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I videogiochi hanno cambiato il senso della morte: cosa c’è dopo l’ultimo Game Over

Una raccolta di storie in cui i videogiochi diventano un mezzo per accettare la morte e commemorare i propri affetti perduti, attraverso iniziative che riescono a immortalare ricordi e persone.
A cura di Lorena Rao
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Nei videogiochi non si muore mai. O quasi, se si includono i titoli con il permadeath. Di solito però quando succede, basta ricaricare la partita per ritrovarsi nello stesso punto di prima come se nulla fosse successo.  “La morte, lungi dall’essere un momento conclusivo, nel videogame è un meccanismo di apprendimento”, scrive Roberto Semprebene in "Videogame: una piccola introduzione". Un concetto che racchiude una peculiarità tutta videoludica, in questo caso riferita al game over, ma che può essere ulteriormente estesa. Il mondo dei videogiochi è infatti ricco di storie di persone defunte che però in un certo senso continuano a vivere nei mondi virtuali, portando a nuove espressioni di lutto.

Immortalità virtuali

Una clip del 2021 su Reddit mostra due utenti che si sfidano con le loro Subaru WRX STi in uno dei tracciati di Forza Horizon, un racing game. L’auto nera è controllata dal Liildank, la bianca da Itslegit650, che però è scomparso due anni prima. A giocare infatti è il suo ghost, il "fantasma" ricreato dal gioco: i racing game come Forza Horizon memorizzano e riproducono avatar e performance di chi ha superato l’ultimo record, in modo da poterlo sfidare. Questo spiega perché Liildank, in prossimità del traguardo, lascia vincere Itslegit650, così da farlo vivere ancora all’interno del gioco. “Il mio amico è venuto a mancare due anni fa, e adesso sto viaggiando per il Messico come avevamo programmato. Grazie agli sviluppatori del gioco”, riporta il post su Reddit di Liildank.

Nelle scorse settimane, sui social, si è diffusa una storia simile anch'essa con video annesso: protagonista è un utente che riesce a giocare ancora una volta a Mario Kart con il ghost del fratello minore perduto nel 2019. Anche in questo caso, l’utente in questione decide di mantenere il secondo posto e conservare il record per poter sfrecciare ancora una volta con il proprio caro.

Videogiochi come spazi della memoria

Durante la pandemia di COVID-19, Animal Crossing: New Horizons è stato uno dei videogiochi più giocati al mondo. La possibilità di interagire sotto forma di graziosi personaggi con altre persone, in isole personalizzate kawaii, si è rivelata indispensabile per un mondo costretto all’isolamento sociale. Il titolo di Nintendo Switch è diventato dunque uno spazio in cui condividere del tempo con i propri affetti quando non era possibile, in tutti i sensi. Non solo coppie, amici e fratelli riuniti: numerosi giocatori e giocatrici hanno creato cimiteri virtuali, giardini commemorativi e altari dedicati a familiari e amici scomparsi, utilizzando gli strumenti di personalizzazione del gioco. Un modo alternativo per onorare e ricordare i propri affetti in un momento storico in cui anche i funerali venivano limitati dall restrizioni sanitarie.

Il 2020 è stato l’anno anche della scomparsa di Byron "Reckful" Bernstein, uno degli streamer più popolari di Twitch e giocatore professionista di World of Warcraft. Alla notizia della sua morte, migliaia di utenti si sono radunati nelle città virtuali del videogioco per rendergli omaggio, dando origine a un evento senza precedenti, che testimonia la forza di una community. In seguito Blizzard, lo studio che sviluppa World of Warcraft, ha inserito in suo onore un NPC, un personaggio non giocabile, come tributo all’interno del gioco.

LUTTO NEI VIDEOGIOCHI | Il personaggio di Micheal in Bordelands
LUTTO NEI VIDEOGIOCHI | Il personaggio di Micheal in Bordelands

A proposito di questo genere di tributi, la storia videoludica ne è piena. È il caso di menzionare Michael John Mamaril,  ventunenne grande fan di Bordelands, uno sparatutto di stampo fumettistico. Dopo la sua morte, un amico decide di inviare una lettera allo studio di sviluppo del gioco, Gearbox Software, chiedendo che un breve elogio funebre venisse letto dal personaggio preferito di Michael, Claptrap, per onorare la sua memoria. Gearbox non solo rispetta la richiesta, ma realizza un NPC di nome Michael Mamaril che compare a Sanctuary per offrire a giocatori e giocatrici armi e altro equipaggiamento. Altrettanto toccante è il caso di Erik West, youtuber di Salem e grande appassionato di Skyrim, deceduto per cancro. Lo studio Bethesda ha deciso di commerarlo nel gioco con un NPC, Erik the Slayer, un giovane avventuriero che sogna di diventare un grande guerriero.

Tutte queste storie dimostrano come i videogiochi vadano oltre all'intrattenimento immediato, diventanto luoghi di commemorazioni e ricordi. Molti titoli, attraverso meccaniche di gioco, iniziative degli sviluppatori o eventi spontanei della community, hanno accolto il lutto e la memoria come parte della loro esperienza di gioco.

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