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I Bitcoin consumano in un anno l’energia di un intero Paese

Per creare le criptovalute e registrare le transazioni sulla blockchain vengono utilizzati computer particolarmente costosi e potenti. Tra il 2020 e il 2021 la rete globale di mining ha utilizzato 173,42 Terawattora di elettricità.
A cura di Elisabetta Rosso
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Le mining farm sono capannoni enormi, dentro ci sono migliaia di computer che lavorano a ritmo serrato per creare bitcoin e formare la blockchain, per farlo in un anno consumano oltre la metà dell'elettricità usata in Italia. Secondo i risultati dello studio pubblicato dall’Università delle Nazioni Unite sulla rivista Earth’s Future, tra il 2020 e il 2021, la rete globale di mining di Bitcoin ha utilizzato 173,42 Terawattora di elettricità. Quindi se fosse un Paese si troverebbe al 27° posto nella classifica globale, davanti al Pakistan che conta 230 milioni di abitanti. Non solo, l'impronta di carbonio dei Bitcoin equivale alla combustione di 84 miliardi di libbre di carbone e per compensarla dovrebbero essere piantati 3,9 miliardi di alberi, che coprirebbero un area pari al 7% della foresta amazzonica. Tutto questo in un anno.

Il consumo di energia è dovuto alla produzione delle critptovalute. Nel gergo la chiamano mining, letteralmente sarebbe l’estrazione mineraria, in pratica è il processo tramite il quale nuove valute digitali vengono create e le transazioni vengono registrate e verificate sulla blockchain. L'elaborazione è svolta da computer costosi e potenti che consumano un'intensa quantità di energia elettrica per funzionare. "Le innovazioni tecnologiche sono spesso associate a conseguenze indesiderate e Bitcoin non fa eccezione", ha spiegato Kaveh Madani, direttore dell'Istituto universitario delle Nazioni Unite per l'acqua, l'ambiente e la salute (UNU-INWEH), che ha condotto lo studio. “I nostri risultati non dovrebbero scoraggiare l’uso delle valute digitali. Dovrebbero invece incoraggiarci a investire in interventi normativi e nei progressi tecnologici che migliorino l’efficienza del sistema finanziario globale senza danneggiare l’ambiente”.

Il mix energetico delle criptovalute

Nello studio i ricercatori hanno spiegato che il mining di Bitcoin è un processo energivoro basato sui combustibili fossili, il carbone rappresenta il 45%, seguito dal gas naturale, 21%. Nel mix di approvvigionamento energetico c'è anche il nucleare, pari al 9%, mentre le rinnovabili come l'eolico e il solare vengono utilizzate poco, sono solo il 2% e il 5% dell'energia utilizzata per il mining.

“Poiché i Paesi utilizzano diverse fonti di energia per generare elettricità, gli impatti della loro produzione di elettricità su clima, acqua e territorio non sono gli stessi”, ha spiegato Sanaz Chamanara, autore dello studio e del rapporto Environmental, Social and Governance (EGS). "La classifica dei Paesi in termini di impatto ambientale per la produzione di Bitcoin cambia a seconda dell'impronta ambientale presa in considerazione." In prima linea per l'estrazione delle criptovalute c'è la Cina, seguita da Stati Uniti, Kazakistan, Russia, Malesia, Canada, Germania, Iran, Irlanda e Singapore. Solo per compensare l'impatto dei Bitcoin prodotti da Pechino sarebbe necessario piantare 2 miliardi di alberi.

Un altro problema è l’impronta idrica delle criptovalute, nello studio infatti rivelano che la quantità di acqua utilizzata potrebbe riempire 660.000 piscine olimpioniche, e sarebbe sufficiente a soddisfare l’attuale fabbisogno idrico domestico di oltre 300 milioni di persone nelle zone rurali dell’Africa sub-sahariana.

Le raccomandazioni degli scienziati

I ricercatori delle Nazioni Unite hanno suggerito ai governi di monitorare gli impatti ambientali delle criptovalute e investire su valute digitali più sostenibili. "Quando si nota quali gruppi stanno attualmente beneficiando dell'estrazione di Bitcoin e quali nazioni e generazioni soffriranno maggiormente per le sue conseguenze ambientali, non si può smettere di pensare all disuguaglianza e alle ingiustizie di un settore che non è regolamentato", ha aggiunto Madani.

"Per mitigare i costi ambientali del mining di BTC, sono cruciali interventi politici immediati, progressi tecnologici e ricerca scientifica", si legge nello studio. "Le misure proposte includono una maggiore trasparenza, strumenti economici e normativi, lo sviluppo di monete alternative efficienti dal punto di vista energetico e l’adozione di protocolli di convalida blockchain più ecologici."

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