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Il piano della Serie A per il riconoscimento facciale negli stadi è pieno di problemi: tutti i punti

I sistemi attuali sono fallibili, c’è un’altissima percentuale di volti di colore che non vengono riconosciuti, ed è abbastanza semplice ingannare i software. Il progetto rischia di violare la privacy dei cittadini senza tutelare la sicurezza.
Intervista a Nicola Bernardi
Presidente Federprivacy
A cura di Elisabetta Rosso
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È dal 2019 che Luigi De Siervo, amministratore delegato della Serie A, parla di riconoscimento facciale negli stadi. Ora, in occasione della prima edizione del “Calcio social responsability-2030”, ha annunciato che è al lavoro su un sistema per “individuare e interdire chiunque si macchierà di condotte deprecabili”. Il rischio, però, è che il progetto si trasformi in un sistema di sorveglianza di massa. "Ci sono rischi enormi, i sistemi attuali sono fallibili, e se si dà l’ok agli stadi, poi si potrà anche utilizzare il riconoscimento facciale per i concerti, i grandi eventi, le manifestazioni, in ogni luogo dove c’è un affollamento, anche nelle piazze pubbliche", ha spiegato a Fanpage.it Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy. L'obiettivo del riconoscimento facciale è osservare, elaborare, catalogare. Ma non solo, ha anche discriminato, e violato la privacy delle persone. La tecnologia biometrica commette ancora moltissimi errori, e prima di implementarla nelle infrastrutture sarà necessario testarla.

Per citare Zygmunt Bauman, sociologo e filosofo, più libertà abbiamo e più sicurezza perdiamo, più sicurezza abbiamo e più libertà perdiamo. La tecnologia sta mettendo ulteriormente alla prova questo equilibrio difficile. La proposta avanzata da De Siervo rischia non solo di violare la privacy dei cittadini, ma anche di non garantire la tutela della sicurezza e dell’ordine pubblico.

De Siervo ha detto al Corriere della Sera: “Il piano è dotare gli stadi di tutte le società iscritte alla Serie A di impianti di videosorveglianza in grado di scannerizzare all’ingresso dello stadio i volti di chi vi accede”. È una buona idea?

Allora, potrebbe anche essere una buona idea ma si devono conciliare le esigenze di sicurezza con la tutela e il rispetto della privacy dei cittadini. Ci sono due sfide da affrontare.

Quali?

Una è la conformità normativa, e poi c’è anche il gradimento da parte del pubblico. Non è detto che gli spettatori accettino di sacrificare la loro privacy.

Quali sono i rischi per la privacy dei cittadini?

Sono rischi enormi. Il progetto prevede di schedare tutti coloro che accedono allo stadio, e questa diventa una sorveglianza massiva. Si andrebbero a immagazzinare non solo le immagini di una cerchia di potenziali sospetti, o di persone pericolose, ma di tutti.

Anche dei minori. 

Ecco appunto, e questo è uno dei grossi problemi. Come dicevo prima, la sfida è doppia, oltre a rispettare la normativa a livello formale si deve anche soddisfare il livello di gradimento del pubblico. Io padre che vado allo stadio con i bambini, potrei non voler che vengano immagazzinate le loro foto, e scelgo di guardare la partita a casa. Ma non è l’unico problema.

Spiegati meglio. 

Tra le criticità sulla privacy c’è una cosa che nessuno sta dicendo. Ogni soluzione tecnologica non è mai perfetta. Per esempio indossando particolari indumenti è possibile ingannare le telecamere del riconoscimento facciale. Allora se chi va a fare una rapina in banca mette il passamontagna, allo stesso modo chi entra negli stadi ed è un malintenzionato indosserà uno di questi indumenti. Chi ha queste idee spesso non tiene conto che ci sono le scappatoie.

E poi ci sono gli algoritmi razzisti. 

I sistemi attuali sono fallibili, c’è un'altissima percentuale di volti di colore che non vengono riconosciuti, è molto pericoloso.

Dal punto di vista giuridico invece?

Allora il governo aveva fatto la moratoria con il divieto assoluto di riconoscimento facciale in tempo reale nei luoghi pubblici almeno fino al 31 dicembre 2023, poi l’ha prorogato fino al 31 dicembre 2025, e giustamente. Perché il regolamento sull’intelligenza artificiale una volta pubblicato sulla gazzetta ufficiale dell’Unione europea serviranno due anni prima che sia efficace.

Il riconoscimento facciale è uno dei punti cardine dell’AI Act. 

Sì, per l’AI Act il riconoscimento facciale entra nei rischi inaccettabili. Ci sarà solo una deroga, per il rischio di gravi reati. Attenzione però, i gravi reati non sono far esplodere un petardo o iniziare una rissa, si intende il terrorismo.

Il Garante per la protezione dei dati personali come si è comportato in casi simili?

Basta la notizia di qualche giorno fa, della multa al comune di Trento per le telecamere con il microfono incorporato. Il Garante ha detto fermiamo tutto. Ha poi aggiunto ‘teniamo conto della buona fede del comune di Trento ma questo è un trattamento illecito dei dati personali’ e l’hanno bloccato. Non saranno indulgenti con il riconoscimento facciale.

Anche perché poi il rischio è quello di un effetto domino.

E certo, se si dà l’ok agli stadi, poi si potrà anche utilizzare il riconoscimento facciale per i concerti, i grandi eventi, le manifestazioni, in ogni luogo dove c’è un affollamento, anche nelle piazze pubbliche. Poi De Siervo dice, noi rispettiamo il principio di minimizzazione perché all’uscita le immagini vengono cancellate, c’è una buona intenzione perché le immagini verrebbero conservate solo per la durata dell’evento.

Però, per esempio, basta un attacco hacker durante la partita. 

Assolutamente, ed è solo uno dei pericoli, perché anche conservare i dati per due tre ore comporta dei rischi che sono notevoli, e comunque il progetto non è risolutivo per la tutela della sicurezza e dell’ordine pubblico.

Ci sono già stadi dove viene utilizzato, per esempio il Madison Square Garden a New York. 

Negli altri Stati la privacy non viene considerata un diritto fondamentale, l'America alla fine controlla in modo penetrante i cittadini, non parliamo della Cina. Ma questo non può essere un modello per l’Unione europea.

Ma quindi, dovremo abituarci a scannerizzare il nostro volto per entrare in uno stadio oppure no?

Attualmente la direzione che è stata presa dal 2012 in poi dall’Unione europea è garantista sui diritti fondamentali come la privacy. Nella storia però ne abbiamo viste di tutti i colori. Mettere la mano sul fuoco è difficile. Per come è fatta l’Europa oggi no, non si corre il rischio, nonostante spesso guardi e segua a rimorchio gli Stati Uniti. Noi siamo molto più avanti per quanto riguarda la tutela della privacy dei cittadini.

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