Hamas ha sequestrato gli account social degli ostaggi: ora sta cominciando a usarli
I social non erano pronti a gestire il materiale video arrivato dalla guerra tra Israele e Hamas. Non hanno strumenti abbastanza efficaci per bloccare le live e non riescono a oscurare le fake news che piovono ovunque. Niente di nuovo. Anche nella guerra in Ucraina abbiamo visto le stesse dinamiche, così come per il Covid o per la campagna di vaccinazioni. A complicare di più questo fronte digitale ora c’è però un altro fattore: gli ostaggi in mano ad Hamas e i loro account social.
Secondo l’esercito israeliano almeno 199 persone sono state rapite da Hamas durante l’attacco del 7 ottobre. Alcuni di questi ostaggi sono già stati uccisi, dai miliziani stessi o dai bombardamenti in corso sulla striscia di Gaza. Il primo video di un ostaggio israeliano è stato pubblicato dai canali di Hamas nelle ultime ore. C’è una ragazza ferita, che prima viene medicata mentre è sdraiata su un materasso e poi, seduta, pronuncia queste parole:
“Sabato mattina presto stavo tornando da una festa nell'area di Sderot. Sono stata gravemente ferita alla mano. Mi hanno portato a Gaza e mi hanno portato all'ospedale per tre ore. Si sono presi cura di me, fornendomi farmaci. Vi chiedo solo di riportarmi a casa il più presto possibile dalla mia famiglia, dai miei genitori, dai miei fratelli. Per favore, fatemi uscire di qui il più presto possibile”.
La strategia del terrore attraverso i social
La strategia di comunicazione scelta da Hamas è chiarissima. Tutto il materiale viene pubblicato sui canali Telegram dell’organizzazione. Difficile ormai che vengano chiusi, Telegram è una piattaforma che risponde solo a sè stessa. L’unica moderazione è quella interna alle chat e non collabora con nessuna autorità nazionale. Da qui i contenuti vengono ripresi e pubblicati su altri social.
Gli account degli ostaggi ora giocano un ruolo in più. Come riporta il New York Times ci sono già stati casi di profili usati per trasmettere gli attacchi e le violenze di Hamas. Keren de Via, una donna israeliana, ha spiegato che durante l’assalto del 7 ottobre si è trovata a seguire una live trasmessa dai miliziani di Hamas dal profio Facebook di una sua vecchia vicina di casa: “Non potevo credere a quello che stavo vedendo. Come potremmo vederli terrorizzare la famiglia in questo modo? Come potrei guardarlo su Facebook?”
E ancora. Sempre il New York Times ha spiegato che Shir Matan, una ragazza che era al festival musicale nel deserto attaccato da Hamas, ha spiegato di aver trovato video girati dai terroristi sull’account Instagram del cugino. Anche lui aveva partecipato al festival nel deserto ma era stato rapito da Hamas.
Il problema con gli account degli ostaggi è doppio. Da una parte i video degli ostaggi rischiano di alzare la pressione dell’opinione pubblica sul governo di Israele, dall’altra possono essere un problema per i parenti degli ostaggi. Proprio per questo alcune associazioni di genitori hanno chiesto agli israeliani di disinstallare i social network dagli smartphone dei loro figli.
Meta al momento ha spiegato solo che sta seguendo da vicino la questione. Un suo portavoce ha detto che è stato aperto un “centro operativo speciale composto da esperti, tra cui coloro che parlano fluentemente ebraico e arabo, per monitorare da vicino e rispondere alle questa situazione in rapida evoluzione”.