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Il Garante della Privacy blocca ChatGPT in Italia: “Raccoglie i dati degli utenti senza permesso”

Il software sarà stato bloccato in tutta Italia. Al momento il ban non è ancora attivo, ma potrebbe essere questione di ore. Il Garante della Privacy contesta anche che non c’è un sistema per verificare l’età degli utenti.
A cura di Valerio Berra
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“Ciao ChatGPT, lo sai che il Garante della Privacy italiano ti ha bloccato?”. Questa mattina la nostra conversazione con ChatGPT è cominciata così. La decisione è arrivata con un comunicato del Garante per la Privacy che ha deciso il blocco di ChatGPT in Italia per due motivi. Secondo le dichiarazioni del Garante, il software raccoglie dati personali senza nessuna giustificazione e non ha nessun sistema per verificare l’età degli utenti.

La decisione del Garante ha un effetto immediato: “Il Garante privacy rileva la mancanza di una informativa agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI, ma soprattutto l'assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di “addestrare” gli algoritmi sottesi al funzionamento della piattaforma”.

Chi ha sviluppato ChatGPT

Il software è stato sviluppato dalla società OpenAI che nel tempo ha visto vari finanziatori illustri, a partire da Elon Musk fino ad arrivare a Microsoft, attualmente il suo migliore alleato. Ora la società ha 20 giorni di tempo per comunicare al Garante le misure da prendere per risolvere i problemi evidenziati. Se non farà nulla rischia una sanzione fino a 20 milioni di euro o fino al 4% del fatturato globale annuo.

Cosa succede a ChatGPT in Italia

Al momento il software sembra non essere stato informato delle sue sorti. Ci risponde così: “Mi dispiace sentire che il Garante della Privacy italiano mi ha bloccato. Tuttavia, come modello di lingua, non sono in grado di interagire con il Garante della Privacy o di conoscere le decisioni specifiche che ha preso riguardo alla mia operatività in Italia. Sono qui a tua disposizione per rispondere a domande o fornire informazioni sulla mia capacità di elaborazione del linguaggio naturale, se hai bisogno di aiuto in tal senso”.

Probabilmente ci vorrà qualche ora per far diventare effettivo il blocco, esattamente come successo per l’app Replika. Il problema ora riguarda soprattutto le aziende che avevano sottoscritto un abbonamento per integrare il software nel loro lavoro. Il Garante non chiarisce all’interno del comunicato se il blocco riguarderà anche le versioni Plus o solo quella accessibile senza pagare.

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