Il processo telematico non funziona: “Il sistema si blocca e non riconosce i magistrati”
Il 2025 doveva iniziare con la rivoluzione del processo telematico, ma non è andato tutto secondo i piani. Anzi. Dai riquadri rossi con la scritta "errore" ai sistemi bloccati che hanno costretto i tribunali a sospendere la transizione digitale. Il 1° gennaio 2025, infatti è entrato in vigore il sistema a "doppio binario" (analogico e telematico), che prevede il caricamento su App (il software realizzato dal ministero) di tutti i documenti giudiziari. C'è solo un problema, il software non funziona, il sistema non riconosce i magistrati, si blocca, e non è possibile visionare gli atti. Per questo i presidenti dei Tribunali in tutta Italia, da Milano a Napoli, hanno deciso di sospendere le nuove regole, prorogando al 31 marzo la possibilità di redigere e depositare gli atti con modalità analogiche.
I giudici hanno segnalato errori, "veri e propri blocchi e rallentamenti difficilmente compatibili con lo svolgimento ordinario dell’attività giudiziaria”, ha spiegato il presidente reggente Lorenzo Pontecorvo. Molti magistrati non sono abilitati alla firma digitale e non vengono riconosciuti dal sistema che si blocca con la dicitura in riquadro rosso di errore: sono stati aperti numerosi ticket non ancora risolti”. Non solo, "moltissimi giudici, pur accedendo ad App, non vedono i fascicoli, perché non sono stati migrati e dunque non è possibile lavorare digitalmente su di essi; oppure i fascicoli, pur risultando migrati, non sono ancora visibili nel dettaglio."
I problemi del nuovo software
App in realtà è stata lanciata a febbraio 2024 e aveva già sollevato problemi. Secondo il Consiglio Superiore della Magistratura era impensabile "anche solo ipotizzare l'utilizzo di un applicativo non soltanto pesantemente instabile, ma per di più incompleto". Non solo, "molti flussi processuali risultano inesistenti all'interno dell'applicativo", per esempio "non sono funzionanti l'intero flusso dei decreti penali, quelli della convalida di arresto e fermo, di giudizio immediato e di patteggiamento".
Il sistema non riconosce i magistrati e non è aggiornato, a Roma 159 persone tra cancellieri e assistenti giudiziari non sono stati inseriti nel software, non possono quindi utilizzarlo. L’Associazione nazionale magistrati, l'organismo di rappresentanza di giudici e pm, ha commentato il flop: "Le numerosissime segnalazioni di errori di sistema e segnali di allarme lanciati da tempo” hanno anticipato un “fallimento annunciato”.
La proroga fino al 31 marzo
Non è chiaro se saranno sufficienti tre mesi per mettere le toppe al sistema. Il presidente del tribunale di Milano, Fabio Roia ha definito l'App "non compatibile", impossibile anche "“sottoscrivere il verbale di udienza da parte del giudice”, e ha prorogato fino al 31 marzo "la possibilità di redigere e depositare, anche con modalità analogiche.” L’obbligo di usare App è “suscettibile di generare problematiche di natura informatica in grado di ripercuotersi sull’attività processuale, con un rallentamento delle risposte giudiziarie contrario anche al principio di celere definizione del procedimento penale, non essendo stato realizzato un adeguato periodo di sperimentazione”.
Anche la presidente del tribunale di Napoli, Elisabetta Garzo ha rilevato “evidenti e molteplici criticità che, di fatto, impediscono il proficuo e pieno utilizzo delle potenzialità dell’applicativo”, sospendendo la digitalizzazione obbligatoria per tre mesi. A macchia di leopardo i tribunali di tutta Italia hanno deciso di posticipare il processo di digitalizzazione, come ha spiegato il tribunale di Siracusa, "sono emerse disfunzioni che impediscono la creazione, il caricamento, lo scarico e il deposito regolare in via telematica dei documenti”.