Google ha disabilitato le funzionalità di Maps per proteggere i cittadini ucraini
Anche Google si mobilita a sostegno dei civili ucraini. Il colosso della tecnologia ha temporaneamente disabilitato le funzionalità di traffico in tempo reale offerte da Google Maps con lo scopo di proteggere gli utenti durante l'invasione della Russia. Questo perché, secondo gli esperti, i dati raccolti dal servizio di Google potrebbero offrire informazioni importanti sulla presenza di assembramenti di persone. Un ricercatore di open source intelligence (OSINT) ha affermato di aver notato i primi segni dell'attacco russo, risalenti a giovedì scorso, grazie ad alcuni "ingorghi stradali" segnalati al confine da Google Maps.
Anche Jerry Lewis, professore presso il Middlebury Institute ed esperto di OSINT, ritiene che le funzionalità di Google possono rivelarsi incredibilmente utili in tempi di guerra. "Penso che siamo stati i primi a vedere l'invasione" ha riferito a Motherboard. "E l'abbiamo visto in un'app per il traffico". Ecco quindi che, dopo un confronto con le autorità ucraine, Google ha deciso di disabilitare i dati e le funzionalità di Maps per proteggere l'utenza locale. Ciò non vuol dire che le informazioni sul traffico non saranno reperibili. La compagnia afferma che notizie di questo tipo saranno fruibili per coloro che utilizzano la modalità "Percorso" durante la navigazione. Non è ancora chiaro se è la prima volta che Google disabilita i suoi servizi per motivi di guerra.
Di certo, non è l'unica app che può rivelare preziose informazioni per scopi bellici. Nel 2017, l'app di fitness Strava, nel tentativo di monitorare le attività degli utenti, ha rivelato per errore la posizione di alcune basi militari statunitensi. L'app ha persino registrato i percorsi dei soldati. Durante la guerra in Iraq, invece, le opzioni di geolocalizzazione di Snapchat sono state utilizzate per raccogliere immagini e video dai territori coinvolti. In generale, la pubblicazione di informazioni su social network e app, sia testuali che audiovisive, diventano uno strumento di grande importanza per ricercatori OSINT, giornalisti e divulgatori. "Penso che le aziende di big data spesso non vogliano dichiarare esattamente quanto possano essere utili i loro dati" ha affermato il professore Jerry Lewis.
L'iniziativa di Google è solo un esempio di quanto le nuove tecnologie siano "armi di guerra". Si potrebbe parlare anche di Twitter e Facebook, in questi giorni bloccati in Russia, perché promuovono la diffusione di "mala-informazione" che va contro le direttive del governo.