potete sonnifero: “Spesso è una scelta tra non dormire o Ambien”.

Nel settembre del 2018 viene organizzata un’intervista nel podcast Joe Rogan Experience per placare gli investitori. L’idea è anche buona, ma a un certo punto Joe Rogan passa una canna a Elon Musk. Il miliardario prima si assicura che sia legale fumare marijuana in California, dove i due si trova, e poi inizia con qualche tiro. Esce l’intervista, escono le sue foto mentre fuma. Altro disastro.

Nel settembre 2023 Elon Musk dichiara che dopo questa ospitata è stato costretto per due anni a sottoporsi a test irregolari per verificare l’uso di stupefacenti. Una pratica che ha coinvolto anche alcuni dipendenti di SpaceX, l’azienda che si occupa di industria spaziale. SpaceX è legata al governo degli Stati Uniti da una serie di contratti con la Nasa. Stando alle parole di Musk tra le clausole c’è anche il divieto di usare droghe sul posto di lavoro.

Il microdosing di Elon Musk

L’inchiesta pubblicata ora dal Wall Street Journal non è la prima sull’uso di sostanze da parte di Elon Musk. Nel giugno del 2023 il quotidiano ha pubblicato un’altra inchiesta sull’uso di droga nella tra gli imprenditori della Silicon Valley, qui è emersa un’altra abitudine di Musk: il microdosing. Si tratta di una pratica secondo cui l’uso di piccolissime dosi di una sostanza ridurrebbe i rischi e favorirebbe solo benefici. Nello specifico Musk avrebbe usato ketamina per curare la depressione.

Un esempio che magari vi è capitato di prendere è la codeina: un oppiaceo contenuto in piccole dosi nello sciroppo per la tosse. Se le prendete seguendo le prescrizioni mediche placa la tosse. Se invece ne assumente grandi quantità ha effetti blandi simili a quelli di oppiacei più potenti. In pratica crea un certo annebbiamento diffuso in tutto il corpo.

Nell’ambiente trap si usa parecchio, come ammesso anche da Sfera Ebbasta in un’intervista nel gennaio 2018. Gli sciroppi alla codeina vengono mischiati con bibite zuccherate: si chiama Purple Drank. Ovviamente, l’uso delle sostanze in microdosing non è una pratica medica accettata. Gli effetti posso essere difficili da affrontare, sia per la gestione del dosaggio che per la nascita di una dipendenza.

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