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Il mistero dei walkie-talkie esplosi in Libano: c’è la marca ma erano fuori produzione da 10 anni

Dopo la seconda ondata di esplosioni che ha colpito il Libano iniziano a emergere i primi particolari sugli ordigni usati per l’attacco. Il principale sospettato resta il Mossad, secondo il New York Times molti dei dispositivi esplosi erano stati venduti da una società riconducibile ai servizi israeliani.
A cura di Valerio Berra
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Prima l’attacco con i cercapersone, poi quello con i walkie-talkie. Negli ultimi due giorni il Libano è stato travolto da una doppia serie di esplosioni. Microcariche esplosive inserite in piccoli dispositivi attivati a distanza. I dispositivi appartenevano a militanti di Hezbollah ma sono scoppiati tra la folla, nei supermercati e in strada, ferendo migliaia di persone e uccidendone decine. Ora che la polvere comincia a depositarsi iniziano a emergere nuovi particolari. Lo chiariamo anche qui: non è possibile che una dinamica del genere si replichi sui vostri smartphone.

Partiamo dai walkie-talkie, dispositivi radio per comunicazioni bidirezionali. Le prime immagini mostrano un modello di produzione giapponese. Dai frammenti rimasti si legge la marca: Icom, modello V82. Una volta contattata l’azienda ha spiegato che gli ultimi lotti di questo modello sono stati spediti nel 2014. Non solo. Anche la linea di produzione di batterie per far funzionare questa unità è stata interrotta nel 2014.

E ancora. Come riporta il Washington Post, sembra che sui dispositivi anch’esse l’adesivo olografico con cui Icon contrassegna i suoi dispositivi per evitare la contraffazione: “Non possiamo confermare se il prodotto sia stato spedito o meno dalla nostra azienda”.

La pista che lega i dispositivi esplosi a Israele

Chi ha venduto questi dispositivi a Hezbollah? La risposta a questa domanda è una delle chiavi di questo mistero. Il sospettato principale per gli attacchi resta il Mossad, il servizio segreto di Israele che si dedica alle operazioni all’estero. Al momento gli attacchi non sono stati rivendicati da nessuno ma come scrive il giornalista esperto di terrorismo Guido Olimpio difficilmente il Mossad rivendica le sue azioni.

Secondo i report pubblicati dal New York Times, il Mossad avrebbe creato almeno due società per schermare la sua identità durante le trattative con Hezbollah per la vendita di questi dispositivi. In questo modo i dispositivi compromessi, soprattutto i cerca persone, sono stati venduti a Hezbollah direttamente dall’intelligence israeliana.

Un’operazione su cui ha pesato anche il fattore psicologico legato alla fretta: i miliziani volevano cambiare il loro sistema di comunicazione per paura che gli smartphone fossero troppo facili da intercettare. Una fretta che avrebbe portato Hezbollah a non controllare le società disposte a vendere i nuovi dispositivi.

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