Il blackout in Spagna ci ha dimostrato che senza Google Maps siamo persi

Il mega blackout che ha colpito ieri la Spagna, con ripercussioni anche sul sistema elettrico in Portogallo e in parte della Francia, è rientrato. Iniziata attorno alle 12:30 di ieri, lunedì 28 aprile, l'interruzione della fornitura elettrica ha gettato nel panico per quasi un giorno l0intera popolazione, con i supermercati presi d'assalto e i servizi di trasporto completamente fermi.
Anche se non sappiamo cosa lo abbia causato – ieri l'unico ente a provare a formulare una spiegazione è stato il Red, il Redes Energéticas Nacionais, che ha parlato di un "raro fenomeno atmosferico" – quello che abbiamo visto ieri ci dice molte cose su quanto la nostra vita dipenda ormai in modo viscerale dalla tecnologia. Anche nelle attività più semplici e banali, che ormai siamo abituati a dare per scontato, come sapere che strada prendere per spostarci in città: siamo sicuri che senza Google Maps saremmo lo stesso in grado di farlo?
"La verità è che siamo persi"
Ieri centinaia di persone, impaurite e preoccupate per quello che stava succedendo attorno a loro, hanno provato a lasciare Madrid per tornare a casa. Ma con i trasporti pubblici in tilt, gli autobus strapieni, molti di loro non hanno potuto fare altro che mettersi in cammino a piedi. Ma la distanza è stato solo l'ultimo dei problemi.
In questa fiumana di persone in fuga dalla città, un giornalista di El País, David Exposito, ha fermato tre ragazzi mentre consultavano con non poche difficoltà un'enorme cartina di Madrid, di quelle che si usavano prima che l'arrivo degli smartphone le trasformasse in reliquie di un passato diventato improvvisamente lontanissimo.
Con i cellulari ormai scarichi – ovviamente per il blackout non era possibile ricaricarli – José Morales, 27 anni, Rosa Briceño, 23 anni, e Jamila Fakir, 26 anni – hanno deciso di lasciare il negozio dove lavorano per tornare dalle loro famiglie, tutte nella periferia della capitale. "Abbiamo sempre usato Google Maps, la verità è che siamo persi", ha ammesso sconfitto José, mentre chiedeva alle colleghe di aiutato a trovare sulla mappa Legazpi, una fermata della metro di Madrid.
Dipendenti dalla tecnologia
D'altronde, non c'è da stupirsi: gli smartphone, e con essi i navigatori che si servono del GPS, sono entrati in modo capillare nella nostra quotidianità anni fa. Ormai, li usiamo per qualsiasi spostamento, anche dentro le nostre stesse città, a volte perfino per muoverci da casa all'ufficio. Cosa succederebbe però se improvvisamente – come successo ieri in Spagna – non potessimo più consultarli? Tutto diventerebbe più complicato. Per quanto apocalittica, il blackout di ieri la rende più attuale che mai. Anche perché il caos che ha generato potrebbe essere soltanto un assaggio di quelli che succederebbe se si verificasse catastrofica tempesta geomagnatica (o solare) di Classe G5, con intensità paragonabile o superiore al famigerato Evento di Carrington verificatosi il 1 settembre del 1859.
Gli effetti di Google Maps sul nostro senso di orientamento
Da tempo diversi studi hanno messo in luce i possibili rischi della dipendenza dalla tecnologia digitale per il nostro senso dell'orientamento. Ad esempio, già nel 2015 il Royal Institute of Navigation (RIN) di Londra sottolineava come sempre più persone stessero perdendo la capacità di orientarsi con i metodi tradizionali, comprese le carte geografiche.
Già allora – parliamo di dieci anni fa – il presidente, Roger McKinlay, parlava di una società “sedata dai software", esprimendo preoccupazione per le nuove generazioni: "È preoccupante che a casa o a scuola i bambini non imparino altro che premere i pulsanti di ricerca su un dispositivo per andare da qualche parte". La maggior parte delle persone – aggiungeva – non sa né leggere una mappa né utilizzare la bussola per orientarsi. Il punto – aggiungeva Peter Chapman-Andrews, direttore del RIN – non è opporsi o demonizzare la tecnologia, ma usarla in modo intelligente e, soprattutto, evitare che si sostituisca al pensiero.