I nostri telefoni diventano assistenti virtuali: sono utili ma c’è un prezzo nascosto che stiamo pagando

La direzione del mercato degli smartphone è chiara da tempo. Basta fare due passi tra i padiglioni del Mobile World Congress di Barcellona, muoversi tra le conferenze o anche solo guardare lo spot di uno smartphone in tv. La competizione tra i brand del settore smartphone si sta concentrando sull’intelligenza artificiale.
Apple si prepara a rilasciare le funzioni più avanzate di Apple Intelligence, Samsung ha lavorato sugli assistenti virtuali con la linea S25, Honor parla di Agentic AI negli smartphone e i brand cinesi come ZTE stanno collaborando con DeepSeek, l’intelligenza artificiale creata con pochi milioni in grado di competere con ChatGPT.
Cosa fanno gli assistenti virtuali dei nostri smartphone
Le funzioni variano. O meglio. Ormai ci sono dei compiti che sono praticamente dei pacchetti standard, come tutti quelli che riguardano la fotografia. I nostri smartphone possono correggere gli scatti, bilanciare i colori, aggiustare i dettagli. Ma possono ormai anche rimuovere o aggiungere elementi, inserire oggetti o dettagli con due linee tracciate sul display o una riga di testo.
Fuori dalla fotografia sembra che gli smartphone punti a diventare come le intelligenze artificiali che abbiamo conosciuto nei film. Dispositivi in grado di parlare con noi in modo naturale, app che promettono di ottimizzare tutti i nostri impegni in calendario, opzioni sulla tastiera per aggiustare mail e messaggio e suggerirci contatti e parole ricorrenti.
Il giro dei nostri dati: la moneta con cui gli paghiamo
Quanto costano questi assistenti virtuali? Difficile dirlo in termine di valuta. Spesso questi servizi sono inclusi nel costo dello smartphone, a volte invece hanno promozioni che durano per un certo periodo di tempo. Più raramente sono servizi extra in abbonamento. Quello che è più certo è che per funzionare hanno bisogno dei nostri dati. E più dati gli diamo, più funzionano bene.
Facciamo una proiezione. Ora gli assistenti virtuali hanno accesso a posizione, eventi ricorrenti, messaggi di testo, immagini, contatti, codici di carte di credito, calendario e magari anche ai dispositivi che monitorano battito e saturazione dell’ossigeno. Quanto ci vorrà prima che gli daremo anche i dati sanitari? Vuoi mettere un assistente virtuale che dopo aver valutato la nostra influenza contatta direttamente il medico di base per chiedere i giorni di malattia per l’influenza?
Come gestire, pensare e lavorare a questi dati è uno dei punti da cui partire per immaginare il nostro futuro. Qualche sistema adesso c’è, almeno per le app. Su iOS potete accedere dal menù Privacy e Sicurezza al Resoconto sulla privacy delle app, mentre su Android sotto la voce Privacy cercate Dashboard della privacy. Forse con l’arrivo degli assistenti virtuali dovremmo trovare un pannello dedicato solo per loro.