221 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Il paziente zero è stato “congelato e vetrificato”: cos’è la crioconservazione dei corpi umani

L’intero processo è costato 170.000 dollari, da aggiungere i costi per l’équipe medica e il trasporto. Ma funziona davvero? Al momento la conservazione crionica è un’aspirazione fantascientifica con scarse probabilità di successo.
A cura di Elisabetta Rosso
221 CONDIVISIONI
Immagine

Philip Rhoades stava aspettando da giorni la morte del suo paziente zero. Poi, il 12 maggio, arriva la chiamata dalla famiglia che lo informa del decesso. Compra un biglietto del treno per raggiungere l'ospedale di Sydney, prima però si ferma a ritirare alcuni sacchi di ghiaccio in un negozio lungo la strada. "È da 14 anni che mi preparavo per questo momento", ha raccontato ad Abc News Rhoades, responsabile della Southern Cryonics. È il primo impianto di crionica nell'emisfero australe e promette preservare il corpo in condizioni incontaminate finché la medicina non avrà sviluppato nuove cure e prospettive di vita. A quel punto il cadavere verrà scongelato e rianimato. 

Il paziente zero è un uomo di 80 anni residente a Sydney. "La sua famiglia ci ha chiamato all'improvviso e abbiamo avuto una settimana per preparare e organizzare tutto". La Southern Cryonics, non è l'unica azienda a investire nell'industria della resurrezione. La start-up svizzera Tomorrow Biastasis ha aperto una lista di attesa e già 400 persone si sono iscritte. Al momento ci sono 377 i corpi sottoposti alla crioconservazione, 15 sono italiani.

Come funziona la crioconservazione

"È stato molto stressante, da tempo ci prepariamo, ma questa era la prima volta che testavamo nella realtà la crioconservazione di un corpo", ha spiegato Rhoades. Il corpo deve essere recuperato il prima possibile dopo la morte e imballato nel ghiaccio per portarlo a una temperatura di circa 6 gradi Celsius. "Il processo di 10 ore per preservare il paziente è partito subito dopo la morte", le procedure crioniche, infatti, possono iniziare solo dopo che i pazienti sono clinicamente e legalmente deceduti.

Al paziente poi è stato drenato il sangue e iniettata una miscela di antigelo per la conservazione degli organi, "l'abbiamo avvolto in uno speciale sacco a pelo e messo nel ghiaccio secco, in questo modo abbiamo portato il corpo a circa meno 80 gradi". La temperatura è stata poi abbassata a meno 200 gradi in una camera di raffreddamento, infine il corpo è stato immerso nell'azoto liquido a testa in giù.

Perché è così difficile resuscitare un corpo

L'intero processo è costato 170.000 dollari, da aggiungere i costi per l'équipe medica e il trasporto. Ma funziona davvero? Al momento la conservazione crionica è un'aspirazione fantascientifica con scarse probabilità di successo. Non è così semplice resuscitare corpi congelati e vetrificati. Come ha spiegato Bruce Thompson, direttore della Melbourne School of Health Science, "anche se al momento è possibile scongelare alcune cellule in una piccola provetta per farle tornare in vita, farlo con un corpo intero è qualcosa completamente diverso", la vetrificazione infatti rischia di rompere le membrane e danneggiare le connessioni neuronali.

Secondo Clive Coen, professore di neuroscienze al King's College di Londra, “il problema principale è che il cervello è un pezzo di tessuto estremamente denso. L’idea di poterlo infiltrare con una sorta di antigelo e proteggere i tessuti è ridicola”.

221 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views