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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

I messaggi d’amore strazianti pubblicati dalle coppie Lgbtq+ di Gaza: “Ti bacerò in paradiso”

Essere omosessuale a Gaza è un reato, punibile con la morte. È infatti in vigore l’ordinanza del codice penale inglese del 1936, che criminalizza i rapporti omosessuali tra uomini adulti anche se consenzienti. Gli utenti stanno usando la piattaforma Queering the Map per raccontare la guerra tra Israele e Hamas.
A cura di Elisabetta Rosso
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“Ho sempre immaginato io e te seduti fuori al sole, mano nella mano, finalmente liberi. Abbiamo parlato di tutti i posti in cui saremmo andati se avessimo potuto. Eppure adesso te ne sei andato. Se avessi saputo che le bombe che piovevano su di noi ti avrebbero portato via da me, avrei detto volentieri al mondo che ti adoravo più di ogni altra cosa. Mi dispiace di essere stato un codardo." Siamo su Queering the Map, e questo è il post di un utente di Jabalia, città palestinese a nord di Gaza bombardata dagli aerei israeliani il 9 ottobre. In mezzo all'escalation di violenza c'è un universo Lgbtq+ che in anonimato racconta la guerra tra Israele e Hamas con post geolocalizzati. Sulla piattaforma la cartina geografica è colorata di rosa, il mare è viola e basta cliccare sui pin che spuntano sulla mappa per leggere i messaggi pubblicati in ogni area del mondo in almeno 28 lingue.

Selezionando l'area di Gaza sono apparse dichiarazioni d'amore, messaggi di solidarietà, richieste di aiuto, e così sul sito interattivo prende forma un'altra narrazione della guerra. A raccontarla è la comunità Lgbtq+, che da anni viene perseguitata. A Gaza essere omossessuali è un reato, punibile con la morte. “So di essere diverso fin da piccolo. Sapevo fin da subito che mi piacevano i ragazzi. Ma la società esige che rimanga nascosto. Vivo altrove adesso e sto ancora cercando di unire i punti. Vorrei che le cose non fossero così complicate. Non voglio ferire la mia famiglia, ma non posso vivere nella menzogna", si legge in un post.

I messaggi su Queering the Map

Queering the Map è una piattaforma fondata nel 2017 a Montereal, Canada, da Lucas LaRochelle, artista e designer digitale. L'obiettivo è permettere agli utenti che si identificano come Lgbtq+ di pubblicare messaggi anonimi con un geotag. Tra i vari post pubblicati nell'area di Gaza si legge: “L’unica cosa che mi rende paziente a Gaza siete il mare e voi”.

Un altro, pubblicato sulla zona costiera, recita: “Un posto [dove] ho baciato la mia prima [cotta]. Essere gay a Gaza è difficile ma in qualche modo è stato divertente. Ho pomiciato con molti ragazzi del mio quartiere. Pensavo che tutti fossero gay a un certo punto." Ci sono anche messaggi solidali, di speranza. Vicino al campo profughi di Nuseirat, che è stato attaccato da aereo israeliano la scorsa settimana, hanno pubblicato questo post: “In solidarietà con tutti i miei fratelli e sorelle palestinesi, siete tutti amati. Palestina libera." Un altro utente da Khan Younis, città dove si sono rifugiati centinaia di abitanti di Gaza, scrive: “Per favore, nonostante quello che dicono i media, ci sono palestinesi gay. Siamo qui, siamo queer. Palestina libera."

Sui social è stato anche ripubblicato un post scritto da un utente localizzato nella zona nord di Gaza: "Non so quanto vivrò, quindi voglio solo che questo sia il mio ricordo prima di morire. Non lascerò la mia casa, qualunque cosa accada. Il mio più grande rimpianto è non aver baciato questo ragazzo. È morto due giorni fa. Ci eravamo detti quanto ci piacevamo e l'ultima volta sono stato troppo timido. È morto nel bombardamento. Penso che anche una grande parte di me sia morta. E presto sarò morto. A Younus, ti bacerò in paradiso."

La situazione della comunità LGBTQ+ a Gaza

A Gaza essere omosessuale è un reato punibile con la morte. È infatti in vigore l'ordinanza del codice penale inglese 74 del 1936, che criminalizza i rapporti omosessuali tra uomini adulti anche se consenzienti. Nel 2016, il braccio armato del gruppo militante palestinese Hamas ha giustiziato Mahmoud Ishtiwi, uno dei dei principali comandanti del gruppo, con l'accusa di sesso gay e furto. Molti palestinesi Lgbtq+ hanno cercato rifugio in Israele. Secondo l'avvocato Shaul Gannon, dell'organizzazione LGBT israeliana The Aguda – Israel's LGBT Task Force, circa 2.000 omosessuali palestinesi vivono a Tel Aviv. Secondo Pew Research, il 93% della popolazione palestinese è completamente contraria all’omosessualità, una percentuale tra le più alte al mondo. La Palestina è stata anche nominata da Forbes come uno dei paesi peggiori al mondo per i viaggiatori Lgbtq+.

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