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Perché non è possibile che i nostri smartphone esplodano per un attacco hacker

Da quello che sappiamo finora i cercapersone esplosi in Libano erano alimentati da batterie al litio. Nonostante siano le stesse batterie che ci sono nei nostri smartphone è improbabile che si possa replicare lo stesso attacco anche con gli smartphone che usiamo tutti i giorni. Qui vi spieghiamo perché.
A cura di Valerio Berra
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Le immagini che stanno circolando sui social seguono tutte lo stesso copione. Inizia a squillare una suoneria, sempre la stessa. La suoneria continua un paio di secondi e poi scoppia un’esplosione che travolge quello che c’è intorno. Alle 15:45 in Libano centinaia di cercapersone sono esplosi nello stesso momento. Le esplosioni hanno provocato oltre 4.000 feriti e 18 morti. Circa 500 persone rischiano di perdere la vista.

Le dinamiche di questo attacco su larga scala non sono chiare. In un’intervista a Fanpage.it l'esperto di cybersecurity Stefano Zanero ha escluso l’attacco hacker. Per quanto i cercapersone non siano una tecnologia recente, è improbabile che esplodano come nei video che girano su web solo con un attacco informatico. Le strade più plausibili sono quelle che passano da una microcarica esplosiva: chi l’abbia messa e quando non è ancora chiaro.

Le esplosioni con le batterie degli smartphone: il caso Samsung

Il dubbio è legittimo. Quello che è successo ai cercapersone in Libano può accadere anche agli smartphone che abbiamo in tasca? Dalle informazioni che abbiamo la batteria dei cercapersone esplosi infatti dovrebbe essere una batteria al litio, esattamente come quella dei nostri smartphone. Per rispondere a questa domanda bisogna guardare a qualche caso di cronaca passata. Nel 2016 Samsung ha presentato il Galaxy Note 7, uno smartphone tra i più potenti usciti in quell’anno.

Questo dispositivo è diventato noto alle cronache proprio per le esplosioni. Un difetto di fabbrica, presente soprattutto nei primi modelli commercializzati, provocava un surriscaldamento delle batterie. Da qui partiva un effetto a catena che portava prima le batteria a gonfiarsi e poi a prendere fuoco. Il problema era così evidente che alcune compagnie aeree hanno vietato ai passeggeri di portare il dispositivo sul mercato. Samsung alla fine ha ritirato il modello.

Cosa succede quando esplode una batteria al litio

Le batterie al litio che abbiamo nei nostri dispositivi elettronici non sono tutte uguali. In base alla tecnologia con cui sono costruite hanno reazioni diverse alle sollecitazioni esterne. In un video del gennaio 2019 lo youtuber Jakidale si è ripreso mentre trapanava uno smartphone. In pochi istanti si vede la batteria emettere uno sbuffo di fumo, gonfiarsi e prendere fuoco. Esperimento che in ogni caso vi sconsigliamo di provare a casa.

Le immagini però mostrano esattamente quello che succede a una batteria al litio nel momento in cui riceve una forte sollecitazione dall’esterno. Nello specifico il modello che viene trapanato è uno smartphone rugged di Blackview, uno di quelli con specifiche rinforzate per resistere a urti, polvere, acqua e temperature esterne. Un trapano che entra nella batteria, ovviamente, è un caso estremo. Un attacco hacker potrebbe al massimo far riscaldare il telefono e bloccare i meccanismi automatici di spegnimento.

E ancora. Negli ultimi anni sono emersi diversi casi di incidenti che hanno coinvolto le Tesla. Parliamo di batterie diverse, sia per le dimensioni che per le composizione. Anche in questo caso però vediamo delle caratteristiche simili. In caso di incidente le batterie non sono direttamente esplose ma hanno preso fuoco. Il dato interessante è che mediamente questi incendi sonomolto più difficili da spegnere per i pompieri che rimangono incastrati per ore nelle operazioni dissipando migliaia di litri di acqua.

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