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Il caso Famiglia, il gioco da tavolo in cui diventi un mafioso e vinci piazzando autobombe

Famiglia – The Great Mafia War è un gioco da tavolo sulle guerre di mafia in Sicilia. Una scelta che ha catturato l’attenzione della Regione Sicilia: il Presidente Renato Schifani ha ricevuto una lettera dal parlamentare Alessandro De Leo, preoccupato per la rappresentazioni della mafia all’interno del gioco.
A cura di Lorena Rao
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Alessandro De Leo, parlamentare regionale di Forza Italia, ha inviato una lettera a Renato Schifani, Presidente delle Regione Sicilia, per contrastare la diffusione di Famiglia – The Great Mafia War. Si tratta di un gioco da tavolo realizzato da Boardgame Atelier, una casa di produzione tedesca. L’ambientazione è la Sicilia degli anni ‘80: i quattro giocatori devono collaborare tra loro per sabotare le altre famiglie e ottenere il controllo dei vari mandamenti che compongono l’isola. Vince chi ha ottenuto il maggior numero di territori, o, in caso di pareggio, chi controlla Bronte, per via dell’alto valore del pistacchio. Un gioco collaborativo, in cui piazzare autobombe, accrescere il mercato della droga e fare attenzione ai pentiti.

“Questo prodotto non solo offende la dignità dei siciliani, ma svilisce anche l’impegno quotidiano di milioni di cittadini che si battono per la legalità e la giustizia nella nostra Regione” scrive De Leo nella lettera, “ancora più grave, sotto ogni punto di vista è la banalizzazione di elementi violenti come l’uso delle autobombe, ridotte a semplici strumenti di gioco”. Anche in siti di giochi da tavolo specializzati, come la Tana dei Goblin, ci sono utenti che sottolineano il proprio disappunto per il contesto mafioso. “Non mi ha attirato perché il tema scelto, cioè la Mafia degli anni 80, mi schifava troppo” scrive un utente. “In Italia guerra di Mafia significa la Strage di Capaci, gli omicidi Falcone e Borsellino e in generale la guerra Stato-Mafia con relative stragi correlate”.

Il problema dei giochi sulla mafia, era già successo con Mafia 2

Dati questi presupposti, c’è la possibilità di assistere a una polemica simile anche per il lancio di Mafia: The Old Country, videogame ambientato nella Sicilia di inizio ‘900, in arrivo sulle principali piattaforme di gioco nel 2025. Già nel 2010, la serie a cui appartiene The Old Country era stata travolta dalle critiche per la rappresentazione stereotipata in Mafia 2. In particolare, l'Order Sons of Italy in America, la più antica organizzazione italoamericana negli Stati Uniti, aveva richiesto la rimozione del gioco dal mercato perché perpetuava un'immagine degli italoamericani come mafiosi, contribuendo a rafforzare pregiudizi e luoghi comuni. Il gioco uscì regolarmente, venendo 1 milione di copie nella prima settimana di lancio.

Tornando al nuovo capitolo Mafia: The Old Country, lo studio di sviluppo americano Hangar 13 ha dichiarato di aver lavorato a stretto contatto con consulenti locali per una riproduzione della Sicilia novecentesca accurata. Resta tuttavia il rischio di cadere in rappresentazioni stereotipate, che in un certo senso romanticizzano il fenomeno mafioso. Una questione che riapre il dibattito sull’impatto culturale che i giochi hanno sulla società, oltre a dimostrare come viene percepita la mafia all’estero: un elemento di folklore.

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