Ho provato un nuovo social dedicato agli audio: non è stata una buona idea
Uscendo dalla fermata della metro, guardando a destra e a sinistra per avere la certezza che non ci sia nessuno ad ascoltare, clicco sul pulsante di registrazione e parlo in inglese. Il messaggio può essere tradotto in "Ciao, questo è il mio primo post qui su AirChat. Non ho la più pallida idea di come funzioni quest'app, quindi penso che farò qualche prova". Quando il dito lascia il bottone, il messaggio vocale viene postato e trascritto da un'intelligenza artificiale. Le parole che compaiono sullo schermo non le ho scritte lettera dopo lettera, ma le ho pronunciate con il microfono vicino alle labbra.
Wired l'ha definita "l'ultima moda della Silicon Valley". Un utente su X ne parla come "il figlio nato dall'amore fra Twitter e Clubhouse", un social finito presto in disgrazia. Non che Twitter (ora X) stia benissimo. Un altro utente, questa volta sulla stessa AirChat, ne ha parlato come "un walkie-talkie, però sotto steroidi".
Il nuovo social per chiacchierare è disponibile per ora solo negli Stati Uniti e per adesso si può accedere solo per inviti. Noi siamo riusciti a entrare e a dare uno sguardo, anzi, un ascolto. AirChat potrebbe essere il prossimo grande social di microblogging che darà filo da torcere a X e Threads. Oppure potrebbe essere l'ennesimo esperimento basato su buone intenzioni e ottime intuizioni, ma che non riuscirà mai a sfondare.
Come funziona AirChat, l'app dove ogni post è un messaggio vocale
Il funzionamento di AirChat non complesso. Per postare un messaggio, basta cliccare sul simbolo nero del microfono in basso nello schermo, tenendo rigorosamente premuto fino a quando non hai finito di registrare il vocale. In caso di errore, l'unica possibilità è quella di fare scivolare il dito verso sinistra per cancellare l'intero messaggio. Altrimenti, appena lo stacchi dallo schermo, il post è pronto per essere ascoltato dall'audience.
Bastano pochi secondi prima che un'intelligenza artificiale trascriva il flusso di coscienza. Ci riesce anche in italiano, nonostante sia un'app aperta per adesso solo agli utenti americani? Sì, ci riesce e anche bene. I messaggi in qualsiasi lingua diversa dall'inglese, però, cadono un poco nel vuoto perché, appunto, non ci sono utenti che possano ascoltarli e quindi non sono altro che un semplice esperimento.
Commentare il post di un altro utente non ha nulla di diverso rispetto a quello spiegato fino ad ora: scegli il messaggio a cui vuoi rispondere, clicchi sul pulsante, lo lasci andare. Fatto, ecco qui una conversazione asincrona che è tutto il punto dell'app.
Per leggere un thread, basta cliccarci di sopra per rivelare tutti i messaggi che sono stati inviati in quel contesto. Ovviamente, si possono anche ascoltare cliccando sul pulsante play posto in basso a destra nello schermo. Non mancano i problemi tecnici, in realtà. Per esempio, non sempre i messaggi in un thread vengono letti uno dopo l'altro, fino all'esaurimento della conversazione.
Ci sono alcune funzionalità che ancora non abbiamo imparato a fare in un giorno di utilizzo, cioè quelle che non hanno nulla a che fare con la voce. Per esempio, taggare un altro utente. O postare un'immagine. O, ancora, allegare un link. Tutte azioni che abbiamo visto fare agli altri, ma di cui non siamo riusciti ancora a risolvere il mistero.
Introversi o narcisisti: per chi è pensata AirChat?
Chiusi i convenevoli tecnici, rimane aperta una questione: per chi è stata pensata AirChat? Per Brian Norgard, co-fondatore dell'app ed ex Chief Product Officer di Tinder, la risposta è semplice: "Questa è un'app fatta dagli introversi, per gli introversi". Un'idea che arriva dall'alto, per così dire, ma che non risponde per forza al sentire comune. Un utente risponde a Norgard: "Andrò controcorrente in questo caso e dirò che, in quanto introverso, trovo molto imbarazzante parlare dentro AirChat in uno spazio pubblico in mezzo a persone che non conosco e con cui non ho nessuna connessione".
Non è solo un problema di fare sentire la propria voce a chi quello spazio online lo abita, ma anche a chi fisicamente ti sta attorno mentre registri gli audio. Un conto è scrivere la propria controversa opinione su X mentre sei seduto su un autobus e aspetti che il lungo viaggio verso il lavoro finisca. Tutto un altro discorso è registrarla. Non è un caso che tutti i post che abbiamo pubblicato sono stati registrati in piccole stanze isolate o in corridoi bui, non senza un vago senso di vergogna.
Più che un social per introversi, insomma, AirChat sembra lo spazio adatto per chi ama sentire e far sentire la propria voce, oppure per quegli amici sempre troppo impegnati per mandarti un messaggio testuale su WhatsApp e che optano invece per interminabili audio pieni di esitazioni e sospiri. Allo stesso modo, sul social si trovano qua e là lunghi monologhi che non portano poi a una discussione fra gli utenti.
Algoritmi e moderazione dei contenuti
Un feed in ordine cronologico inverso: l'ultimo messaggio postato sarà quello più in alto. E quello che vedi arriva solo dagli account che segui: quello che hanno pubblicato, i post con cui hanno interagito e basta. "Tutto qui. L'algoritmo è semplicemente questo", dice (letteralmente) Naval Ravikant, co-fondatore dell'app. Nessuna visualizzazione dedicata, di solito chiamata "Per te", dove i post di estranei vengono spinti dall'algoritmo sulla base dei tuoi interessi.
Non tutti, però, sono d'accordo con la totale assenza di un feed basato solo sugli account seguiti. Un utente ammette che la sua prima esperierienza con l’app non è stata grandiosa: "Sono stati buttato in un sacco di conversazioni con un sacco di gente che parlavano di cose a caso di cui probabilmente non mi interessa nulla". Poco dopo, infatti, Ravikant (che è molto attivo nel suo stesso social) ha ritrattato: un qualche forma di algoritmo è in fase di sperimentazione, ma sarà opzionale e soprattutto non impostato in maniera predefinita.
Tutt'altro discorso quello sulla moderazione dei contenuti, che fino a ora sembra un punto fondamentale nelle scelte di "design" dell'app. "Airchat ha una politica di auto-moderazione", si legge nelle Frequently Asked Question (FAQ). Quindi gli utenti sono invitati a bloccare e silenziare chi dà fastidio. "Non rimuoviamo persone in tutta la piattaforma per un disaccordo educato o per questioni politiche, ma rimuoviamo persone per molestie, impersonificazione, comportamento scorretto e contenuti illegali". Non stupisce che Ravikant stesso, che l'app l'ha fondata, sia di questa opinione. "Se non rispondi, se non metti il like, se non lo ricondividi, allora nessuno dei tuoi follower lo vedrà".
Una visione nobile, ma forse un po' ingenua sul funzionamento degli spazi online nel 2024. Quando abbiamo chiesto a Ravikant se non teme una fuga degli utenti che potrebbero non sentirsi "protetti" dal social che hanno scelto di utilizzare, non abbiamo ricevuto risposta. Intanto abbiamo anche notato che si possono registrare insulti razzisti e omofobi senza problemi. La parte audio non viene censurata, nella trascrizione solo una parola su tre non è comparsa sullo schermo. Se avessimo deciso di lasciare il post lì, indirizzato a nessuno nello specifico ma comunque pieno di insulti, sarebbe stato rimosso?
AirChat può sopravvivere?
Cosa vuole fare AirChat da grande? Vuole prendere il posto di Clubhouse, che però ha una struttura a "stanze" dove entrare per parlare di un argomento? Oppure vuole essere un'alternativa vocale a X? Capire qual è la ricetta del nuovo social media è fondamentale per comprendere se può sopravvivere a un panorama di social di microblogging che non è poi così solitario.
Soprattutto, gli utenti saranno ancora attratti a lungo da un'app che puoi usare solo mandando degli audio? Non è dato saperlo. Mentre cerchiamo di trovare uno spazio online dove poter ascoltare una conversazione veramente interessante, ci imbattiamo in un thread che riassume significativamente il tutto. "Questo è il thread ufficiale dove non sono ammesse parole". E da lì solo versi, grugniti, grida.