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Gli scandali sessisti in Ubisoft hanno dato origine al “Grande Esodo” dei dipendenti

Negli ultimi 18 mesi molti dipendenti hanno abbandonato Ubisoft, tant’è che tra i pochi rimasti si è diffuso il termine di “Grande Esodo”. Ecco le motivazioni dietro a questo fenomeno.
A cura di Lorena Rao
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Secondo un recente report di Axios, negli ultimi 18 mesi molti dipendenti hanno abbandonato Ubisoft, tant'è che tra i pochi rimasti si è diffuso il termine di "Grande Esodo". Una situazione che va a colpire in special modo lo studio canadese di Montréal, lo stesso di Assassin's Creed Valhalla. Se si aggiunge anche lo studio di Toronto (quello dietro lo sviluppo di Far Cry), sono 120 i dipendenti che hanno lasciato Ubisoft nel corso degli ultimi sei mesi. Entrando ancora di più nel dettaglio, 5 dei 25 migliori sviluppatori che hanno lavorato a Far Cry 6 se ne sono andati, mentre sono 12 su i migliori 50 di Assassin's Creed Valhalla ad aver lasciato la compagnia. Lo riporta sempre Axios dopo uno studio dei profili professionali su LinkedIn. Sono informazioni parziali che però permettono di avere un'idea più concreta di quello che sta accadendo dentro Ubisoft.

Le ragioni dietro a questo esodo sono numerose: sicuramente l'esplosione della pandemia nel 2020 ha acuito certi attriti già presenti all'interno delle diverse divisioni della compagnia francese. A tutto questo si aggiungono gli scandali, come quello che ha portato alle dimissioni di Ashraf Ismail, direttore creativo di Valhalla, e una feroce concorrenza tra aziende, che garantisce guadagni più remunerativi per chi sviluppa.

Ubisoft ha provato a rispondere su quest'ultimo punto annunciando aumenti salariali, ma l'iniziativa sembra toccare solo gli sviluppatori senior delle divisioni canadesi, creando malcontento tra i dipendenti degli altri studi, soprattutto junior. Come riportato da Kotaku, la scelta di Ubisoft non fa altro che aggravare alcune disuguaglianze interne, anche se la compagnia afferma che l'iniziativa ha portato a un tasso di fidelizzazione del 50%. Inoltre, lo scorso aprile sono stati assunti circa 2600 dipendenti e il tasso di abbandono è al 12%.

La situazione reale però dimostra ben altro: con il corposo abbandono di sviluppatori veterani, i principali franchise di Ubisoft vivranno delle importanti modifiche. Come dimostrato dai nuovi episodi crossover tra Assassin's Creed Odyssey e Assassin's Creed Valhalla, la serie punta a diventare un Game as a Service (GaaS), con contenuti aggiunti gradualmente nel tempo. Una soluzione che abbasserebbe il costo e la mole di dipendenti necessari per la realizzazione di un nuovo capitolo da presentare ogni anno. Stesso discorso vale per Far Cry.

L'altra alternativa per far fronte alla diminuzione di forza lavoro sono i remake: di recente è stato annunciato il grande ritorno di Sam Fisher di Splinter Cell, che avverrà tramite il remake del primo capitolo. Nella stessa situazione si trova Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo, altro franchise storico di Ubisoft, che tornerà anch'esso prossimamente sotto forma di remake.

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