Gli Stati Uniti potrebbero smantellare Google e cambiare per sempre il motore di ricerca
Potrebbe cambiare la ricerca su internet. Google rischia di essere smantellata per dare ai suoi concorrenti "più spazio". Una sentenza storica ha stabilito che l'azienda avrebbe agito illegalmente per mantenere il monopolio sulla ricerca online e sulla pubblicità correlata. "Google è un monopolista e ha agito come tale per mantenere il suo monopolio", ha scritto il giudice distrettuale statunitense Amit Mehta. "Controlla circa il 90% del mercato della ricerca online e il 95% sugli smartphone".
Il Dipartimento di Giustizia "sta valutando rimedi comportamentali e strutturali che impedirebbero a Google di utilizzare prodotti come Chrome, Play e Android per avvantaggiare la ricerca Google e i prodotti e le funzionalità correlati alla ricerca Google, inclusi i punti di accesso e le funzionalità di ricerca emergenti, come l'intelligenza artificiale, rispetto ai rivali o ai nuovi entranti", ha affermato l'agenzia in un documento di 32 pagine.
L'azienda ha violato la legge antitrust attraverso contratti restrittivi con Apple e altri produttori di smartphone per installare Google come motore di ricerca predefinito sui dispositivi. "Per porre rimedio pienamente a questi danni non è sufficiente solo porre fine al controllo di Google sulla distribuzione oggi, ma anche garantire che Google non possa controllare la distribuzione di domani". Il Dipartimento di Giustizia potrebbe quindi chiedere a Google di cedere parti della sua attività come il browser Chrome e il sistema operativo Android, che, secondo la Corte sono state utilizzate dall'azienda per mantenere il monopolio della ricerca online.
Cosa potrebbe succedere a Google: le opzioni sul tavolo
Il Dipartimento di Giustizia ha spiegato nella sua documentazione che potrebbero essere necessarie una serie di misure per correggere il monopolio di Google sul mercato."La condotta illecita di Google è continuata per oltre un decennio", ha scritto il Dipartimento di Giustizia. "Smantellare tale comportamento illecito e raggiungere gli obiettivi di un rimedio antitrust efficace richiede tempo".
Tra le soluzioni prese in considerazione c'è il divieto per Google di pagare aziende come Apple per installare in modo predefinito la ricerca Google sui dispositivi, l'obbligo per Google di condividere i dati utilizzati dal suo motore di ricerca con i concorrenti, e iniziare campagne educative promosse da Google per aiutare i consumatori a comprendere meglio le loro scelte per i motori di ricerca. C'è anche sul piatto il possibile smantellamento di Google.
È raro che un'azienda tecnologica venga smembrata, i giudici sono cauti sulle possibili conseguenze indesiderate. L'ultimo smembramento è stato infatti quello AT&T nel 1982. Il rimedio "strutturale", come lo ha definito il Dipartimento di Giustizia, potrebbe anche essere mantenuto come misura di riserva nel caso Google non rispettasse i termini imposti, hanno spiegato i procuratori.
La reazione di Google
Mehta ha ordinato al Dipartimento di Giustizia di elaborare la sua proposta di sentenza finale entro il mese prossimo. Google avrà poi tempo per preparare la sua difesa. Lee-Anne Mulholland, vicepresidente di Google per gli affari normativi, ha risposto martedì in un post sul blog , definendo "radicale" la bozza del Dipartimento di Giustizia.
Separare Chrome o Android è pericoloso e ostacolare lo sviluppo dell'intelligenza artificiale di Google rischia di "frenare l'innovazione americana". Ha poi aggiunto "Riteniamo che il progetto odierno vada ben oltre l'ambito legale della decisione della Corte sui contratti di distribuzione di Search".
Alphabet ha già dichiarato che intende presentare ricorso contro la sentenza. "Questa decisione riconosce che Google offre il miglior motore di ricerca, ma conclude che non dovremmo essere autorizzati a renderlo facilmente disponibile", si legge nella dichiarazione dell'azienda.
Perché è una sentenza storica
Il procuratore generale degli Stati Uniti Merrick Garland, ha definito la sentenza una "vittoria storica per il popolo americano. Dimostra che nessuna azienda, non importa quanto grande o influente – la società madre di Google, Alphabet, è la quarta società pubblica al mondo, con una valutazione di circa 2 mila miliardi di dollari, dietro Apple, Nvidia e Microsoft – è al di sopra della legge. Il Dipartimento di Giustizia continuerà a far rispettare con vigore le nostre leggi antitrust". Google non è l'unica Big Tech sotto esame. I procuratori federali stanno anche portando avanti casi antitrust contro Amazon, Apple e Meta.