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Google Drive bloccato, Pastorella (Azione): “Così Piracy Shield non va, oscurate attività innocenti”

La piattaforma anti-pirateria di AgCom dovrebbe schermare le partite trasmesse su piattaforme illegali, finisce però per bloccare anche siti legali. Oggi Giulia Pastorella, deputata e vicepresidente di Azione, presenterà un’interrogazione per rivedere la normativa corrente.
A cura di Elisabetta Rosso
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Sabato 19 ottobre, alle ore 20.00, sono stati segnalati problemi su Google Drive. Chi ha provato ad accedere si è trovato di fronte a questo messaggio: “L’accesso al seguente sito che diffondeva illecitamente contenuti protetti dal diritto d’autore è stato disabilitato”. A bloccare il servizio infatti è stato un ticket caricato su Piracy Shield, la piattaforma anti-pirateria creata da AgCom per schermare le partite trasmesse su piattaforme illegali. Cosa c'entra Drive? Nulla, e questo è il problema. Il caso mette in luce tutti i punti deboli di una piattaforma che è già stata ampiamente criticata prima ancora di entrare in azione. I primi risultati, meglio, errori, sembrano confermare i dubbi sul sistema. 

"Piracy Shield non blocca solo i siti pirata, finiscono per essere oscurati anche i siti legali e credo che questo problema legato ai diritti fondamentali sia molto grave", ha spiegato a Fanpage.it Giulia Pastorella, deputata e vicepresidente di Azione, che oggi presenterà un’interrogazione urgente sul caso Drive. "Combattere la pirateria è corretto ma bisogna trovare una proporzione con i diritti fondamentali delle persone. La metafora è: va benissimo mettere in galera chi fa una rapina, ma non si possono incarcerare anche i passanti che erano lì nel negozio per fare compere".

Sabato 19 ottobre un ticket caricato sul sistema adottato dall’Autorità garante delle comunicazioni (Agcom) ha bloccato diversi servizi, tra questi, Drive, e una delle cache di YouTube. Non hanno niente a che vedere con la trasmissione illegale di partite di calcio e altri sport. Come è stato possibile?

L’ha ammesso anche AgCom informalmente: è stato un errore grossolano che però in un processo così delicato però non dovrebbe succedere. Non solo per il blocco in sé, ma anche per le tempistiche: ci è voluto molto tempo per ripristinare i servizi.

Ma Google Drive non dovrebbe essere nella White List e quindi intoccabile?

Evidentemente no, questa ne è la chiara dimostrazione. La White List non è un documento visionabile perché al suo interno ci sono informazioni molto sensibili. Io spero che sia una lista in divenire e che ci si renda conto se ci sono siti importanti che non si è pensato di includere. Ma il punto politico è anche un altro.

Quale?

È stato fatto molto rumore perché è stata colpita Google, ma fosse stato il negozietto della signora Mariuccia sarebbe stato altrettanto grave.

E infatti è successo a Drive, ma quali altri servizi potrebbero essere bloccati?

Non sapendo cosa ci sia nella White List, chi lo sa! Anche questo è un tema. Quando ne avevo proposto l’introduzione con un emendamento, poi diventato un ordine del giorno accolto, avevo suggerito che la White List fosse il più ampia e comprensiva possibile. Ma al di là di questa precauzione, errori come quello di sabato possono colpire letteralmente chiunque: dal sito della pizzeria dietro casa, fino a infrastrutture critiche o servizi essenziali ospitate da server stranieri che però gestiscono anche i servizi in Italia.

Ma cosa non funziona di questo sistema?

Non sono stati rispettati i principi che noi parlamentari abbiamo votato nella versione originale della legge.

Quali sono?

Guarda, in particolare il principio per cui l'indirizzo IP o il DNS devono condurre univocamente a contenuti illegali. Questo “univocamente” non è mai stato rispettato. Ti ricordi il caso che c’era stato con Cloudflare, un provider di DNS, il cui blocco aveva tirato giù siti assolutamente legittimi?

Certo.

Ecco, invece di evitare che succedesse di nuovo, al Senato hanno inserito un emendamento al decreto omnibus per cambiare l'avverbio “univocamente” con “prevalentemente”. Per cui, invece di andare a cercare di colpire esattamente, quindi univocamente, i servizi illegali, si è deciso di allargare ancora le maglie in un modo che giuridicamente fa rabbrividire e rischia forse di essere pure incostituzionale. Insomma, non solo non è stato rispettato il principio originario della norma ma addirittura è stato cambiato.

Sì, ma c’è anche diciamo un problema proprio strutturale? Mi spiego, gli indirizzi IP non sono univoci, non possono essere bloccati in modo selettivo solo i siti pirata. O quantomeno è molto difficile.

È vero, solo in alcuni casi gli indirizzi IP identificano univocamente un sito web, mentre nella maggior parte delle volte non è così. È per questo che quando abbiamo votato la norma in parlamento abbiamo chiesto di intervenire solo quando si è sicuri che sia un sito pirata. Dove non c’è: fermi tutti. Con le modifiche approvate quest’estate dal decreto omnibus è cambiato tutto. E mi domando se per una partita di calcio valga la pena di creare questi problemi. Che sia Google Drive o la tabaccheria di quartiere.

Ecco, quali potrebbero essere i danni per gli utenti?

Al momento stando alla legge e al “prevalentemente”, se a un IP sono riconducibili sei siti illegali e quattro legali, allora a quel punto è legittimo oscurarli tutti. La norma è fumosa e quindi rischiano di finire in mezzo siti e attività innocenti. Non solo, gli utenti non sono avvisati, quindi a meno che io non vada direttamente a verificare se il mio sito è online, non posso scoprire l’oscuramento. Se non si fa reclamo entro cinque, poi, scatta l’ammissione di colpevolezza. E invece magari semplicemente uno sta a fare altro e non controlla tutti i giorni il sito Internet. Quindi anche i meccanismi di reclamo e di ripristino sono lungi dall'essere perfetti, come ho segnalato più volte.

Ma penso per esempio anche ai siti di servizi sanitari, le conseguenze potrebbero essere piuttosto gravi.

Io mi auguro che tra i servizi essenziali che sono nella White List come minimo ci siano i servizi sanitari, ma non lo possiamo sapere. Pensa se si bloccassero macchinari da cui dipendono vite, capite bene che questo sarebbe gravissimo. Ma anche se si dovessero bloccare i trasporti. Questo è un grande problema.

Hai detto che oggi presenterai un’interrogazione. Mi spieghi meglio quali sono i tuoi piani dal punto di vista politico?

Beh oggi farò delle domande che spero facciano percepire a chi di dovere un senso di urgenza e aiuteranno a fare chiarezza su questa situazione. Soprattutto vorrei capire cosa si intende fare ora, perché adesso siamo a un bivio.

Un bivio?

Io suggerirei di rivedere la normativa corrente perché chiaramente non funziona. Ma purtroppo la maggioranza non solo vuole seguire il nuovo regolamento ma anche portare avanti l'obbligo per i provider di segnalare se sono a conoscenza di atti illegali, un’aberrazione.

Questo è l’altro grande tema.

Sì, che va proprio contro a tutti i principi, anche quelli europei, perché le piattaforme in Europa non hanno l'obbligo di monitorare le attività illegali ma solo di intervenire nel momento in cui viene loro segnalato qualcosa. Ora invece ci sarà questo unicum per cui la piattaforma se venisse a conoscenza di un illecito e non lo notificasse, allora potrebbe essere perseguibile. Io suggerirei ad AgCom di ribellarsi e rivedrei il regolamento esistente.

Rivederlo? Ma non c’è una strategia migliore per bloccare la pirateria?

Il motivo per cui io ho votato questa norma è proprio perché non ne avevo visti altri. Io non sono a conoscenza di modalità più efficaci. Sono i tecnici che ci devono dire se ci sono modalità migliori. Io sono pronta a metterci la firma. Quello che suggerisco è di tentare di rivedere e di far funzionare questo meccanismo visto che ci sono stati anche degli investimenti; se però anche con le dovute modifiche non funziona, basta. Si cerchino nuove soluzioni.

Come si deciderà che il sistema non funziona?

È una domanda che farò alla maggioranza. È necessario capire quali saranno i parametri considerati ed esattamente fino a dove si spingerà per proteggere gli interessi dei pochi detentori di diritti d’autore a discapito dei molti interessi altrettanto leciti che rischiano costantemente di essere danneggiati con i ban.

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