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Google dovrà pagare quasi 400 milioni di dollari per aver tracciato la posizione dei suoi utenti

Negli Stati Uniti le procure di 40 Stati hanno raggiunto un accordo extragiudiziale con l’azienda che ha tracciato i suoi utenti senza avere il loro permesso.
A cura di Elisabetta Rosso
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Gli utenti pensavano di aver disattivato il Gps e invece Google continuava a tracciare tutti gli spostamenti per finalità commerciali. Ora dovrà pagare 391,5 milioni di dollari a 40 Stati. È il più grande accordo nella storia degli Stati Uniti sul tema della privacy e una vittoria storica per i consumatori.

Le indagini vanno avanti dal 2018. Tutto ha inizio con un’inchiesta Associated Press, il giornale aveva scoperto che Google continuava a raccogliere i dati sugli spostamenti dei suoi utenti, anche quando avevano disabilitato la funzione "cronologia delle posizioni". Ora, le procure generali di 40 Stati degli Usa hanno raggiunto un accordo extragiudiziale con Google. L’azienda non dovrà solo risarcire ma, dal 2023, anche rendere più chiare e trasparenti le sue policy riguardo al rilevamento della posizione degli utenti.

Passi avanti sul tema della privacy

"Questo accordo da 391,5 milioni di dollari è una vittoria storica per i consumatori in un'era di crescente dipendenza dalla tecnologia", ha affermato in una dichiarazione il procuratore generale del Connecticut William Tong. "I dati sulla posizione sono tra le informazioni personali più sensibili e preziose raccolte da Google e ci sono tanti motivi per cui un consumatore può voler rinunciare al tracciamento".

Come funziona la cronologia delle posizioni

Ogni utente, se desidera, può disattivare la cronologia delle posizioni Google. Un modo per evitare di condividere con i server la propria posizione geografica in tempo reale. L’azienda però è in grado di raccogliere comunque informazioni sugli spostamenti dei suoi utenti. Per esempio la funzione attività web e app di Google, che registra le ricerche, i siti, e le app utilizzate, è in grado di rilevare la posizione. Anche con la cronologia disattivata.

L’azienda per anni ha fatto leva su questi stratagemmi, registrando, senza il permesso degli utenti, i loro spostamenti. In gran segreto ha raccolto grandi set di dati in modo non consensuale. Secondo le indagini, dal 2014, se non prima, Google viola le leggi statali sulla protezione dei consumatori. Per questo ha accettato di pagare 391,5 milioni di dollari.

Perché all'azienda interessa tracciare gli spostamenti?

L’azienda grazie alle posizioni dei suoi utenti guadagna occhio e croce più di 200 miliardi di dollari l’anno, spiega l'Associated Press. Gli spostamenti sono infatti informazioni preziosissime per i professionisti del marketing. E poi i dati permettono di indirizzare i consumatori con gli annunci dei propri clienti. Se un utente passa vicino a un negozio in linea con i suoi interessi, ecco che compaiono pubblicità e messaggi personalizzati per incentivare gli acquisti. Insomma le posizioni degli utenti per Google sono una miniera d’oro di entrate pubblicitarie, che rappresentano la maggior parte dei profitti che si riversano nella casse della società madre Alphabet.

La storia pubblicata da Associated Press

Nel 2018 Associated Press scopre che molti servizi di Google memorizzano i dati sulla posizione anche se gli utenti disabilitano tutti i permessi. I ricercatori informatici di Princeton, su richiesta di Ap, analizzano i dati e confermano i sospetti. Secondo l'inchiesta sarebbe stata violata la privacy di due miliardi di dispositivi Android, e centinaia di milioni di iPhone.

I procuratori generali che hanno indagato poi sul caso Google hanno affermato che gran parte dell'attività di pubblicità digitale dell'azienda era basata sui dati della posizione, che sono “i più sensibili e preziosi raccolti dall'azienda” spiegano. È infatti semplice dedurre identità e abitudini di una persona conoscendo le informazioni relative agli spostamenti.

La risposta di Google

"Coerentemente con i miglioramenti che abbiamo apportato negli ultimi anni, abbiamo risolto questa indagine, che si basava su politiche di prodotto obsolete che abbiamo modificato anni fa", ha dichiarato il portavoce dell'azienda Jose Castaneda in una nota.

Nonostante queste dichiarazoni, Google a settembre è stata multata in Europa per abuso di posizione dominante, e ha dovuto pagare 4 miliardi di euro. L’accusa è di aver imposto restrizioni illegali ai produttori di Android e agli operatori di reti mobili per consolidare la posizione dominante del suo motore di ricerca.

Anche l'Australian Competition and Consumer Commission (Accc) aveva dichiarato ad agosto di aver multato Google per 60 milioni di dollari sempre sul tema della condivisione della posizione degli utenti dei dispositivi Android.

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