Il giacimento di terre rare in Svezia può diventare un problema: “Non esiste un modo sostenibile per estrarle”
Sono l'elemento per costruire il futuro, la ragione per cui distruggeremo la Terra in nome della green economy, ma anche un’arma per esercitare pressione geopolitica, e uno dei motivi per cui l’Europa non ha mai avuto l’autarchia desiderata. Le terre rare non sono solo elementi chimici.
Ora, nel profondo nord della Lapponia svedese, oltre il Circolo polare artico, è stato scoperto “il più grande giacimento di terre rare in Europa”, come ha spiegato il gruppo minerario KLAB. Per capire meglio la portata della scoperta, abbiamo intervistato Maurizio Masi professore ordinario di Chimica Fisica Applicata del Politecnico di Milano.
Partiamo dalle basi, cosa sono le terre rare?
Le terre rare non sono affatto rare, sono state chiamate così semplicemente perché erano in piccole quantità nei minerali. In realtà sono abbastanza diffuse in tutto il mondo, però essendo a concentrazioni così basse, è difficile e costoso estrarle, quindi è un problema di localizzazione. Bisogna cercare nei posti giusti.
Come vengono utilizzate?
Auto elettriche, aerogeneratori, vengono utilizzati nel drogaggio delle lampade led, poi negli smartphone, nei condensatori dei dispositivi. Anche nella fibra ottica, o nella diagnostica medica. Insomma sono indispensabili.
Ora è stato trovato un giacimento in Svezia, cosa vuol dire per l’Europa?
Per ora nulla. Perché sia operativo ci vorrà ancora molto tempo, devono prendere prima tutti i permessi e poi fare una qualificazione migliore dei tipi di terre rare presenti. Per ora hanno trovato il minerale, bisogna capire quale terra rara contiene, perché non hanno tutte lo stesso valore, e questo potrebbe cambiare la portata della scoperta.
In che modo?
Oggi le più ambite sono il neodimio, il lantanio, il praseodimio, che sono i supermagneti, essenziali nel settore eolico, e per produrre i nuovi motori elettrici a grande potenza e basso peso, la transizione delle auto le renderà indispensabili, quindi sono più pregiate. Poi ci sono anche le terre rare che verranno utilizzate per trattare i semiconduttori, importanti sì, ma verranno utilizzate meno.
E invece l’Italia, come si sta muovendo?
Da noi non si fa nulla, l’Italia vale zero nei grafici mondiali. Che poi, per esempio, ci sarebbe anche un importante giacimento di litio nella tuscia, nella zona del viterbese. Non viene usata.
Perché?
Perché nessuno vuole una miniera lì. Ha un fortissimo impatto visivo e poi dato che per tirar fuori un chilo di terre rare devono scavare diverse tonnellate di roccia, è anche un processo che lascia il segno nell’ambiente circostante.
Ma infatti le terre rare sono al centro di un paradosso ecologico.
C’è un Tweet di Jhon Lee Pettimore, un esperto minerario che è spettacolare, dice: “Distruggeremo la terra nel nome della Green Energy”. E poi spiega con dati e numeri ogni costo ambientale legato alla transizione ecologica. Non è un’equazione facile da risolvere, facciamo un esempio, io mi sento green perché uso pannello fotovoltaico, ma quel pannello fotovoltaico è composto di terre rare che provengono da una miniera energivora, che consuma moltissima acqua, utilizza composti chimici e sfrutta manodopera sottopagata.
Ci sarebbe un modo sostenibile per estrarle?
Al momento no. Di solito l'estrazione funziona così: polverizzo lo rocce e poi le immergo in bacini con acqua e composti chimici. Ora c’è qualcuno che sta provando a utilizzare i batteri per replicare questo processo di estrazione. Ma, oltre ai tempi lunghissimi, e non compatibili con la produzione industriale, c'è un altro problema. Cosa succede se uso dei microrganismi geneticamente modificati in un ambiente aperto e non sotto controllo? Che rischio ho dal punto di vista microbiologico?
Quindi qualsiasi soluzione non è una soluzione.
Esatto. Il problema è che nel 1932, abbiamo creato i fertilizzanti con la sintesi dell’ammoniaca, abbiamo rinunciato alla rotazione agraria e quindi quadruplicato le derrate alimentari. Prima eravamo due miliardi ora siamo otto. Bisognerà controllare la natalità, e il modo migliore per farlo è istruire le donne nei Paesi in via di sviluppo.
Le terre rare sono poi anche uno strumento importante per la geopolitica.
Certo, la Cina le ha usate come una vera e propria arma strategica . Oggi non è così critica la situazione perché ci sono anche miniere in Australia, Canada, o Usa. Ma il ruolo geopolitico delle terre rare si riflette nel loro valore sul mercato. Per esempio verso il 2008 bastò semplicemente la minaccia di riaprire una miniera in California per far crollare di dieci volte il prezzo.
Proprio per questo, l’Europa che rimane fuori dai giochi potrebbe essere un problema?
Europa dipende da tutto, gli manca il fosforo, gli manca il rame, da noi non c'è materia prima, forse un po’ di carbone. Siamo un continente che deve importare materie prime, di conseguenza è utopico che l'Europa possa fare l’autarchia. Stiamo provando a utilizzare l’economia circolare, il riciclo, alla lunga potrebbe funzionare, ma ci vuole tempo.
Putin non ha attaccato l’Ucraina per le terre rare, ma potrebbero essere un buon motivo per restarci?
Beh, è il decimo Paese al mondo per il titanio, quindi per tutte le leghe leggere, il secondo per il manganese, gli acciai inossidabili. È sicuramente una terra ricca dal punto di vista minerario, ma servono le tecnologie per l’estrazione.
La miniera appena trovata in Svezia potrebbe essere un primo passo verso l’indipendenza europea?
In Svezia probabilmente verrà aperta la miniera, anche perché è un Paese più favorevole all’estrazione, e poi la densità di popolazione è bassa quindi ci sono zone dove non c’è nulla ed è più semplice quindi lavorare. Il problema è che per il processo autorizzativo e per la definizione della miniera hanno stimato tempi lunghissimi, dieci anni.
E tra dieci anni cosa potrebbe voler dire aver trovato questa miniera in Europa?
Ora non possiamo saperlo con certezza, cambierà molto quanto si riuscirà ad estrarre, e soprattutto cosa.