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Intelligenza artificiale (IA)

Il laboratorio che crea ricordi con l’intelligenza artificiale: come verranno usate le memorie sintetiche

Il progetto non vuole solo collezionare ricordi, ma anche diventare uno strumento per psicologi, assistenti sociali, e avere un impatto su malattie degenerative che colpiscono la memoria, come la demenza senile o l’Alzheimer.
A cura di Elisabetta Rosso
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Domestic Data Streamers | Ricordo creato con l'IA
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Arriverà un momento in cui ogni nostro ricordo avrà una forma fisica. Potrà esser recuperato, manipolato, rivisto. La fantascienza ha già anticipato possibili strategie per materializzare la memoria (basti pensare a"Ricordi pericolosi", l'episodio di Black Mirror dove è normale indossare un chip impiantato che registra ogni cosa). La realtà ha messo sul baco i primi progetti. Tra questi Synthetic Memories, realizzato dal centro ricerche di Barcellona Domestic Data Streamers.

"L'obiettivo del progetto è creare un archivio di memorie visive ricostruite dall'intelligenza artificiale per aiutare le generazioni future a comprendere e preservare la storia del loro passato", in altre parole il progetto crea ricostruzioni visive dei ricordi attraverso l'IA. "Abbiamo ascoltato storie di avventure infantili, case di famiglia e lunghi viaggi in treno attraverso paesaggi che non esistono più. Le abbiamo sottoposte a un'intelligenza artificiale generativa e poi le abbiamo condivise con i pazienti per chiedere il loro feedback e coinvolgerli attivamente nella rappresentazione dei loro ricordi", ha raccontato Pau Garcia, socio fondatore di Domestic Data Streamers, su The Atlantic.

Il progetto è nato nel 2013, Garcia stava collaborando con Ojala Projects, una ONG per aiutare le famiglie siriane ad Atene. Lì incontra una donna rifugiata, una nonna, "mi ha raccontato i suoi ricordi e soprattutto che avrebbe voluto preservarli", racconta Garcia. "Poi abbiamo iniziato a testare questi strumenti nelle residenze per anziani, lavorando in particolare con gli ospiti affetti da demenza e Alzheimer, per capire se la creazione di nuove connessioni con i loro primi ricordi potesse aiutare a preservare le funzioni cognitive".

Come funziona l'estrazione dei ricordi

Per prima cosa ci si siede, poi si comincia a raccontare. Dall'altra parte del tavolo ci sono due persone, un'intervistatore e un prompter. Man mano che il racconto evolve deve inserire le indicazioni nei generatori di immagini IA, come Dall-E. Si va a tentativi, magari ci si ferma e si chiede all'intervistato quale immagine è più fedele al ricordo fino a costruire una mappa visiva delle proprie memorie. Ogni sessione dura tra i 45 e i 60 minuti. 

Come spiega Garcia a volte il processo di generazione funziona al primo test, "a volte bisogna rielaborarle un po' le immagini, cambiare i vestiti, spostare oggetti particolari o trovare un materiale specifico. Ma di solito, dopo non più di 10 minuti, troviamo un'immagine che il partecipante può riconoscere."

Il risultato sono immagini che fondono diverse tecniche, acquerelli, disegni, fotografie. I volti non sono mai nitidi, anzi, è fondamentale che rimangano sfumati perché le immagini vaghe si sono dimostrate più efficaci negli esercizi di richiamo mnestico "un'immagine chiara potrebbe evidenziare incongruenze, mentre un'immagine incompleta consente alla nostra immaginazione di completarla, spesso in linea con i nostri ricordi."

Gli obiettivi di Synthetic Memories

Il progetto non vuole solo collezionare ricordi, ma anche diventare uno strumento per psicologi, assistenti sociali, e avere un impatto su malattie degenerative che colpiscono la memoria, come la demenza senile o l'Alzheimer. "I risultati preliminari indicano che questa metodologia potrebbe migliorare significativamente la Reminiscence Therapy, che utilizza vari stimoli sensoriali come musica, oggetti e, sì, immagini per migliorare le funzioni cognitive delle persone che vivono con malattie degenerative. I dati che raccogliamo offrono spunti inestimabili sugli studi sulla memoria, la cognizione e la sociologia dell'invecchiamento", ha sottolineato Gracia.

Non solo, potrebbe avere anche un valore storico e sociale, i ricordi trasformati in immagini create dall'intelligenza artificiali potrebbero diventare infatti una testimonianza per raccontare comunità emarginate, o che non hanno gli strumenti per tramandare un'eredità culturale. 

Quali sono i rischi e i problemi etici

Il progetto al di là de propostiti potrebbe però avere anche implicazioni etiche. Come spesso succede durante un'intersezione tra umanità e tecnologia bisogna capire come viene tutelata la privacy dei partecipanti e quindi i loro dati. Non solo. I software hanno (giustamente) dei blocchi per evitare la realizzazione di immagini violente, disturbanti, offensive, il rischio è che buona parte dei ricordi, per esempio quelli traumatici, tristi o di momenti difficili, vengano automaticamente esclusi per un blocco tecnico, riproducendo quindi storie a metà. 

Ci sono poi le implicazioni psicologiche e la difficoltà nel mantenere l'autenticità dei ricordi, spesso noi stessi inconsciamente li manipoliamo o perdiamo dei frammenti, un'immagine reale potrebbe avvalorare memorie false o distorte. 

"I nostri prossimi passi includono la creazione di partnership con istituzioni sanitarie e organizzazioni per la salute mentale per ampliare la portata del progetto e garantire pratiche etiche", ha speigato Garcia.  "Stiamo collaborando selettivamente con musei ed enti di ricerca in grado di aderire a standard legali ed etici come l'AI Act dell'UE e il GDPR. Ciò ci consentirà di far progredire la metodologia Synthetic Memories in modo rigoroso, mantenendo al contempo i valori umanistici"

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