“Hanno iniziato licenziarci dopo gli scioperi di Hollywood”: il mondo degli effetti speciali si ferma
Attori clonati con l’intelligenza artificiale, sceneggiature scritte dalle macchine, non ci sono tutele, accordi, Hollywood ora è una terra selvaggia con il fianco esposto e per questo si ferma. Era dal 1960 che attori e sceneggiatori non scioperano compatti. “Quando ho letto la notizia non ci ho pensato, credevo fosse un movimento di protesta che si sarebbe esaurito velocemente e soprattutto che non ci avrebbe toccato. Ma non è andata così”, racconta a Fanpage.it Erica Melino, compositor e visual effects artist che lavora per la casa di post produzione Dupe vfx.
Il primo insospettabile licenziamento arriva a giugno, poi su LinkedIn cominciano ad apparire sempre più annunci di persone che lavorano negli effetti speciali licenziate improvvisamente. “Ho chiamato un mio collega che stava lavorando per il film Dune e anche lui mi ha detto che da settembre si sarebbe tutto fermato”, continua Melino, “e abbiamo cominciato a capire cosa stava succedendo”. Parte così un effetto domino che raggiunge il pezzo finale della catena, gli effetti speciali. Cade così anche l’ultimo tassello degli scioperi di Hollywood.
In cosa consiste il tuo lavoro?
Come spiegarlo in parole semplici, allora io sono una compositor, il mio lavoro è l’ultima fase degli effetti speciali, che sono già la parte finale di un film, di una serie tv, o di un prodotto commerciale. Una volta che tutti gli elementi sono stati girati sul set o creati in digitale arrivano da noi e il nostro compito è far sembrare che tutto sia stato girato nello stesso momento, creare l’illusione.
Mi fai un esempio pratico?
Allora immagina che un attore sia stato ripreso su uno sfondo verde con una tuta verde, ci inviano la scena e chiedono, per esempio, di fargli indossare un’armatura, che di solito viene creata dal dipartimento 3D, e poi mettere come sfondo le riprese di una città.
Voi dovete mettere tutto insieme e farlo sembrare vero.
Esatto, quindi luci, proporzioni, prospettiva, effetti ottici, il colore. E la lista è ancora lunga.
Qual è il progetto che ti ha dato più soddisfazione?
Allora non posso ancora parlare del primo della lista, è segreto per ora. Ma in seconda posizione c’è l’ultima stagione di Peaky Blinders. A un mese da Natale ci inviano le puntate, un lavoro grosso, e ci danno come scadenza il 24 dicembre. Abbiamo messo tutto in pausa, praticamente cento persone hanno cominciato a lavorare senza sosta ma ce l’abbiamo fatta. Io ero entrata da due mesi, ho capito subito come girava questo mondo.
Un mondo che è rimasto una nicchia.
In Italia sì, se ne parla poco, anche se poi quando sono entrata nelle aziende ho scoperto che ci sono tanti italiani molto forti nell’ambito. Qui in Inghilterra ci sono anche triennali dedicate agli effetti speciali, da noi no, io ho fatto il Politecnico a Torino e poi, quando ho scoperto questo mondo, sono venuta a Londra per fare un master specialistico.
Quando hai sentito per la prima volta parlare degli scioperi di Hollywood?
A maggio mi sembra. Avevo letto la notizia su LinkedIn,era un post, e poi sul canale di lavoro hanno cominciato a condividerla, abbiamo pensato, "va beh si stanno approfittando dell’ondata di paura vero l’intelligenza artificiale per aumentare gli stipendi e avere contratti migliori".
Non avete immaginato quindi che potesse impattare sul vostro lavoro.
No, non pensavamo che si sarebbe bloccato tutti in questo modo, credevamo si risolvesse nel giro di un mese o due. Non ci preoccupava anche perché noi lavoriamo sui tempo lunghi, essendo l’ultimo pezzo della catena, e infatti siamo anche gli ultimi a essere entrati in crisi adesso.
Qual è stato il primo segnale?
È stato un po’ un fulmine a ciel sereno, a fine giugno improvvisamente una dipendente è stata licenziata senza alcun motivo, almeno palese. Stava lavorando a un progetto che doveva chiudere a settembre ed era lì da due anni, una parte integrante della squadra. Noi abbiamo organizzato una specie di insurrezione perché volevamo capire come mai l’avessero mandata via così.
Quindi ancora nessun sospetto verso gli scioperi di Hollywood.
No, è arrivato poi una settimana dopo. Abbiamo cominciato a vedere su LinkedIn sempre più licenziamenti, persone che postavano “il mio lavoro finisce qui”. Così ho chiamato un mio amico che stava lavorando per gli effetti speciale del film Dune per capire cosa stava succedendo e anche lui mi ha detto che probabilmente da settembre non avrebbe più lavorato.
Cosa vi ha detto la vostra azienda?
A un certo punto il nostro capo ci ha riuniti in una stanza e ci ha raccontato tutto, spiegato che lo sciopero di Hollywood stava mettendo in standby ogni progetto e che da settembre non avremmo più avuto lavori da portare avanti. Dopo l’annuncio ufficiale sono inziati i colloqui individuali.
E a te cosa hanno detto?
Mi ha chiesto se potevo permettermi di stare ferma per due mesi e magari riprendere il lavoro quando sarebbe arrivato un nuovo progetto. Altre persone sono state licenziate subito.
Qual è stata la reazione dei compositor?
Chi si mantiene con lo stipendio del mese è disperato. Ma al di là dei soldi c’è l’impressione che questo lavoro non sia stabile e che quindi non possa garantirci un futuro.
Hai un piano?
Da un lato per fortuna sono a inizio carriera, quindi userò questo stop per studiare qualcosa di nuovo, acquisire nuove competenze, se si parla di più tempo dovrò trovare un piano B, magari anche in un altro settore, se questo è così fragile non posso avere garanzie.
Ma i film non li produce solo Hollywood, non ci sono scialuppe di salvataggio?
Sì sono la speranza, ma sono progetti più piccoli, dovremmo andare oltre la nostra rete di connessioni e comunque servirebbero meno persone.
E voi invece come avete reagito all’intelligenza artificiale?
Ne abbiamo parlato tanto, persino creato un canale apposta per condividere le notizie sull’intelligenza artificiale. C’è chi è terrorizzato e dice che il nostro lavoro finirà nel giro di 5 anni e chi lo vede come un cambiamento pericoloso ma che potrebbe anche darci strumenti in più senza sostituirci. Io sono di questa filosofia. Magari potrà coprire quelle parti che ci piace meno fare
Per esempio?
Le ripetizioni, sai impostare un lavoro e poi far fare all’IA le mansioni più meccaniche, come estendere a tutti gli shot gli effetti che uno ha impostato. Poi un po’ di paura c’è, stanno già facendo cortometraggi con solo l’intelligenza artificiale, ma come dice il mio mentore, ci sarà sempre chi vorrà vedere un film creato dagli umani.