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Google potrebbe essere costretto a vendere Chrome: cosa cambia per gli utenti

Una sentenza storica ha stabilito che l’azienda avrebbe agito illegalmente per mantenere il monopolio sulla ricerca online e sulla pubblicità correlata. Le soluzioni del governo vogliono risolvere la più grande causa antitrust del settore tecnologico.
A cura di Elisabetta Rosso
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Chrome è il browser più utilizzato al mondo e Google potrebbe essere costretto a venderlo. Il 20 novembre il governo degli Stati Uniti ha formalmente proposto uno smembramento parziale di Google. Se la richiesta venisse approvata potrebbe cambiare radicalmente la ricerca su internet. Facciamo un passo indietro. Ad agosto una sentenza storica ha stabilito che l'azienda avrebbe agito illegalmente per mantenere il monopolio sulla ricerca online e sulla pubblicità correlata. "Google è un monopolista e ha agito come tale per mantenere il suo monopolio", ha scritto il giudice distrettuale statunitense Amit Mehta. "Controlla circa il 90% del mercato della ricerca online e il 95% sugli smartphone".

Nella documentazione depositata in tribunale questa settimana, l'antitrust ha affermato che uno spin-off di Chrome, utilizzato su miliardi di dispositivi in ​​tutto il mondo, potrebbe contribuire a impedire il ripetersi di un monopolio illegale. "Il campo di gioco non è livellato a causa della condotta di Google, che ottiene guadagni illeciti da un vantaggio acquisito illegalmente", hanno scritto gli avvocati. "Il rimedio deve colmare questa lacuna e privare Google di questi vantaggi".

Gli accordi con Apple e Samsung

Secondo il Dipartimento la Corte dovrebbe anche vietare a Google la possibilità di stipulare contratti esclusivi con Apple e Samsung. L'azienda ha violato la legge antitrust attraverso accordi restrittivi con i produttori di smartphone per installare Google come motore di ricerca predefinito sui dispositivi.

Le altre aziende, quindi, non avrebbero avuto l'opportunità o le risorse per competere in modo significativo. "La migliore testimonianza di ciò, dell'importanza dei default, è il libretto degli assegni di Google", ha sostenuto l'avvocato del Dipartimento di Giustizia Kenneth Dintzer durante il processo.

Come spiegano gli avvocati, "per porre rimedio a questi danni non è sufficiente solo porre fine al controllo di Google sulla distribuzione oggi, ma anche garantire che Google non possa controllare la distribuzione di domani".

Il futuro dell'intelligenza artificiale di Google

Gli avvocati del DOJ hanno anche chiesto a Mehta di imporre una serie di restrizioni "per prevenire possibili danni futuri", in particolare nuove misure per lo sviluppo dell'intelligenza artificiale di Google. Secondo il CEO di Microsoft Satya Nadella sarebbe "un futuro da incubo se all'IA di Google fosse consentito di tradurre i miliardi di query di ricerca che elabora ogni giorno in dati di addestramento per i suoi modelli di IA."

Microsoft da anni cerca di competere invano contro Google con il suo motore di ricerca, Bing, rivale leader anche nel campo dell'IA grazie alla partnership esclusiva con OpenAI. Secondo Lee-Anne Mulholland, vicepresidente di Google per gli affari normativi ostacolare lo sviluppo dell'intelligenza artificiale di Google rischia di "frenare l'innovazione americana". Alphabet ha già dichiarato che intende presentare ricorso contro la sentenza. "Questa decisione riconosce che Google offre il miglior motore di ricerca, ma conclude che non dovremmo essere autorizzati a renderlo facilmente disponibile", ha dichiarato l'azienda.

Quali saranno le conseguenze della sentenza

Oltre alla cessione di Chrome, il Dipartimento di Giustizia e i funzionari statali hanno anche chiesto questa settimana che Google Search venga separato dal sistema operativo mobile Android di Google e dall'app store Google Play. Secondo Luther Lowe, responsabile delle politiche pubbliche presso Y Combinator la sentenza "potrebbe rimodellare significativamente il panorama competitivo a vantaggio della ‘piccola tecnologia', riducendo il potere di controllo di Google".

Molte delle proposte delineate dal governo erano state inizialmente anticipate in una precedente presentazione in tribunale a ottobre. Le soluzioni vogliono risolvere la più grande causa antitrust del settore tecnologico. Era dagli anni '90, da quando il governo degli Stati Uniti ha puntato il dito contro il monopolio di Microsoft, che non succedeva qualcosa di lontanamente paragonabile. Ironia della sorte, proprio il caso Microsoft avrebbe aperto la strada ai browser Firefox di Mozilla e Chrome di Google, permettendo all'azienda di promuovere il suo motore di ricerca a miliardi di utenti di Internet.

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