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Intelligenza artificiale (IA)

Hannah, la studentessa che ha usato ChatGPT per copiare all’università: “Me ne pento ogni giorno”

Hannah è il nome di fantasia di una studentessa universitaria inglese che nonostante un curriculum brillante ha rischiato di essere espulsa per aver usato l’intelligenza artificiale generativa in un esame. Il dibattito sull’uso di ChatGPT e l’intelligenza artificiale nella scuola e nell’università è infatti complesso e apre diverse questioni.
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L'intelligenza artificiale (IA) è ormai entrata a far parte delle nostre vite, eppure è ancora aperto il dibattito sul come usarla o addirittura se sia giusto o meno farlo. L'ambito per eccellenza in cui l'arrivo di strumenti come ChatGPT o gli altri Large language model (LLM) ha creato più problemi è la scuola, o meglio, tutti i luoghi dedicati all'istruzione, tra cui anche l'università.

È inutile girarci intorno, tutti o quasi gli studenti hanno avuto almeno una volta la tentazione di togliersi di torno quel compito o quel saggio noioso facendolo fare a ChatGPT. Certo, è vero, molti resistono, ma molti alla fine cedono: secondo un sondaggio condotto da Generazioni Connesse, coordinato dal ministero dell’Istruzione e del Merito, almeno due studenti su tre hanno utilizzato ChatGPT per fare i compiti o per altre attività scolastiche.

Il dibattito riguarda anche di studenti universitari, che, a seconda del regolamento della singola università, possono rischiare conseguenze anche gravi sul loro percorso accademico. È questo il caso di Hannah (nome di fantasia), un studentessa inglese che, dopo essere stata quasi espulsa dalla sua università, ha voluto raccontare la sua storia alla Bbc, sperando che sia da monito ad altri studenti come lei.

La storia di Hannah

"Mi pento profondamente di aver utilizzato l'intelligenza artificiale per imbrogliare all'università", ammette subito Hannah al quotidiano inglese, a cui ha raccontato come l'aver usato uno strumento di intelligenza artificiale generativa, come ChatGpt, le abbia quasi fatto perdere la sua carriera universitaria.

Era al primo anno, gli esami fatti fino ad allora stavano andando bene, molto bene: "Avevo dei risultati ottimi". Ma mantenere l'asticella sempre alta a volte può essere davvero stressante, sopratutto se stai attraversando un evento storico senza precedenti come è stata la pandemia. "Avevamo due scadenze molto ravvicinate e io ero esausta – racconta Hannah – mi sentivo davvero stressata e schiacciata dalla pressione di dover fare bene".

Così Hannah cede alla tentazione: sa che la sua università non ammette l'uso di ChatGPT e simili nella realizzazione di saggi e tesine, ma lo stress è troppo e decide di correre il rischio. Così usa la consegna del suo compito come prompt da dare in pasto all'intelligenza artificiale generativa. Aspetta qualche minuto e il saggio è pronto.

Il rischio di espulsione

Qualche giorno dopo, il suo docente la contatta. In un'email viene informata che a quell'esame ha preso zero e che l'università sospetta che ci sia stata "una cattiva condotta accademica". Il rischio che corre è quello di essere sanzionata, o perfino espulsa: "Avrei potuto essere cacciata", ha raccontato al giornale inglese.

Quando, durante l'incontro con il docente, la studentessa ha letto l'alta percentuale di testo attribuito all'intelligenza artificiale (esistono diversi strumenti in grado di fare verifiche di questo tipo), ha temuto il peggio. Fortunatamente il peggio non è successo. "Probabilmente anche perché ero ancora al primo anno non sono stata espulsa", ma "è stato davvero brutto, questa cosa ha segnato in modo indelebile il mio anno".

L'intelligenza artificiale nelle università

Il tema è molto complesso, anche perché trattandosi di un cambiamento piuttosto recente, l'uso dell'intelligenza artificiale non è ancora stato regolamentato in modo ufficiale in ambito accademico. La Universities UK, un'organizzazione di vicerettori e presidi di università, ha spiegato alla Bbc che tutte le università nel Regno Unito sono consapevoli dei rischi legati a questi strumenti e si impegnano al fine di evitare un loro uso improprio. Tuttavia, allo stesso tempo, diverse università riconoscono l'enorme potenziale che questi stessi strumenti potrebbero avere.

In Italia, il contesto è ancora in evoluzione. Diverse università si stanno dotando di linee guida per regolamentare l'uso di ChatGPT da parte di docenti e studenti. Per citare un esempio, ad agosto 2023 l'Università di Siena ha approvato la sua policy sull'utilizzo dei LLM. Tra i vari punti previsti nel documento, uno nello specifico afferma che "gli autori e le autrici di pubblicazioni, tesi di Laurea e di Dottorato, tesine o altri scritti che prevedono la determinazione del contributo di ogni autore e autrice, devono indicare in modo chiaro e specifico se e in che misura hanno utilizzato tecnologie di intelligenza artificiale come ChatGPT (o altri LLM) nella preparazione dei loro manoscritti e delle loro analisi". In questo modo, l'uso di ChatGPT non viene quindi bandito a priori, ma ammesso a patto che sia esplicitato.

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