Le mail di 91 parlamentari in vendita sul dark web: “C’è chi usa quella ufficiale sui siti di incontri”
La buona notizia è che il danno rispetto al resto dei Paesi europei è più contenuto. La cattiva notizia è che parecchi parlamentari hanno usato la loro mail ufficiale per accedere a servizi che li hanno esposti al saccheggio degli hacker. Secondo una ricerca pubblicata da Proton e Costella Intelligence nei mercati del dark web che vengono informazioni personali sono state trovate le mail ufficiali di 91 parlamentari italiani. 73 deputati e 18 senatori. Il 15% circa del totale dei parlamentari italiani.
Cosa vuol dire questo? Al netto degli allarmi lanciati nelle ultime ore, il problema riguarda soprattutto una cattiva gestione della propria mail ufficiale. L’indirizzo mail dei parlamentari è pubblico ma il fatto che siano in vendita sul dark web vuol dire che quell’indirizzo è stato utilizzato per iscriversi a servizi digitali che non hanno molto a che fare con il governo. Parliamo di servizi comuni: Adobe, Dailymotion, Dropbox, LinkedIn o altre piattaforme di news.
Ma in un passaggio del report è nascosto un dettaglio più interessante. Alcune di queste mail sarebbero state usate per siti di incontri. Il report specifica “in alcuni casi”. Non sono specificati i siti di incontri, chiaramente. Il senso del report in ogni caso è che i politici italiani dovrebbero usare le mail ufficiali solo per motivi ufficiali.
I dati sulle mail degli altri Paesi
Proton è un’azienda con sede in Svizzera che si occupa di privacy. Nel report, come abbiamo anticipato chiarisce che i dati italiani in fondo non sono così disastrosi rispetto al resto dell’Unione Europea. Nel Parlamento Europeo per esempio la media è più alta: circa 44% degli eurodeputati ha usato la sua mail per scopi non istituzionali. Il dato è più alto anche in Francia, dove arriva al 18% ed esplode nel Regno Unito dove arriva al 68%.
Il fatto che le mail dei parlamentari italiani siano in vendita sul dark web non è però un problema di sicurezza. Lo riscriviamo: si tratta di mail pubbliche e non vuol dire che siano state hackerate. È però comunque un rischio, si legge nel rapporto: “Il fatto che i politici abbiano utilizzato la loro mail ufficiale per questi account è il punto in cui si è verificato il fallimento della sicurezza. Questo comportamento rende facile per gli aggressori identificare gli account di obiettivi di alto valore”.