Quando ho visto il tappeto blu elettrico di smartphone filmare lo scoccare della mezzanotte di Capodanno sulle Champs-Élysées ho pensato ad Arthur Schopenhauer. In particolare alla sua opera "Il mondo come volontà e rappresentazione" dove spiega (perdonate la superficialità), come nel momento estetico l’uomo riesca ad annullare le pretese della volontà e diventare un puro occhio contemplativo: “Così noi ci liberiamo per un istante da ogni desiderio e preoccupazione”. A rendere grottesca la contemplazione del count down a Parigi erano però le migliaia di braccia alzate per tenere il più in alto possibile smartphone che riprendevano, da angolazioni lievemente diverse, lo stesso evento.
Sotto il video caricato sui social sono comparse sfilze di commenti indignati, utenti che si chiedono: “Ma com'è possibile che nessuno si abbracci per farsi gli auguri?”, e scrivono: “Ormai è più importante condividere il momento sui social, che viverlo e goderselo”. L’ormai stona. Da anni ogni esperienza viene filtrata da uno schermo. Altrimenti non si spiegherebbe come mai orde di artisti indignati supplichino i loro fan di mettere via gli smartphone per vivere il loro spettacolo. Quindi, forse, la vera domanda non è tanto perché scegliamo di godere del mondo attraverso uno schermo, ma riusciamo a farlo nonostante lo smartphone?
Perché tiriamo fuori gli smartphone a un evento
È possibile che il filtro tecnologico sia diventato parte integrante di quella contemplazione di cui parla Schopenhauer. Secondo Pamela Rutledge, psicologa dei media, parte del fascino di filmare un evento sta nella possibilità di riviverlo dopo che si è verificato. “Quando qualcuno scatta una foto o gira un video, la sua attenzione è iperfocalizzata su ciò che c’è nell’obiettivo. Non è la stessa cosa di "non prestare attenzione". Significa prestare attenzione a una parte selezionata dell'esperienza, cose che sono particolarmente emozionanti e significative”, ha spiegato in un’intervista con la testata Nbc.
“È un souvenir che permetterà loro di ricordare l'evento, ma a differenza di un poster o di un altro ricordo, l'acquisizione dell'immagine consentirà loro di vivere l'evento in modo multisensoriale perché le immagini, in particolare le immagini in movimento, vengono vissute in modo olistico mentre innescano l'evento nelle reti neurali di ricordi che includono sentimenti, emozioni e cognizioni”. Non solo, secondo uno studio del 2016, condotto da ricercatori dell’Università della California del sud, di Yale, e della Pennsylvania, scattare foto o fare filmati potrebbe influenzare in modo positivo l’esperienza.
Il compromesso del piacere
C’è poi l’altro lato della medaglia. L’ossessione di riprendere con gli smartphone un evento dipende anche dall’ansia della testimonianza. Spesso quei video si trasformano in storie, post, e reel. E mentre filmiamo, il godimento viene sporcato dal desiderio di riprendere l'angolazione perfetta o il momento giusto, per ottenere il maggior numero di interazioni positive sui social. Alixandra Barasch, professoressa di marketing alla NYU Stern, ha spiegato che, in questi casi, si entra in una dinamica di compomesso. Siamo disposti a limitare il nostro piacere in cambio dell’approvazione dei social media che promettono, in un secondo momento, un altro tipo di godimento.
Nel caso del Capodanno di Parigi poi, gli utenti hanno filmato il conto alla rovescia e i fuochi d’artificio, non una performance dal vivo. Spesso però capita, per esempio durante i concerti, che gli artisti si trovino di fronte a schiere di camere puntate addosso. Nel 2014 Kate Bush aveva lanciato un appello ai suoi fan per non fargli usare gli smartphone durante il suo concerto, nel 2018 Jack White ha fatto distribuire contenitori per sigillare i telefoni e impedire di utilizzarli durante il live, e Father John Misty ha usato come scenografia un grande cuore con sopra la scritta "No Photography”. La lista di artisti in prima linea per combattere l’uso di smartphone durante i live è lunga. Il motivo è semplice, disumanizza l'evento creando una specie di patina tra il performer e lo spettatore.
Il mondo attraverso uno schermo
Tirando le fila, le modalità di fruizione di un evento, quella contemplazione del bello che seda per un istante ogni desiderio e preoccupazione, per riprendere Schopenhauer, è condizionata inevitabilmente da fattori e condizioni esterne. Basti pensare ai teatri inglesi tra il Cinquecento e il Seicento dove gli spettatori bevevano, mangiavano e chiacchieravano, solo dopo è arrivato il silenzio e l’ascolto attento, e bisogna aspettare l’800 per le prime sale da concerto. Forse lo smartphone, al di là di ogni giudizio morale, è un accessorio integrante per gli spettatori del XXI secolo che godono nonostante (e forse proprio attraverso) uno schermo. Triste?