Ho risposto alla telefonata-truffa “Salve, abbiamo ricevuto il tuo curriculum”: voi non fatelo

In questi giorni in Italia sta arrivando un’ondata di chiamate che cominciano sempre con la stessa formula: “Salve, abbiamo ricevuto il tuo curriculum”. A volte c’è qualche variazione nella struttura delle parole, nel tono o nelle richieste che vengono fatte dopo. Eppure lo schema di base è sempre lo stesso: prima viene fatta una chiamata per offrire un lavoro e poi si chiede di spostare la conversazione su WhatsApp. Uno schema su cui ora la Polizia Postale ha fornito una serie di consigli per capire come muoversi.
La truffa del curriculum non arriva da prefissi stranieri, come abbiamo già visto in altri casi di truffe telefoniche. La chiamata questa volta arriva da un numero italiano, con prefisso +39. Una volta passati alla conversazione su WhatsApp arriva la proposta di lavoro. E qui, come abbiamo potuto vedere, comincia tutto un altro percorso.
Quali sono i lavori offerti con la truffa del curriculum
Il miraggio è sempre lo stesso: guadagnare poco, facendo poco, meglio se da smartphone. Ci viene risposto: “La nostra azienda collabora con i commercianti di Youtube e questi ultimi sono disposti a pagare per aumentare le iscrizioni e la popolarità dei blogger, per questo la nostra azienda deve reclutare un gran numero di dipendenti”. A questo punto inizia quella che consideriamo come una “prova”.
Ci viene chiesto semplicemente di mettere un like a un video su YouTube dopo averlo visto tutto. Nello specifico si trattava di uno Shorts, un video breve, con tre ragazze che ballano. Il canale YouTube si chiama Alessandro 2, ma i video sembrano arrivare tutti da utenti diversi, sia italiani che stranieri. Il pagamento? 3 euro ma solo se mandi lo screenshot. A questo punto dall’account che ci ha contattato iniziano ad arrivare screenshot continui di pagamenti. Tendenzialmente presi da profili PayPal dove si spiega che ogni pagamento è arrivato dopo aver chiuso un compito affidato dal datore di lavoro.
I messaggi sono continuati per diverso tempo. Sempre con gli stessi punti: fai questo compito, ti lasciamo un micropagmento, guarda qui quanto stanno guadagnando gli altri. Sembra che dopo qualche giorno i numeri si disattivino. Abbiamo provato a mandare un messaggio dopo 10 giorni dal primo contatto che abbiamo avuto: non è stato mai ricevuto. Spesso si tratta di numeri finti, mascherati con tecniche di spoofing.

I consigli della Polizia Postale
La Polizia Postale ha diffuso un comunicato che spiega di non diffondere mai i propri dati personali. In questo caso, lo chiariamo subito, anche solo mandare un messaggio su WhatsApp con il proprio numero vuol dire consegnare a dei truffatori un numero attivo che poi possono richiamare per altre truffe. Ogni informazione che aggiungerete dal primo contatto servirà a costruire un profilo ancora più preciso della vostra storia. Il vostro nome, la vostra mail, le vostre coordinate per i pagamenti. Spiega la Postale: “Proteggi i tuoi device da virus e malware. Non cliccare su link e non aprire allegati senza aver verificato l’autenticità della comunicazione”.