Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Il vero motivo per cui Elon Musk è andato in Israele a visitare un kibbutz distrutto da Hamas

L’uomo più ricco del mondo ha incontrato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu nei territori colpiti da Hamas lo scorso 7 ottobre. Le motivazioni di questa visita vanno cercate nel lungo elenco di accuse di antisemitismo che stanno travolgendo Elon Musk. Non solo su X (fu Twitter) prolificano le tesi antisemite ma lo stesso Musk ha definito una “verità assoluta” una post contro le comunità ebraiche.
A cura di Valerio Berra
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Giacca, camicia e giubbotto antiproiettile. Elon Musk ha visitato insieme a primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu il kibbutz di Kfar Azza, uno degli obiettivi scelti da Hamas per l’attacco del 7 ottobre. Le immagini che arrivano da Israele mostrano le mura crivellate di colpi, le finestre e le porte distrutte e in tutto questo Musk che avanza sotto la pioggia mentre uomini e donne dell’esercito gli spiegano le dinamiche dell'attacco. Secondo il quotidiano The Independent una delle case visitate era quella di Abigail Edan, una bambina di quattro anni che è stata rapita il 7 ottobre da Hamas. Negli scorsi giorni Abigail è tornata dai suoi parenti, il suo nome era nell’elenco degli ostaggi scambiati con Israele in questa prima tregua dall’inizio del conflitto.

A Elon Musk sono stati anche fatti vedere dei video sul massacro che in quel giorno ha ucciso 1.200 persone. Da questo evento il governo di Israele ha deciso di iniziare la guerra che sta distruggendo la Striscia di Gaza. In agenda Musk ha anche un altro appuntamento: un incontro, non pubblico, con il presidente israeliano Issac Herzog. I due dovrebbero parlare di “antisemitismo in rete”. Elon Musk e Benjamin Netanyahu hanno avuto anche un incontro su X (fu Twitter) con una conversazione di circa 20 minuti che si può ancora trovare sui profili di entrambi.

Perché Elon Musk è andato in Israele

Sul profilo X di Elon Musk è comparso un post: “Le azioni parlano più forte delle parole”.  Non è chiaro a che parole alluda. Forse alle accuse di antisemitismo sollevate da Media Metters, l’organizzazione che ha pubblicato un report secondo cui su X le pubblicità di grandi aziende comparivano spesso accanto a post dove si sosteneva Adolf Hitler. Forse invece si riferisce alle sue stesse parole, visto che il 15 novembre ha definito una “verità assoluta” un commento pubblicato dall’account The Artist Formely Known ad Eric in cui si leggeva: “Non mi interessa dedicare nemmeno la più piccola attenzione alle comunità ebraiche occidentali. Solo ora stanno realizzando di non piacere a quelle orde di minoranze che hanno sostenuto”.

Queste parole di Elon Musk erano state condannate anche dalla Casa Bianca che aveva pubblicato una nota molto netta: “Condanniamo nei termini più forti questa ripugnante promozione dell’odio antisemita e razzista, che va contro i nostri valori fondamentali come americani”. Tra Tesla, le regolamentazioni sull’intelligenza artificiale e SpaceX, la Casa Bianca ha frequenti rapporti con Elon Musk. Difficile vedere nella visita al kibbutz di Kfar Azza solo un sincero interesse personale.

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